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Bocca (Repubblica): "Erdogan usa giocatori per propaganda"
Politica e sport (calcio, nello specifico). Un crossover mai così tanto attuale come in questo periodo. Con i casi di razzismo, con lo sport catalano schierato al fianco degli indipendentisti recentemente condannati e soprattutto col 'saluto militare' dei giocatori della Turchia in appoggio al regime di Erdogan e alle sue scelte belligeranti. Per approfondire quest'ultimo tema TMW ha interpellato Fabrizio Bocca, inviato e caporedattore di Repubblica.
Iniziamo da uno dei temi più chiacchierati del giorno. Lei toglierebbe a Istanbul, quindi alla Turchia, l'assegnazione della finale di Champions del 2020?
"A mio parere andrebbe tolta immediatamente. Sarebbe un segnale forte da lanciare dopo i recenti accadimenti e soprattutto dopo che la Nazionale turca ed i suoi giocatori sono finiti al centro di un utilizzo di tipo propagandistico. Togliere la finale di Champions a Istanbul sarebbe un segnale forte e chiaro ma probabilmente il calcio, quindi la UEFA e la FIFA, sta aspettando che tutto si risolva autonomamente, senza la necessità di un intervento".
La UEFA è spesso in prima fila per campagne di sensibilizzazione sui temi sociali, come ad esempio il razzismo. Non si sarebbe aspettato una presa di posizione più netta anche sul 'caso Turchia'?
"La campagna contro il razzismo portata avanti dall'UEFA è doverosa per quelli che sono i fatti recenti, basta vedere quanto successo ieri fra Bulgaria ed Inghilterra. Di certo servirebbe più coraggio da parte di queste istituzioni calcistiche...".
Lei visse da vicino, da inviato in Svezia, l'esclusione della Jugoslavia dall'Europeo del '92. Vedendo il precedente, la Turchia rischia l'esclusione da Euro2020?
"Sì se il conflitto andrà avanti e non si fermerà in tempi brevi, soprattutto perché la Turchia in questo momento è un paese aggressore e non semplice difensore dei propri territori. Serve aspettare e vedere come evolverà la questione, ma è una possibilità. Anche perché, ripeto, la Nazionale turca ed i suoi giocatori in questo momento sono utilizzati da Erdogan per fare propaganda".
E di questi giocatori che tramite il saluto militare si schierano al fianco di Erdogan, cosa pensa?
"Difficile dare giudizi, più che altro perché capisco quanto sia dura per loro fare una scelta. Anche se qualcuno lo vedo più convinto di altri. Mi spiego meglio: comprendo i rischi a cui andrebbero incontro nel caso in cui decidessero di non farlo, basta prendere ad esempio il caso di Hakan Sukur o quello del cestista NBA Enes Kanter, da sempre dissidenti verso il regime e per questo costretti all'esilio".
Iniziamo da uno dei temi più chiacchierati del giorno. Lei toglierebbe a Istanbul, quindi alla Turchia, l'assegnazione della finale di Champions del 2020?
"A mio parere andrebbe tolta immediatamente. Sarebbe un segnale forte da lanciare dopo i recenti accadimenti e soprattutto dopo che la Nazionale turca ed i suoi giocatori sono finiti al centro di un utilizzo di tipo propagandistico. Togliere la finale di Champions a Istanbul sarebbe un segnale forte e chiaro ma probabilmente il calcio, quindi la UEFA e la FIFA, sta aspettando che tutto si risolva autonomamente, senza la necessità di un intervento".
La UEFA è spesso in prima fila per campagne di sensibilizzazione sui temi sociali, come ad esempio il razzismo. Non si sarebbe aspettato una presa di posizione più netta anche sul 'caso Turchia'?
"La campagna contro il razzismo portata avanti dall'UEFA è doverosa per quelli che sono i fatti recenti, basta vedere quanto successo ieri fra Bulgaria ed Inghilterra. Di certo servirebbe più coraggio da parte di queste istituzioni calcistiche...".
Lei visse da vicino, da inviato in Svezia, l'esclusione della Jugoslavia dall'Europeo del '92. Vedendo il precedente, la Turchia rischia l'esclusione da Euro2020?
"Sì se il conflitto andrà avanti e non si fermerà in tempi brevi, soprattutto perché la Turchia in questo momento è un paese aggressore e non semplice difensore dei propri territori. Serve aspettare e vedere come evolverà la questione, ma è una possibilità. Anche perché, ripeto, la Nazionale turca ed i suoi giocatori in questo momento sono utilizzati da Erdogan per fare propaganda".
E di questi giocatori che tramite il saluto militare si schierano al fianco di Erdogan, cosa pensa?
"Difficile dare giudizi, più che altro perché capisco quanto sia dura per loro fare una scelta. Anche se qualcuno lo vedo più convinto di altri. Mi spiego meglio: comprendo i rischi a cui andrebbero incontro nel caso in cui decidessero di non farlo, basta prendere ad esempio il caso di Hakan Sukur o quello del cestista NBA Enes Kanter, da sempre dissidenti verso il regime e per questo costretti all'esilio".
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