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Quando anche i sogni del calciomercato diventano un tabù

Quando anche i sogni del calciomercato diventano un tabùTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 31 marzo 2020, 13:12Il corsivo
di Marco Conterio

Vivere e sopravvivere. La linea sottile che demarca questo confine si fa sempre più labile. E' l'anima che soffre, schiacciata dal senso di colpa dell'ipocrisia e dal naturale istinto del voler guardare avanti. Battiamo di calcio come mendicanti di un sentimento sopito, di una passione quasi perversa, quando il virus semina morte e disperazione. Però è la natura dell'animo dell'uomo: cercare porti e ancore, rifugiarsi nell'essenza stessa dei sogni. Col pallone che si ferma sono rotolati via i sospiri, in un mondo dove il respiro è oggi più che mai al centro del pensiero.

Siamo fermi ma la mente vaga. Però stoniamo, come insoddisfatti cantanti alle prove prima del concerto, quando davanti a uno schermo discorriamo di terzini, di attaccanti, di cifre, di milioni. C'è una realtà e una vita parallela che scorre dentro le nostre case. Il presente è incerto, ci solleviamo sulle sicure sponde del passato ma dobbiamo pensare al futuro. Vogliamo farlo. Il pane d'ogni giorno, su queste tastiere, su questi schermi, si chiama calcio, si declina in calciomercato. E come fai a parlare di Ronaldo e del suo contratto, di Ausilio e del suo obiettivo, di Gazidis e di quell'allenatore, quando il mondo fuori non respira, non si abbraccia. Quando il mondo muore, fuori, dentro?

Scadiamo nella retorica, cadiamo nell'ipocrisia.
Diamo priorità e valori, questo sì. Tutto ha un filo conduttore e par quasi stucchevole ribadirlo e ripeterlo. La vita, la salute, l'altro, noi. E' un cerchio distante ma mai così unito a guidare questi giorni difficili e così dovrà esserlo anche in domani che finora non c'è stato. Però non perdiamo di vista i sogni. Impariamo a essere leggeri e non superficiali, la differenza è tutta lì. La vita è un dono, sperare, sognare, colorarla è nelle mani di ognuno di noi. Ci proviamo col calcio e nei suoi derivati. Coi contratti, coi sogni, con i terzini, con le plusvalenze, coi colpi mancati. Lo facciamo anche oggi perché i treni si fermano ma i binari restano. Così come le speranze. Coi piedi per terra, però, senza retoriche o ipocrisie. Solo con più coscienza e realismo.

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