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Hellas, Borini: "Che sorpresa il Bentegodi. Sogno un trofeo da protagonista"TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
martedì 26 maggio 2020, 13:27Serie A
di Luca Chiarini

Hellas, Borini: "Che sorpresa il Bentegodi. Sogno un trofeo da protagonista"

Una diretta Instagram insieme al Gruppo Sinergy, main sponsor dell'Hellas Verona, il cui il tema dell'energia ha offerto diversi spunti di riflessione e discussione. Fabio Borini, attaccante degli scaligeri, ha posto l'accento sull'importanza della tenuta mentale nello sport, oltre a ripercorrere alcuni passaggi importanti della sua carriera. Queste le sue dichiarazioni:

Che variazioni ha subito la vita di tutti i giorni per te?
"Ha subito delle variazioni dal punto di vista fisico e atletico. Le restrizioni erano rigide, non eravamo abituati ad allenarci così. Abbiamo dovuto strutturare il nostro corpo in maniera diversa, preparandoci anche per il dopo, considerando che probabilmente dovremo disputare un mini-campionato con il caldo. Ma da professionisti bisogna essere pronti a tutto".

Cos'è per te l'energia?
"È il mio motore. Nel mio corpo deve sempre esserci energia, non puoi essere stremato. Devi sempre fare in modo di averne a disposizione un po'. Ti alleni per avere più energia ed esprimerla in partita. Quando hai spento il cervello per un periodo così lungo non è semplice: durante le prime sedute dicevo al mister che ci mettevo venti o trenta secondi in più a riattivare il cervello. L'aspetto psicologico era importante prima, e lo sarà ancora di più adesso: abbiamo di fronte una situazione atipica, dalle tempistiche molto strette".

'The Last Dance', il documentario su Michael Jordan e i Bulls, è un esempio in questo senso...
"Di quella serie mi ha impressionato il fatto che, da rookie, Michael Jordan non eccellesse per il suo talento, ma ha lavorato così duramente da diventare il migliore. Ha dimostrato che con il lavoro puoi diventare chi vuoi essere. E dice un'altra cosa significativa: 'Non chiedevo nulla ai miei compagni che io non facessi'".

Cosa ha significato per te trasferirti in Inghilterra?
"È stato quasi un salto nel buio. Non sapevo a cosa andassi incontro: ero solo sicuro di trovare una lingua diversa, che ero convinto di conoscere, essendo uscito da scuola con buoni voti. È però un'esperienza che mi ha aiutato molto. Se non esci mai dalla tua comfort zone non riesci ad esprimere al meglio le tue qualità".

Segui altri sport?
"Mi piace molto la NFL, il football americano. Dopo una partita, quando faccio fatica a dormire, posso solo vedere le partite della NFL, per via del fuso orario. Mi piace, è uno sport fisico, maschio".

C'è un luogo che ti piace particolarmente, in cui riesci a rigenerarti?
"Questa è facile: Londra. Mi ha fatto spegnere il cervello e resettarlo in un'altra maniera. Ho un'attitudine molto inglese. Poi la città la conosco molto bene, non ho bisogno di cartine per muovermi".

È davvero così magico il tifo inglese?
"Più che magico, lo considero onesto. Loro supportano la squadra, i giocatori, i loro idoli. Ho vissuto anche stagioni negative, ma i tifosi ci hanno sempre supportati, per aiutarci a vincere. Per loro il calciatore è un mestiere come gli altri: sanno che abbiamo dei privilegi, ma vieni trattato come uno normale".


Il clima al Bentegodi può essere considerato simile?
"Non me l'aspettavo così caldo. È stata una bella sorpresa, e spero che l'entusiasmo non sia sceso durante questo periodo. Anche se quando torneremo a giocare sarà diverso senza i tifosi, e questo per me è un peccato".

Dove nasce la tua esultanza?
"Nasce ai tempi del Chelsea. Era un periodo difficile della mia carriera, per via di problemi contrattuali, e volevo dimostrare con un gesto che nonostante tutto non avrei mai mollato. Ho pensato a quello, e mi è piaciuto, così come ai tifosi, che arrivavano addirittura a riprodurlo".

La tua più grande soddisfazione calcistica?
"Spero di non averla ancora vissuta, altrimenti sarei in fase calante (ride, ndr). Ne ho avute tante: ho fatto l'Europeo con la Nazionale maggiore e l'Under 21, ho giocato in grandi squadre in Premier e in Serie A".

Quale gol preferisci tra quello allo United, al City e alla Juve col Verona?
"Contro le inglesi servirono a poco, quello con la Juve diede il là alla vittoria. Quindi direi quello".

Quando ripartirà il campionato?
"Difficile dirlo. Non ho mai vissuto l'esperienza di giocare a porte chiuse. Quando sei bambino ti immagino solo di giocare in stadi pieni, dove non riesci e sentire niente. È una cosa difficile, sulla quale bisognerà lavorare".

Qual è l'avversario più forte che hai incontrato?
"Ne ho incontrati tanti, ma quello che salta all'occhio è Cristiano Ronaldo. Poi Terry: l'ho avuto sia come avversario che come compagno. Sono giocatori che non spengono mai l'interruttore, pensano sempre a come migliorarsi".

Qual è il sogno che devi ancora realizzare?
"Alzare un trofeo da protagonista. Ho vinto Premier League e FA Cup, ma ero molto giovane. Sento che lo posso fare con la squadra giusta e le componenti giuste. Ci sono sempre andato vicino, anche con squadre che non partivano da favoritissime. Sarebbe una soddisfazione personale, anche per appendere una foto in casa (ride, ndr)".