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ESCLUSIVA TMW - La fede: cattolica e rossobù. Il prete tiktoker Don Fiscer racconta la A del GenoaTUTTO mercato WEB
lunedì 29 maggio 2023, 12:04Serie A
di Claudia Marrone
esclusiva

La fede: cattolica e rossobù. Il prete tiktoker Don Fiscer racconta la A del Genoa

La fede. Questo è quello che caratterizza la vita di Don Roberto Fiscer, parroco della Chiesa della Santissima Annunziata del Chiappeto, a Genova, nel quartiere Borgoratti che dista circa 5 chilometri dallo stadio "Luigi Ferraris".
La fede, sì, perché Don Fiscer è un prete, moderno, che diffonde il messaggio evangelico sia con mezzi classici che con quelli più moderni (spopola infatti su Instagram, dove conta 84.800 follower, ma soprattutto su Tik Tok, dove di followers ne ha addirittura 555.000, ed è autore del libro "Vita Spiricolata"), ma anche una fede rossoblù, che con la Chiesa non ha molto a che fare. Una fede diversa, calcistica, per il Genoa.
E i microfoni di TuttoMercatoWeb.com, dopo averlo visto festeggiare per le vie della città la promozione in A del club, lo hanno contattato per un'intervista in esclusiva.

Annata dai due volti quella del Genoa, ha mai avuto paura di non rivedere subito il Grifone in A?
"Conoscendo il Genoa e il Genoano un po' sì. Il tifoso rossoblù ha nel DNA la sofferenza e sa che non gli sarà mai regalato nulla. Penso a tanti finali di stagioni con promozioni sfumate all'ultima giornata, come un Taranto-Genoa finito 3-0 nel 1987 oppure il Ravenna-Genoa, 1-1, di 10 anni dopo, per non parlare di quel 2-2 a Piacenza del 2005 con il relativo caso della valigetta (Genoa-Venezia, ndr) che ci sprofondò dalla A appena conquistata alla serie C. Per fortuna questo anno l'epilogo è stato decisamente differente".

Quale è stato il momento spartiacque della stagione?
"Penso il momento del cambio tecnico, con l'avvicendamento tra Blessin e Gilardino. Con il nuovo mister, poi, lo stadio Luigi Ferraris è tornato a essere un fortino inespugnabile".

A proposito, mister Gilardino sempre più verso la conferma: giusto così?
"Secondo me sì. Gila è un tecnico giovane, preparato e umile".


Per uno che resta, uno che lascia, anche se solo la prima squadra. Toccante il momento dell'addio di Criscito: cosa vuol dire al capitano?
"Come tutti i grandi capitani rossoblù è entrato nella nostra storia come già era nel nostro cuore, più che per aver pianto tante volte insieme che gioito. Il genoano non basa la propria storia solo sulle vittorie e i successi, ma soprattutto su quel "diventare grandi insieme" passando attraverso le difficoltà, perché chi soffre impara ad amare e chi soffre insieme impara ad amarsi".

Don, ma ora veniamo a Lei. Ci dica la verità: ha fatto qualche preghiera o fioretto particolare prima della fine del campionato???
"(Ridiamo, ndr) No, nessuno. Però il fatto di non poter andare allo stadio per ovvi motivi di tempo e impegni parrocchiali è già un grande fioretto!".

Benissimo, niente fioretti o preghiere. Ma ne farebbe una "speciale" per una benedizione al prossimo campionato di Serie A?
"Certamente. Ma bisogna remare tutti dalla stessa parte. Mi spiego meglio. Una volta un mio confratello sacerdote era allo stadio e durante la partita pregava il Rosario. Quello dietro invece non faceva altro che imprecare. A un certo punto il prete si gira e gli dice: "Amico io sto pregando da un'ora, ma se tu lo insulti continuamente mi sa che ci prende tutte e due per scemi". Vincemmo 2-0".