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I tamponi della Lazio, una telenovela di cui non avevamo bisogno

I tamponi della Lazio, una telenovela di cui non avevamo bisognoTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 7 novembre 2020, 09:10Il corsivo
di Ivan Cardia

Positivi, negativi, positivi, negativi. I tamponi della Lazio sono entrati in un loop che di divertente ha poco o nulla. Le tappe della vicenda sono ormai note: dal 26 ottobre a oggi, Immobile e i suoi sono entrati in un giro di andirivieni dal contagio alla guarigione che ha fatto gridare allo scandalo. La Procura FIGC indaga, Lotito s’infuria, noi aspettiamo l’esito di inchieste e accertamenti, senza emettere verdetti che non ci spettano. Ma una cosa la dobbiamo dire.

Non ne avevamo bisogno. A prescindere da chi abbia sbagliato, che poi probabilmente è chi non ha pensato che fosse necessario uniformare il meccanismo di controllo. In fin dei conti, in estate se n’era parlato: il rischio che si arrivasse a una vicenda così grottesca era stato preso in considerazione. Forse era minimo, per carità. Però oggi ci siamo, e non stiamo ballando a un ritmo particolarmente divertente. Perché questa vicenda, scandalo, caso o quel che preferite rischia di minare alle fondamenta i presupposti fragili su cui la ripresa del calcio è avvenuta. Regole uguali per tutte, la salute al primo posto, credibilità e serietà come antidoto a chi sparge la velenosa idea che il calcio sia un costoso passatempo di cui si può semplicemente fare a meno. E invece rischia di mettere tutti contro tutti, di aprire un’altra falla nel protocollo dopo quella agitata da Juve-Napoli a inizio campionato, di rendere tutto più simile a una lotteria in cui non sai contro chi giocherai domani e non ti puoi fidare del fatto che un tuo calciatore sia stato giudicato negativo o positivo. Di uscire da un campo da calcio e seminare incertezze nella vita di ogni giorno, perché la medicina non è matematica ma non c’era bisogno che anche il calcio ce lo ricordasse.

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