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Le tante facce del Genoa di Gilardino: difesa a quattro o a tre, duttilità è la parola d'ordine
Alberto Gilardino è stato chiaro dopo la gara contro la Roma in Coppa Italia. "Da quando sono arrivato ho sempre pensato che la squadra dovesse essere flessibile". E così è. E' un Genoa camaleontico quello a cui stiamo assistendo nelle prime settimane del nuovo corso con l’ex attaccante in panchina. Del resto il suo mister lo ha ripetuto spesso a chiare lettere e lo ha dimostrato in campo. Indipendentemente da chi scende in campo e dal sistema di gioco impiegato, la cosa più importante sono i movimenti e il sacrificio che ogni singolo giocatore mette per il compagno, ma dall’altra parte c’è la possibilità di lavorare su più schemi in modo da poter variare l’assetto a seconda dell'avversario che si ha di fronte e di come si mette la partita.
Gli schemi di partenza
L'impostazione di base è stata la difesa a quattro. La mancanza di un esterno sinistro di ruolo, escluso Czyborra, ha portato Gila a schierare Sabelli contro il Sudtirol con Strootman, Frendrup e Jagiello a centrocampo mentre Aramu e Gudmundsson giocavano in appoggio a Coda in un 4-3-2-1. Questa è stata l’impronta che il mister rossoblu ha impiegato nelle sei gare di campionato variando soltanto per Puscas in attacco contro Bari e Venezia, e Criscito sulla corsia di sinistra sempre nel match casalingo contro i lagunari. A Roma invece la squadra è scesa in campo con un 3-5-2, complice anche il turnover, con Yalcin e Coda a comporre il tandem offensivo.
Come è cambiato a gara in corso
La capacità del tecnico del Genoa in queste partite è stata quella di leggere l’andamento e saper adattare la squadra al momento. Contro la formazione altoatesina di Bisoli, l’ingresso di Puscas ha portato all’impiego delle due punte passando al 4-4-2 mentre quello nel finale di Vogliacco per Hefti invece ha disegnato la retroguardia a tre. Doppio pivot invece per un quarto d'ora ad Ascoli, Coda e Puscas, prima di ritornare con il rumeno più centrale visto l’inserimento di Yeboah per l’ex Lecce e Benevento. Nel finale a Bari, ancora una volta Vogliacco va a formare una linea a tre con Hefti e Boci esterni, stesso discorso col Venezia per un tempo intero con Vogliacco, Bani e Dragusin dietro e Sabelli e Criscito a tutta fascia.
Gli schemi di partenza
L'impostazione di base è stata la difesa a quattro. La mancanza di un esterno sinistro di ruolo, escluso Czyborra, ha portato Gila a schierare Sabelli contro il Sudtirol con Strootman, Frendrup e Jagiello a centrocampo mentre Aramu e Gudmundsson giocavano in appoggio a Coda in un 4-3-2-1. Questa è stata l’impronta che il mister rossoblu ha impiegato nelle sei gare di campionato variando soltanto per Puscas in attacco contro Bari e Venezia, e Criscito sulla corsia di sinistra sempre nel match casalingo contro i lagunari. A Roma invece la squadra è scesa in campo con un 3-5-2, complice anche il turnover, con Yalcin e Coda a comporre il tandem offensivo.
Come è cambiato a gara in corso
La capacità del tecnico del Genoa in queste partite è stata quella di leggere l’andamento e saper adattare la squadra al momento. Contro la formazione altoatesina di Bisoli, l’ingresso di Puscas ha portato all’impiego delle due punte passando al 4-4-2 mentre quello nel finale di Vogliacco per Hefti invece ha disegnato la retroguardia a tre. Doppio pivot invece per un quarto d'ora ad Ascoli, Coda e Puscas, prima di ritornare con il rumeno più centrale visto l’inserimento di Yeboah per l’ex Lecce e Benevento. Nel finale a Bari, ancora una volta Vogliacco va a formare una linea a tre con Hefti e Boci esterni, stesso discorso col Venezia per un tempo intero con Vogliacco, Bani e Dragusin dietro e Sabelli e Criscito a tutta fascia.
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