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TMW - Marani si candida per Lega Pro: "Avventura impegnativa, le difficoltà sono opportunità"
Matteo Marani, giornalista e candidato alla presidenza della Lega Pro, è intervenuto ai microfoni di TuttomercatoWeb.com, dove ha parlato di questa sua nuova possibile avventura: "È un'avventura impegnativa, ci sono dei punti più complicati, ma tutte le difficoltà sono opportunità. Vanno superate e bisogna uscire da una situazione che vede parecchi club rincorrere una sostenibilità economico-finanziaria. Questo mi pare il punto più urgente, vanno trovate delle soluzioni, delle leve, sia nei ricavi che nei costi. È un lavoro molto grosso e impegnativo, ma credo che si debba fare rete, stare insieme e unire più forze per riuscire a fare questo, a partire dai club, che sono il grande motore della Serie C. Tanti ci rimettono di proprio e va tenuto di conto. È una sfida molto difficile, ma come tutte le sfide difficili anche molto bella".
Come si può risolvere questa distanza che sembra incolmabile tra Serie A, Serie B e Serie C?
"Le differenze sono notevoli. Bisogna ragionare sempre di sistema, non ci può essere una parte separata dall'altra. Ogni effetto che riguarda una Lega o una realtà all'interno di un mondo in qualche modo si riflette sull'altra per cui è necessario che insieme si guardi a questa realtà e che si ragioni ad un tavolo comune, dove però la Lega Pro deve far valere la sua forza perché ha una forza. Non soltanto come forza elettorale, ma come storia, tradizione, presenza nel Paese. Va fatta pesare, nel modo giusto, ma bisogna ricordarsi che la Serie C c'è e credo che sia il punto da cui partire per riuscire a far ripartire il nostro movimento".
C'è un punto nei due anni di presidenza di Ghirelli da cui può ripartire eventualmente?
"Credo che in questi due anni abbia fatto un eccellente lavoro e che abbia fatto crescere la presenza della Lega Pro, spendendosi anche in proprio. Quel rapporto con i club credo sia l'appunto di cui vorrei fare tesoro io, cioè il rapporto che ha costruito con i club, la disponibilità che ha dato loro, la credibilità che si è guadagnato. Questo è un valore grande grande grande, è un punto importante per me a cui guardare".
La possibile creazione di una Serie C1 e di una Serie C2 è un'idea da sviluppare?
"Ho sentito da Abete che non c'è questa possibilità e quindi credo che sia un tema ampiamente superato. La Serie C ha delle differenze al proprio interno, chi scende dalla B spesso ha un problema gigantesco. Chi retrocede dalla A alla B e poi in C fa fatica almeno che non abbia un magnate, le società fallite sono tutte retrocesse perché si hanno i costi della categoria precedente, ma non si hanno più i ricavi. Questo è un altro tema che dovremo andare ad affrontare. Ci sono molte differenze, non è facile, ma si possono trovare le soluzioni per permettere a tutti di avere una propria identità all'interno del mondo della Serie C".
Si è già confrontato con Abodi e Gravina?
"Conosco entrambi, sono 30 anni di mestiere da giornalista... Conosco i due soggetti, ho una buona interlocuzione con loro, come con un po' tutte le componenti del calcio: dalla Serie A, ai presidenti di A e B, da Calcagno ad Abete fino ad Ulivieri. Li conosco molto bene. Spero e mi auguro che soprattutto i miei ultimi due anni all'interno del Museo del Calcio siano stati per me stesso la comprensione di poter fare delle cose. Credo che Firenze si sia accorta del lavoro che abbiamo fatto al Museo. Questo è stato molto importante perché mi ha fatto capire che posso fare qualcosa per le istituzioni. Dall'altra parte penso sia stato apprezzato questo tipo di lavoro perché la managerialità va dimostrata sul campo".
Come si può risolvere questa distanza che sembra incolmabile tra Serie A, Serie B e Serie C?
"Le differenze sono notevoli. Bisogna ragionare sempre di sistema, non ci può essere una parte separata dall'altra. Ogni effetto che riguarda una Lega o una realtà all'interno di un mondo in qualche modo si riflette sull'altra per cui è necessario che insieme si guardi a questa realtà e che si ragioni ad un tavolo comune, dove però la Lega Pro deve far valere la sua forza perché ha una forza. Non soltanto come forza elettorale, ma come storia, tradizione, presenza nel Paese. Va fatta pesare, nel modo giusto, ma bisogna ricordarsi che la Serie C c'è e credo che sia il punto da cui partire per riuscire a far ripartire il nostro movimento".
C'è un punto nei due anni di presidenza di Ghirelli da cui può ripartire eventualmente?
"Credo che in questi due anni abbia fatto un eccellente lavoro e che abbia fatto crescere la presenza della Lega Pro, spendendosi anche in proprio. Quel rapporto con i club credo sia l'appunto di cui vorrei fare tesoro io, cioè il rapporto che ha costruito con i club, la disponibilità che ha dato loro, la credibilità che si è guadagnato. Questo è un valore grande grande grande, è un punto importante per me a cui guardare".
La possibile creazione di una Serie C1 e di una Serie C2 è un'idea da sviluppare?
"Ho sentito da Abete che non c'è questa possibilità e quindi credo che sia un tema ampiamente superato. La Serie C ha delle differenze al proprio interno, chi scende dalla B spesso ha un problema gigantesco. Chi retrocede dalla A alla B e poi in C fa fatica almeno che non abbia un magnate, le società fallite sono tutte retrocesse perché si hanno i costi della categoria precedente, ma non si hanno più i ricavi. Questo è un altro tema che dovremo andare ad affrontare. Ci sono molte differenze, non è facile, ma si possono trovare le soluzioni per permettere a tutti di avere una propria identità all'interno del mondo della Serie C".
Si è già confrontato con Abodi e Gravina?
"Conosco entrambi, sono 30 anni di mestiere da giornalista... Conosco i due soggetti, ho una buona interlocuzione con loro, come con un po' tutte le componenti del calcio: dalla Serie A, ai presidenti di A e B, da Calcagno ad Abete fino ad Ulivieri. Li conosco molto bene. Spero e mi auguro che soprattutto i miei ultimi due anni all'interno del Museo del Calcio siano stati per me stesso la comprensione di poter fare delle cose. Credo che Firenze si sia accorta del lavoro che abbiamo fatto al Museo. Questo è stato molto importante perché mi ha fatto capire che posso fare qualcosa per le istituzioni. Dall'altra parte penso sia stato apprezzato questo tipo di lavoro perché la managerialità va dimostrata sul campo".
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