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Il calciomercato ai tempi del Coronavirus e delle porte chiuse

Il calciomercato ai tempi del Coronavirus e delle porte chiuseTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 6 marzo 2020, 22:11Il corsivo
di Marco Conterio

Il calciomercato è una formula vincente. Chi perde, in fondo, nei sogni? Il più fine dei masochisti ha comunque un inconscio che sorride. E' la coscienza del caos, in fondo, la luce in fondo al tunnel. Quando getti lo sguardo al domani e al futuro, speri sempre in qualcosa di migliore. Comunque, che tu abbia il pavimento dorato o le pietre sotto i talloni. Che tu sia in Champions o tu sopravviva di stenti e pareggi. Un portiere più forte, un terzino più veloce. Un difensore più potente, un centrocampista più intelligente. Un trequartista più fantasioso, un attaccante più letale. Più, sempre di più.

Solo che ora il sogno è in vacanza, pure lui. Suona il telefono ma null'altro. Le stanze degli alberghi milanesi, che in modo sparuto non mancano mai di offrire volti e incontri, non segnalano facce note bensì aridi deserti. Gli spalti, poi. Per un mese, nelle nostre latitudini, non ci sarà "la grande d'Inghilterra al seguito di" o "la spagnola in tribuna per". Stadi chiusi, porte chiuse, la tecnologia vien d'aiuto ma come si respira e studia un calciatore dal vivo non ce n'è. Certo, i video di Wyscout, linfa per gli osservatori e i direttori, le statistiche di StatsBomb, ossigeno per i numerologi, giusto per citar due aziende traino dei settori e presenze fisse nei club, saranno ancor più utilizzati.

Nei club i responsabili degli osservatori, o anche gli scout, dicono che anche di andare all'estero per adesso non se ne parla. Le potenziali quarantene non lasciano sereno nessuno e il virus non guarda facce o carte d'identità. E poi il senso civico, e magari anche l'amor proprio. Sicché per il mese in corso e poi si vedrà, quel che rimbalza è che di società sugli spalti ce ne saranno ben poche anche in giro per l'Europa, tra fronti e frontiere che si chiudono d'embleé.

Pure i procuratori, girovaghi autisti o passeggeri, hanno parcheggiato o posato le loro valigie. In molti hanno il telefono che frigge ma per qualche giorno hanno deciso di metter radici. Perché sono tempi e giorni difficili, gli stadi chiusi, i centri sportivi blindati, e in fondo di cene e tavolate se ne vedono poche. Il calciomercato ai tempi del Coronavirus e delle porte chiuse è una storia differente. E' fatta di studio, schermi, telefono e tv. Di appunti da lontano, più che di contatti diretti. Spalti vuoti e progetti grandi. In fondo, per adesso, è meglio così.

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