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Nel mezzo del cammin di nostra vita

Nel mezzo del cammin di nostra vitaTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 12 giugno 2020, 10:23Il corsivo
di Marco Conterio

Juventus contro Milan è una selva oscura, l'ignoto e il bivio scelto dall'Italia quando la via pareva smarrita. Senza Virgilio, senza Caronte, traghettati nel buio in mezzo a liti di palazzo e interessi personali. Navighiamo in acque nuove, alla ricerca di un mondo antico, di quel che era, dopo che la coltre della paura ci ha portati a chiudere. A chiuderci. A rinchiuderci. Ad aver paura dell'aria e della speranza, a guardare caroselli di anime perdute, vite terminate, ultimi saluti che son mancati. Il calcio, oggi, ha un valore vero e puro, in senso assoluto. Ogni momento è un nuovo inizio e questo è uno di quelli che vale una vita. E non parliamo del calcio dei milioni, di quello dei diritti e dei rovesci.

Ma di quello che significa per i milioni di persone che stasera siederanno su un divano o su una poltrona, che piangeranno, imprecheranno, sorrideranno, che torneranno a esser santi, navigatori e da oggi di nuovo allenatori e non più virologi o epidemiologi. Juventus contro Milan è il Rubicone, alea iacta est e speriamo che non si torni più indietro a giocare a dadi con la vita. E' quel che non sappiamo, come andrà, come finirà. Dino Zoff, che di polvere, prati, calcio e calci ne ha vissuti, dice che alla fine i valori restano e che nella vita tutto torna. Quel che c'è nella testa dei giocatori però lo sanno solo loro. Le paure umane, di un abbraccio, ora che il mondo sembrava un batterio circondato da divieti. L'entusiasmo, legittimo, per tornare a stringer con forza il proprio amore e la propria passione, le ambizioni e le speranza.

Nel silenzio dello Stadium, pagana cattedrale nel deserto delle sacre emozioni, entreranno in campo ventidue ragazzi. Che si chiami Cristiano Ronaldo o Andrea Conti, Miralem Pjanic o Gianluigi Donnarumma, stasera il fischio d'inizio sarà un suono taumaturgico, panacea per i cattivi pensieri. Quel che sarà è figlio dell'ignoto, perché ci avventuriamo in qualcosa di nuovo e non c'è stato un traghettatore capace di prenderci la mano, di spiegarci il buono, il giusto, il cattivo, o di farlo in modo quanto meno convincente. Siamo nel mezzo del cammin di una vita nuova. Al giro di boa. C'è terra, all'orizzonte. Juventus e Milan le caravelle su cui salire, per trovare una nuova America.

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