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Anche sul mercato, domina l'Inter: i retroscena del giallo Cassano

Anche sul mercato, domina l'Inter: i retroscena del giallo Cassano
martedì 2 febbraio 2010, 00:002010
di Pierpaolo Marino
Anche sul mercato, domina l'Inter: i retroscena del giallo Cassano

La sessione di calciomercato appena conclusa è stata un po' come un falò: c'è stata una grande fiammata all'inizio con i colpi già preparati in autunno (Pandev, Beckham, Toni, Felipe, Floccari e Dossena), poi tanto fumo ed alla fine è rimasta un po' di brace (Mariga, Crespo, Hitzlsperger, Andre Dias, Biava, Mancini). Poi, poco altro: un mercato quindi ricco di prestiti e povero di fatturato, fatto di idee più che di investimenti. Come spesso accade si sono rafforzati i più forti, visto che la squadra che si è potenziata maggiormente è decisamente l'Inter: l'arrivo di Pandev ha permesso, a costo zero, ai nerazzurri di non risentire della temporanea quanto forzata assenza di Eto'o a causa della Coppa d'Africa (e ciò non è poco). L'acquisto di Mariga invece aumenta il potenziale tecnico e muscolare di un centrocampo a cui questi ingredienti non mancavano di certo. La mossa più pragmatica è stata quella della Roma, che con il ritorno in Italia di Luca Toni si è regalata un giocatore che forse mancava dai tempi di Batistuta: peccato per l'infortunio, perché Toni è capace di dare davvero quel peso offensivo che serve ad una squadra d'alta classifica. Però la vera bomba ad orologeria che avrebbe letteralmente infiammato la parte finale del mercato, è stata prima programmata e poi disinnescata proprio al momento di esplodere; ovviamente l'esplicito riferimento è alla vicenda Sampdoria-Cassano-Fiorentina, che tanto somiglia ad un giallo con qualche colpevole e nessun cadavere (almeno per ora). Mi piacerebbe con un po' di esperienza, un pizzico di intuito e qualche confidenza importante, raccolta nel gossip del mercato, fare luce sull'intrigo che ha incuriosito, infiammato e deluso, a seconda delle posizioni, un po' tutti. Che nella sua carriera, Antonio Cassano non abbia mai avuto rapporti facili con i suoi allenatori, è risaputo: al di là di ogni smentita ufficiale, tra il barese e Delneri qualcosa è successo. Un episodio dai risvolti tecnici, ma di certo anche comportamentali, tanto da portare Delneri a diventare un "Lippiano convinto", e a non convocare Cassano: fuori la Sampdoria con il fioretto (ed Antonio in campo), dentro una squadra operaia. La risposta del gruppo? Sei punti in due partite, con in particolare il difficile successo in trasferta su un campo ostico come quello di Udine. Il retroscena della vicenda è semplice: Marotta dà mandato all'Avvocato Bozzo, agente di Cassano, per trovare una squadra che possa accogliere il giocatore in prestito, in modo da togliere Delneri dagli impicci, approvando a pieni voti la squadra "operaia".

Bozzo, da agente dinamico e navigato qual è, non ha perso tempo, trovando in Pantaleo Corvino, in fibrillazione dalla vicenda Mutu, un interlocutore entusiasta e convinto (e che all'epilogo della vicenda, si dimostrerà un Signore). In una simile situazione, a trovare gli accordi ci vuole davvero poco, ma proprio un attimo prima delle firme, la notizia trapela sui giornali, come il più delle volte accade nel mondo del calcio: è chiaro allora che una piazza calda e di buon gusto come quella della Sampdoria, abituata ai fasti dei tempi della coppia Vialli-Mancini, non possa rinunciare passivamente ad un giocatore fantasioso come Antonio, uno dei pochi rimasti capace di farti guardare la partita in piedi. I tifosi si ribellano ed i contratti non sono ancora firmati: Garrone, Presidente gentiluomo, sensibile alla piazza ma anche all'amicizia con Cassano, prende posizione anch'egli a favore di Antonio, e con lui, subito dopo si schierano compatti i giocatori blucerchiati. Scaturisce così l'intelligente decisione del barese, che porta all'ormai celebre comunicato che spiazza in un sol colpo Marotta e Corvino: la trattativa non può che saltare così, perché a Marotta non resta che abbandonare Delneri, schierandosi al fianco del suo Presidente, del giocatore e della piazza. Alla fine, è un trionfo per la gente, così come per Cassano: decisamente meno per Marotta, che non ha difeso la posizione presa con la necessaria autorità, senza contare la vera vittima innocente della vicenda, ovviamente Delneri, a cui ora torna la gatta da pelare. Resta da vedere come la situazione Cassano verrà gestita in questo finale di stagione: certo è che il mio amico Gigi Delneri è sui carboni ardenti, ma lo stesso Cassano ha una responsabilità importante, quella di ripagare tutta la fiducia concessagli dal Presidente e dai tifosi, sperando che il suo Mister decida di impiegarlo. Servirà ad Antonio anche una condizione fisica migliore di quella vista negli ultimi tempi, ma la situazione paradossale, a quel punto, sarà quella di giocare per un allenatore ed una società che lo avevano praticamente già scaricato.
Il fallito trasferimento di Cassano dimostra in conclusione come per un club sia delicato il mercato di gennaio, che non sempre rinforza le squadre, ma molto più spesso le indebolisce: a volte anche l'opportunità di una scappatoia, nel mezzo del cammino, può costituire una minaccia per gli equilibri interni della squadra e mettere in pericolo la programmazione di una stagione. La conferma di un giocatore importante dunque può non rappresentare un potenziamento, calcolando le ripercussioni che possono scaturirne: il caso Cassano, speriamo non ne diventi l'esempio pratico.