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Il Genoa dura solo 8 pazzeschi minuti, dai tifosi le sole luciTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
domenica 26 settembre 2021, 11:35Copertina
di Pierluigi Gambino
per Genoanews1893.it

Il Genoa dura solo 8 pazzeschi minuti, dai tifosi le sole luci

Otto minuti di accecanti fuochi artificiali, ad interrompere un buio fitto ed impenetrabile durato un'ora e un quarto, non sono bastati a regalare ai nuovi padroni del Genoa una serata indimenticabile. Nel match più pazzo che ricordi, i rossoblù piombano in un amen dall'inferno al paradiso prima che il destino si ricordi di restituire alla contesa verso la zona recupero un briciolo di giustizia. Vincitori morali sono unicamente i tifosi rossoblù, che hanno stipato il Ferraris per quanto consentissero le norme anti Covid e riacceso quel clima contagioso che è da sempre il loro marchio di fabbrica. Miglior accoglienza agli yankees non potevano allestire, ma in campo lo spettacolo offerto dai loro beniamini non è stato affatto degno.

Il Grifone di ieri sera ha messo in vetrina una sola stella ed un'unica striscia. La prima, ovvio, risponde al nome di Mattia Destro, che con due prodezze assolute (imperioso stacco di testa e delizioso scavetto) ha ribaltato il risultato parziale confermandosi un fantastico terminale, e la seconda, lunghissima, si riferisce alle insufficienze nelle pagelle dei pedatori di Zio Balla.

Nella mente dei tifosi rimarrà con un'incubo il flash di quel pallone che da destra è planato sul capo di Kalinic, liberissimo a centro area, a spegnere il sogno di una rimonta epocale, ma onestà vuole che, per quanto espresso nell'arco dell'intero match, siano stati gli scaligeri ben più meritevoli del successo. Pertanto, il pari conclusivo deve suonare persin gradito alla scombiccherata truppa del ravennate.

Quei 500 secondi davvero pazzeschi – dallo 0-2 al 3-2 - hanno impedito al Grifone di affondare, ma non possono cancellare, come un colpo di spugna, la pessima prestazione collettiva offerta. Fallita di un nonnulla un'opportunità con Criscito in apertura, ecco il vantaggio ospite griffato da Simeone (ex non troppo rimpianto), bravo a mettere a nudo l'ingenuità di Cambiaso, che avrebbe dovuto ostacolarlo sul secondo palo. Correva l'ottavo minuto, c'era una partita intera da giocare, ma sul Grifo è piombato un black-out assoluto, figlio della pochezza di una formazione malamente assortita. Melegoni, rilanciato dal mister, è ormai perso nelle nebbie del non gioco, L'attesissimo Fares l'ha fatta da spettatore, ma anche Rovella e Badelj, due registi naturali protesi a pestarsi i piedi, hanno inscenato una partitaccia. Le sole iniziative decenti recavano la firma di Kallon, volentoroso al massimo ma arruffone, tecnicamente modesto e, alla fin fine, scarsamente produttivo. La manovra sgorgava lenta, prevedibile, irta di passaggi indietro: tanto che il match si è snodato lungamente senza un solo intervento del portiere ospite. Impotente in avanti, questo Genoa così improvvisato – ma sarebbe ingiusto parlare di formazione errata da parte del romagnolo, che in panca non vantava alternative potabili – ha incontrato anche la jella in apertura di ripresa, sotto forma di un rigore per un pestone di Maksimovic su Simeone scorto col microscopio dal Var.

Fioccavano in casa Genoa le sostituzioni, ma senza che la sinfonia cambiasse. Soltanto Ekuban ha provato a ravvivare le offensive genoane, ma senza costrutto. Il match pareva segnato e i peggiori pensieri iniziavano a frequentare la gente genoana, attonita di fronte a cotanta vacuità. Occorreva un evento casuale: ecco infatti, una manata galeotta al pallone, in piena area, da parte di Dawidowicz: penalty incontestabile e provvidenziale (trasformato dallo specialista Criscito), perché senza quella scossa i rossoblù difficilmente si sarebbero risvegliati.

I minuti successivi avrebbero lasciato a bocca aperta il più smagato degli addetti ai lavori. Mattia Destro, fino a quel momento latitante, per non definirlo irritante, ha girato improvvisamente il relais della sua prestazione, confezionando due “perle” lucentissime, lontane anni luce dal suo abituale repertorio.

Gara rovesciata come un calzino. Entusiasmo effimero, però, quello di una Nord rumorosa come ai tempi d'oro, ma è andata benissimo così. Il tracollo è stato scongiurato, al pari della fuga del Verona verso il centroclassifica, ma restano vivissimi i mille interrogativi sollevati da una squadra apparsa di allarmante modestia. D'altronde, sono arrivati gli zii d'America, ma il Genoa attuale – senza un cacciatore di palloni, una mezz'ala, un rifinitore ed una seconda punta presentabili, e scusate se è poco – rappresenta una creatura, l'ultima, di un patron che da troppi anni si è immiserito nella spasmodica ricerca di sciape salvezze.

                           PIERLUIGI GAMBINO