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Il Genoa ha giocato a... San Siro; ora si cominci la rivoluzione
lunedì 27 maggio 2019, 12:25Copertina
di Franco Avanzini
per Genoanews1893.it

Il Genoa ha giocato a... San Siro; ora si cominci la rivoluzione

Genoa che ha badato più a non prenderle che a cercare di segnare il gol partita; questo il sunto della gara di Firenze dove è arrivato lo 0 a 0

A Firenze ventidue automi in attesa della buona novella da San Siro. Massì, Fiorentina-Genoa si è praticamente giocata al Meazza, mentre in Toscana viola e rossoblù passeggiavano e facevano finta di farsi male. Lunghissimi, infiniti, dopo il fischio finale al Franchi, quei minuti di recupero nella Scala del Calcio, con l'Inter in dieci uomini.

E' finita come era negli auspici e anche nei pronostici degli addetti ai lavori. Grazie al Napoli, vittorioso sulla Beneamata una settimana prima, esultano Criscito e compagni, che possono sospirare di sollievo per una salvezza che più ingloriosa non si sarebbe potuta immaginare.

Nainggolan, quando ormai si temeva il peggio, ha scacciato l'incubo non solo del popolo interista ma anche della gente genoana, che deve ringraziare un calendario finale davvero propizio. Stavolta il Grifo non ha neppure provato a vincere: probabilmente, se vi fosse stato costretto, non sarebbe riuscito nell'intento. Conscio della propria impotenza offensiva, si è affidato anima e corpo alla pazza Inter senza neppure preparare una soluzione alternativa: quella della vittoria a Campo di Marte. E' andata di lusso.

In A, moralmente parlando, sarebbero comunque rimasti i ventimila aficionados rossoblù. Non certo la squadra, che ha denunciato da mesi limiti pazzeschi in ogni settore, ed ancor meno il presidente Preziosi, che non deve menare vanto per un risultato sportivo ampiamente immeritato. Il verdetto favorevole non può infatti mutare il giudizio di fondo. Il Genoa, privato di Hiljemark dalla sfortuna e di Ballardini e Piatek dal suo patron, valeva quanto – o poco più – il Chievo, retrocesso da mesi, e meno delle altre diciotto formazioni del massimo campionato. L'ha sfangata grazie al bottino accumulato nei primi mesi di stagione, prima che la società combinasse guai tremendi sul mercato di riparazione.

Il tifoso ottimista penserà: “Se non siamo retrocessi quest'anno, non succederà mai più”. Quello razionale, però, non può cullarsi su questo risultato stagionale minimale ed è consapevole che l'organico attuale vada rivoltato come un calzino. E la ricostruzione non potrà che partire da un distacco il più veloce possibile di Enrico Preziosi dalla realtà genoana. O, in alternativa, da un profondo repulisti in ogni reparto, partendo da ì numerosi Over 30 che non possono garantire un futuro meno sofferto. Per invertire il trend serve linfa giovane, possibilmente di proprietà.

Già in sala stampa a Firenze il patron ha ribadito litanie già udite da anni: “Prometto che non farò più soffrire i genoani come quest'anno, ma se si presentasse un personaggio più capace di me, mi farei subito da parte”. Ma chi ha il coraggio di credergli, visti i precedenti? Ringalluzzito dallo scampato pericolo, il Prez non defletterà minimamente dal suo fallimentare modus operandi. Intanto ha già ceduto Romero – l'ultimo elemento di valore rimasto a disposizione - alla Juve, accettando che dalla Torino bianconera giungessero a Genova due elementi con gravi problematiche fisiche. Partirà con un ulteriore handicap tecnico, insomma. Ha pure trasferito – all'Inter – il miglior giovane del vivaio, Salcedo proseguendo nella sua latitanza su un altro fronte: quello delle strutture, intese come un efficiente centro sportivo e, perlomeno, un degno campo di allenamento.

La salvezza ha scongiurato perdite economiche che potevano rivelarsi esiziali, ma senza risolvere i problemi di fondo. Occorrono risorse per rinforzare questo misera rosa calciatori, e Preziosi non sembra disporne. Non gli resta che un doppio compito fondamentale: fare chiarezza sui reali conti della società e non porre condizioni capestro agli eventuali acquirenti.

                     PIERLUIGI GAMBINO