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Barilete cosmico! De que planeta viniste?TUTTO mercato WEB
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mercoledì 25 novembre 2020, 21:00Il corsivo
di Marco Conterio

Barilete cosmico! De que planeta viniste?

E' morto Diego Armando Maradona. Stavolta è il bambino che tiene tra le piccole braccia l'uomo. Che lo stringe, mentre piange. E' morto Maradona. Barilete cosmico! De que planeta viniste?, gridò ai cieli d'Argentina, Victor Hugo Morales. Stavolta è l'uomo che piange. Perché se n'è andata la sua gioventù, insieme a quei riccioli, al 10, all'Argentina, a Napoli, alla magia. Il bambino è cresciuto coi racconti dell'uomo. "Ho visto Maradona". E l'ha visto davvero, giura. L'ha visto lasciar dietro gli inglesi, nelle Falkland messicane. L'ha visto diventar Dio, una carezza in un pugno al destino, contro l'invasore di sempre. L'ha visto prendere a calci i baschi, l'ha visto vincere a Napoli. L'ha visto, è accaduto.

Nel giorno dei ribelli Diego Armando Maradona se n'è andato nel giorno in cui è scomparso il suo amico Fidel Castro. Nel giorno dei ribelli, 25 novembre, il giorno in cui ha lasciato questo spicchio di terra anche George Best. Maradona, figlio di Diego e Dalma, una letteratura e una vita troppo pesante per esser sorretta da scarpe così piccole. Prendeva a calci il pallone come nessun altro e se n'è scambiati col mondo, mentre l'ha vissuto a pieno, mentre questo lo sfruttava, mentre questo lo spremeva, anche prima di lasciarlo. Maradona è stato talmente gravitazionale da esser stella e pianeta. Nella politica come nel pallone, nello spirito d'un paese come nell'identità di una città.


Ho visto Maradona Diego è stato tutto fuorché normale. Trecentocinquantatre gol, tutti di sinistro fuorché sei. Divinità e bandito, Napoli gli intitolerà lo stadio del santo perché in una terra dove sacro e profano si mescola e diventa magia, piangono gli angeli e pure San Gennaro, sicché il Dio terreno si merita un monumento alla memoria. Piange anche l'uomo degli anni ottanta, che ricorda i racconti sulle gambe del padre. Ha visto Maradona ma era solo un fulmine blu in mezzo a un mare di colori, in un grande prato verde. Era più bravo, più forte, la sublimazione della benedizione dal cielo di un talento fuor dal comune e dal pianeta. E ricorda quello, l'uomo, Diego e Napoli che è un fiume d'amore. Viva l'Italia che resiste ma ancor più viva l'Argentina, in quelle notti Magiche degli anni '90 dove Napoli tifò Diego più che Zenga e Schillaci.

Gracias a la pelota Il giorno della sua presentazione in azzurro lo accolse Napoli. In festa, sognante, perché Diego è stato l'appiglio per il riscatto di una generazione di una città. "Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli", disse, e in quegli occhi intensi, grandi, persi, c'era sincera verità. Diego Armando Maradona è stato cronaca, è stato politica, è stato tutto e niente, senza alcuna via di mezzo. E' stato molto più di un calciatore ma il simbolo di un secolo, che oggi piange e ricorda l'uomo del barrio argentino, il ragazzo sulla spiaggia cubana, il giovane dei Quartieri Spagnoli, l'inglese vinto in quelle Falklands messicane, il brasiliano con cui s'è giocato lo scettro di migliore di sempre. E lo ha fatto grazie a quel che ha detto che vorrebbe veder scritto un giorno, domani, sulla sua lapide. Gracias a la pelota.