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Alla fine arriva il CONI: storia di un rimpallo di responsabilità. Aspettando l'ultimo atto

Alla fine arriva il CONI: storia di un rimpallo di responsabilità. Aspettando l'ultimo attoTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
lunedì 9 marzo 2020, 20:08Il corsivo
di Ivan Cardia

Alla fine arriva il CONI. Che ferma tutto, più o meno: perché la decisione sia effettiva è necessario infatti attendere un nuovo DPCM che aggiorni quello emanato nella notte tra sabato e domenica, o che le singole federazioni agiscano di conseguenza. In ogni caso, il massimo organismo sportivo italiano, presieduto da Giovanni Malagò, ha detto la sua: lo sport italiano deve fermarsi fino al 3 aprile, e di conseguenza anche il calcio. Le porte chiuse non bastano, ma come si è arrivati alla necessità di un intervento di questo tipo? Se nel corso della scorsa settimana la decisione di giocare a porte chiuse era stata accolta in maniera più o meno pacifica, nel weekend si è invece andati incontro a una rapida escalation. E tutto nasce proprio da quel decreto, con il quale il governo, di fatto, non si era preso la responsabilità di fermare il calcio. Adesso la palla torna all'esecutivo.

Dalla bozza al decreto - Del pasticcio comunicativo si occupano altri media, sta di fatto che intorno alle 20,30 di sabato 7 marzo inizia a circolare la bozza di un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che diventerà poi ufficiale nel corso della notte. Il provvedimento amplia la zona rossa a tutta la Lombardia e a 14 province italiane tra Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Marche. Per quanto riguarda il calcio, e lo sport in generale, si legge: "resta consentito lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse". Si va avanti, senza tifosi. Il presidente dell'AIC, Damiano Tommasi, interviene in senso contrario: "Fermiamo il campionato".

Il ministro Spadafora: "Il calcio si fermi" - A pochissimi minuti dall'avvio di Parma-SPAL, con i giocatori già pronti a entrare in campo (e le panchine sedute), il ministro dello Sport raccoglie l'appello di Tommasi. Credo sia dovere del presidente della FIGC, Gravina, un supplemento di riflessione, senza attendere il primo caso di contagio, prima di assumersi questa gravosa responsabilità". Spadafora, che attacca anche la Lega Serie A e Sky per la mancata possibilità di trasmettere Juve-Inter in chiaro (ma le norme non lo consentono). La sfida tra ducali ed estensi, per la cronaca, si gioca, seppure con ampio ritardo rispetto al suo avvio programmato, così come l'intera giornata di Serie A e degli altri campionati professionistici.

La FIGC convoca il consiglio straordinario - Tante le conseguenze delle parole di Spadafora. Dall'AIC inizialmente filtra la bozza di un comunicato di sciopero che poi non avrà seguito, mentre la Lega Serie A nel pomeriggio attacca duramente l'operato del governo e della stessa assocalciatori. La federcalcio del presidente Gravina, intanto, ha già comunicato la convocazione di un consiglio federale straordinario per martedì 10 marzo (domani) in cui decidere se fermare o meno il calcio italiano.

Malagò annuncia la riunione CONI - Nella tarda serata di domenica, ecco l'intervento del presidente del CONI: "Domani chiamerò i presidenti delle federazioni degli sport di squadra e faremo un ragionamento univoco, non si possono vedere campionati che vanno avanti e campionati si fermano. La Lega Serie A non è la prima mandataria, ma è su delega della Federazione. La Federazione si assume le sue responsabilità, come quella di giocare a porte chiuse, cosa che il decreto permetteva, anche se Spadafora ha chiesto di fermare tutto. La Federazione può confermare di andare avanti o meno, ma tutti devono andare nella stessa direzione, tutti gli sport. Io dico che tutti gli sport devono andare verso la stessa direzione, mi pare che il Paese lo stia chiedendo”.

Arriva lo stop, non ancora effettivo - Le ultime sono cronaca recentissima. Oggi al CONI, in buona parte in conference call, il presidente Malagò e i presidenti delle varie Federazioni sportive trovano l'unità di intenti su un punto: lo sport deve fermarsi sino al 3 aprile. Perché la decisione sia effettiva serve un nuovo decreto del governo, a correzione di quello attualmente valido: un nuovo capitolo, in questo caso inevitabile, di un rimpallo di responsabilità infinito in cui fin qui nessuno ha messo un punto. Adesso? Lo stesso ministro Spadafora ha già fatto sapere di essere il lavoro, in assenza del suddetto decreto alla stessa decisione il calcio sarebbe comunque arrivato con ottime probabilità nella giornata di domani. Che a questo punto diventerà decisiva per altre questioni, soprattutto per ribadire all'esecutivo la necessità di un sostegno economico all'intero movimento, nonché per capire cosa succederà con le coppe europee e con gli Europei. A patto che il decreto ferma-calcio arrivi una volta per tutte.

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