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Il calcio che ci resta è solo per il calcio che verrà

Il calcio che ci resta è solo per il calcio che verrà
© foto di Alessandro Garofalo/Image Sport
sabato 20 giugno 2020, 08:00Il corsivo
di Marco Conterio

Il calcio che ci resta è difficile da digerire. Lo abbiamo aspettato come qualcosa di bello e irrinunciabile. Ci siamo resi conto che è una pillola amara, effetti speciali sugli spalti ma non sul rettangolo verde. E' un calcio che non è questo, perché è senza pubblico, condizione, gioco, spettacolo. E' un calcio senza il calcio, come prendere il volo per lo spazio e finire in un buco nero dove la realtà è solo un traghetto che ci accompagnerà verso il futuro. Serve digerirlo, però. Perché oggi riparte il campionato ma la Coppa italia ci ha raccontato che l'entusiasmo non ha echi nel silenzio degli stadi. Riparte e sarà da batticuore solo nei novanta minuti dove qualcuno si giocherà davvero qualcosa. Adesso godiamoci quel che potremo. La gioia di un pallone che rotola, i colori del cuore di ognuno, il bello di un gesto atletico. Però la Juventus che passeggia non è la Juventus vera. L'Inter che non corre non è l'Inter vera.

Il Napoli ha giocato a scacchi col destino e ha vinto, ma che partita è stata. Una diga ben issata contro un'onda leggera. E' calcio, il nostro calcio, quello? No. E non lo sarà oggi Torino-Parma, non lo sarà Hellas Verona-Cagliari, overture di questa seconda parte di campionato, di questa parentesi di vita. Però godiamocelo. Sopportiamolo. E' necessario perché fermarsi avrebbe voluto dire sprofondare, in questo buco nero. Una crisi verticale in un mondo e in tutta la galassia che lo circonda, per il pizzaiolo, albergatore, casellante, negoziante, giornalista e albergatore che fosse. Così ci proviamo, tutti, a ripartire. A traghettarci, insieme, verso un futuro migliore. Quello che c'era, che ricomincia oggi.

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