L'Inter ora è credibile. Ma per l'ultimo salto serve vincere anche le gare ostiche

Nei primi mesi dell'avventura nerazzurra di Antonio Conte è stato una sorta di tormentone. "Sono qua per gettare le basi, per far diventare l'Inter una squadra credibile agli occhi dei vari avversari", la sintesi estrema del ragionamento contiano. Una filosofia e un'idea ben precisa, che per certi versi va oltre il calcio e i suoi risultati di fine anno. L'intenzione di Conte, dopo tanto tempo fuori dalla Champions e più in generale dal giro che conta, era quella di donare un'anima, concetti di gioco e soprattutto forza ad una squadra per troppi anni segnata dagli alti e bassi. Il termine scelto dall'ex ct e ripetuto più volte in sala stampa, ovvero credibilità, è giusto ed esemplificativo, per chi capisce cosa vuol dire. Step by step, ovviamente, ma la strada è questa.
E ieri, forse per la prima volta in stagione, Conte si è lasciato andare ad una considerazione sui generis: "L'Inter oggi ha acquistato un altro status. Il Napoli dopo la Juventus ha la rosa migliore in assoluto ed è venuto qui a chiudersi mostrando moltissimo rispetto", il ragionamento del tecnico pugliese. Che fra le righe ha ammesso come la sua squadra sia cresciuta tanto da 'intimorire' avversari a suo dire più attrezzati. Una crescita che in parte si era vista anche nel derby, con la clamorosa rimonta dopo un primo tempo da incubo. E che ieri, seppur non nel gioco, si è in parte confermata. Pur mancando l'ultimo gradino, l'ultimo step appunto: quello di riuscire a portare a casa i risultati anche in partite del genere.


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