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Hellas, tre indizi fanno una prova: il serbatoio si svuota ancora troppo presto
Tre indizi fanno una prova: il Verona ha un'autonomia ancora troppo limitata per dispiegare tutto il proprio potenziale. Dall'avvento in panchina di Tudor, per ben tre volte la squadra ha lasciato per strada punti da situazioni di doppio vantaggio. È accaduto a Salerno (2-2) e a Genova, dove soltanto il gol allo scadere di Kalinic ha impedito che l'avversario scuffiasse completamente il risultato. Copione che si è ripetuto ancor più beffardo contro il Milan: al Meazza la delusione è stata acuta, perché il due a zero del primo tempo aveva fatto pregustare una ricca portata che non è però riuscita a raggiungere i commensali gialloblù.
Il filo conduttore di questo campione di gare è facilmente individuabile: c'è indubbiamente una componente psicologica e caratteriale, che va riforgiata dopo l'addio di Juric, ma quel che più colpisce è il ritardo di condizione che la squadra continua a trascinarsi dietro da inizio stagione. Difficile delineare con precisione la matrice di queste difficoltà: forse una preparazione estiva troppo "morbida" e dunque da potenziare con una paziente opera che richiede inevitabilmente del tempo, o forse la traslazione da una metodologia di lavoro ad un'altra, opposta per modalità, intensità e principi guida. L'unica realtà incontrovertibile è che a questo stato dell'arte va posto un rimedio, e a Peschiera i lavori sono già in corso da un po'.
Archiviata l'indigesta trasferta di Milano, l'inerpicata di questo mini-tour de force proseguirà con la sfida alla Lazio di Sarri. Altra gara proibitiva, sulla carta, ma lo scherzetto di un mese fa alla Roma testimonia che si può fare, con la giusta applicazione. Dall'infermeria giungono buone nuove: Pawel Dawidowicz, assente dell'ultimo minuto al Meazza per un affaticamento al flessore destro, ha svolto l'intera seduta con il gruppo ed è pertanto da considerare pienamente recuperato. Si segnalano in miglioramento anche le condizioni di Frabotta, anche lui aggregato ai compagni per buona parte dell'allenamento: sulla convocazione, in questo caso, è opportuno tenersi ancora qualche riserva.
Il filo conduttore di questo campione di gare è facilmente individuabile: c'è indubbiamente una componente psicologica e caratteriale, che va riforgiata dopo l'addio di Juric, ma quel che più colpisce è il ritardo di condizione che la squadra continua a trascinarsi dietro da inizio stagione. Difficile delineare con precisione la matrice di queste difficoltà: forse una preparazione estiva troppo "morbida" e dunque da potenziare con una paziente opera che richiede inevitabilmente del tempo, o forse la traslazione da una metodologia di lavoro ad un'altra, opposta per modalità, intensità e principi guida. L'unica realtà incontrovertibile è che a questo stato dell'arte va posto un rimedio, e a Peschiera i lavori sono già in corso da un po'.
Archiviata l'indigesta trasferta di Milano, l'inerpicata di questo mini-tour de force proseguirà con la sfida alla Lazio di Sarri. Altra gara proibitiva, sulla carta, ma lo scherzetto di un mese fa alla Roma testimonia che si può fare, con la giusta applicazione. Dall'infermeria giungono buone nuove: Pawel Dawidowicz, assente dell'ultimo minuto al Meazza per un affaticamento al flessore destro, ha svolto l'intera seduta con il gruppo ed è pertanto da considerare pienamente recuperato. Si segnalano in miglioramento anche le condizioni di Frabotta, anche lui aggregato ai compagni per buona parte dell'allenamento: sulla convocazione, in questo caso, è opportuno tenersi ancora qualche riserva.
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