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La capacità di rinunciare a qualcosa
Il calcio italiano fa già a meno dei tifosi. Ne va dato atto: non è una rinuncia da poco, perché sono la linfa dello spettacolo, per definizione messo in scena affinché qualcuno lo guardi. E poi, a voler essere più terra terra, portano soldi. Ecco perché, ora che la questione è passata in cavalleria, il pallone bussa per avere almeno quelli, ma è un’altra questione.
Si studia, finalmente, un piano B. La bolla in stile NBA piace a qualcuno e non ad altri. Molti la giudicano impraticabile, forse è l’unica via. Non abbiamo Disneyworld, ma potremmo crearla in una regione: salterebbe il rischio che le Asl blocchino tutto, abbiamo già scoperto che può succedere. Alcuni presidenti sembrano pensarci, nessuno sa davvero cosa dicono i calciatori. Non potrebbe comunque reggere per mesi, e qui entra in gioco quel che forse finora è davvero mancato.
La capacità di rinunciare a qualcosa. Che non siano “solo” i tifosi, appunto. Un centinaio di partite, qualche milione dalle pay-tv, un pezzetto della propria possibilità di fare sempre e comunque quello che ci pare. I playoff non sono mai stati apprezzati proprio perché avrebbero tolto qualcosa, per lo stesso motivo arrivano resistenze alla bolla che tra l’altro costerebbe non poco. L’impressione è che manchi, al nostro calcio come alla nostra società, la disponibilità a fare a meno di qualcosa non per imposizione ma perché è l’unico modo per andare davvero avanti. Forse non possiamo permettercelo, perché siamo arrivati malfermi alla battaglia con un cataclisma inatteso, e sul punto dovremo riflettere quando tutto questo finirà. Probabilmente non vogliamo pensarci perché non siamo disposti a fare davvero un sacrificio, ma piccole e occasionali prove di forza qui e lì. A chi diceva che dopo tutto ne saremmo usciti più maturi, la risposta è: sarà.
Si studia, finalmente, un piano B. La bolla in stile NBA piace a qualcuno e non ad altri. Molti la giudicano impraticabile, forse è l’unica via. Non abbiamo Disneyworld, ma potremmo crearla in una regione: salterebbe il rischio che le Asl blocchino tutto, abbiamo già scoperto che può succedere. Alcuni presidenti sembrano pensarci, nessuno sa davvero cosa dicono i calciatori. Non potrebbe comunque reggere per mesi, e qui entra in gioco quel che forse finora è davvero mancato.
La capacità di rinunciare a qualcosa. Che non siano “solo” i tifosi, appunto. Un centinaio di partite, qualche milione dalle pay-tv, un pezzetto della propria possibilità di fare sempre e comunque quello che ci pare. I playoff non sono mai stati apprezzati proprio perché avrebbero tolto qualcosa, per lo stesso motivo arrivano resistenze alla bolla che tra l’altro costerebbe non poco. L’impressione è che manchi, al nostro calcio come alla nostra società, la disponibilità a fare a meno di qualcosa non per imposizione ma perché è l’unico modo per andare davvero avanti. Forse non possiamo permettercelo, perché siamo arrivati malfermi alla battaglia con un cataclisma inatteso, e sul punto dovremo riflettere quando tutto questo finirà. Probabilmente non vogliamo pensarci perché non siamo disposti a fare davvero un sacrificio, ma piccole e occasionali prove di forza qui e lì. A chi diceva che dopo tutto ne saremmo usciti più maturi, la risposta è: sarà.
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