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Più che ripartire, il problema sarà concludere. Da Galliani è arrivata la proposta più sensata

Più che ripartire, il problema sarà concludere. Da Galliani è arrivata la proposta più sensataTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 16 aprile 2020, 14:59Il corsivo
di Raimondo De Magistris

Riunioni su riunioni. Video-conferenze a pioggia, una dopo l'altra. Per parlare di ipotesi, stilare calendari possibili e virtuali, che magari tre giorni dopo non valgono più. E quindi via a nuove riunioni, per parlare di nuove ipotesi e creare nuovi calendari pieni di postille e asterischi. Ricchi di sé e ma a cui nessuno può rispondere perché la certezza, a metà aprile, è che il coronavirus sarà alle spalle solo col vaccino e per il vaccino, ci dicono e ripetono gli esperti, servirà del tempo. Qualche mese, se tutto andrà bene.

Nel frattempo, siamo costantemente alle prese con analisi o pseudo-tali della curva del contagio. Analisi difficile, frastagliata. Perché è difficile dettare una linea osservando le differenze che intercorrono da regione a regione. Figurarsi quelle da paese a paese. Eppure la UEFA ci prova, proprio come la FIGC. Ci sono interessi economici, ma anche di giustizia sportiva. Che tornerebbe protagonista nell'estate di un 2020 già sciagurato qualora non si portassero a termine le stagioni.

E allora la linea è chiara: proviamole tutte. Giocando ogni tre giorni, studiando dei maxi-ritiri, evitando le regioni più pericolose, spostando magari a Ferragosto le gare di coppa. Giocando, ovviamente, senza pubblico. Tutte ipotesi difficili, che magari puoi inserirle in un protocollo ma che - come ha ricordato oggi il Professor Castellacci - in molte realtà non si tramuteranno mai in realtà.

Allenamenti dal 4 maggio, ripresa delle partite 3-4 settimane dopo. L'idea (forse più il sogno) della Lega Serie A e della FIGC è questa. Ripartire, ripartire a tutti i costi. Sogno magari realizzabile: ma che succede poi se si presenta un nuovo caso? Se un nuovo giocatore risulta positivo o magari solo un magazziniere? Sarà necessario di nuovo fermare tutto, aggiungendo però la brutta figura per quel che è stato contro l'evidenza dei fatti e la ristrettezza di tempi per prendere decisioni che, a quel punto, dovranno esser prese in 24 o in 48 ore. Con tutti i rischi del caso.

Perché allora non arrendersi all'evidenza dei fatti? Perché non allargare il raggio d'azione? Perché se è vero che il tempo non si può comprare, chi decide può dilatarlo. Può adottare soluzioni emergenziali nel bel mezzo della più grande emergenza sanitaria degli ultimi decenni. Galliani qualche giorno fa ha detto: "Lancio una proposta: il tempo c’è, si faccia per due anni come in Sudamerica, campionati nell’anno solare. Il campionato 2020-21 cominci nel febbraio 2021, stessa cosa per il 2022. Poi magari si tornerà all’antico, ma io sono certo che dopo un paio d’anni ci convinceremo che è una buona soluzione".

Mi sembra la soluzione più sensata. Senza affrettare i tempi, senza soluzioni improvvisate che possono solo creare più danni di quelli già creati dal Coronavirus. Si riparta a settembre-ottobre per concludere le competizioni in corso e si cominci, adesso, a studiare il calendario per una nuova stagione da far iniziare nelle prime settimane del 2021. Con pragmatismo, senza illusioni e, soprattutto, senza questo teatrino a tratti desolante di protagonisti del nostro calcio che orientano il proprio pensiero in base alla personale convenienza.

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