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Sarri, Conte e due gestioni agli antipodi. Ma nessuno sembra fare la cosa giusta

Sarri, Conte e due gestioni agli antipodi. Ma nessuno sembra fare la cosa giustaTUTTO mercato WEB
mercoledì 15 luglio 2020, 08:00Il corsivo
di Raimondo De Magistris

Deve essere la squadra ad adeguarsi all'allenatore o l'allenatore ad adeguarsi alla squadra? La domanda è tornata di attualità nella giornata di ieri, perché Maurizio Sarri a precisa domanda ha spiegato il motivo per il quale - in questa Juventus - si vede ben poco delle squadre di Sarri. O meglio, del Napoli di Maurizio Sarri. "Ogni allenatore allena in base alle caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione, altrimenti diventa allenatore di se stesso non della squadra", ha detto in conferenza stampa.
Dichiarazioni che sorprendono perché arrivano da un allenatore chiamato per dare un'impronta alla Juventus. Quest'anno nessuno dà per scontato il nono Scudetto consecutivo dei bianconeri, ma è chiaro che quando arriverà sarà soprattutto per demeriti delle avversarie, di un Napoli che s'è suicidato ancor prima di iniziare e di Lazio e Inter venute meno sul più bello. Non è per un passo in avanti della Juventus dal punto di vista della media punti (8 in meno rispetto a un anno fa dopo 32 giornate), né per un salto di qualità dal punto di vista del gioco. Sarri ha lasciato campo libero alla sua squadra, si affida alle giocate dei singoli per risolvere le partite.
Ma Sarri era stato chiamato per questo? Probabilmente no, e infatti nonostante lo Scudetto in arrivo le riflessioni sulla sua gestione sono aperte. E arriveranno a maturazione solo dopo la Champions League.

Dall'altro lato, il comportamento di Antonio Conte è esattamente opposto. Fedele al suo 3-5-2, l'allenatore dell'Inter porta avanti la sua idea di calcio e non la adegua nemmeno a un giocatore come Christian Eriksen, il miglior colpo della sessione invernale di calciomercato.
In teoria, è per distacco il miglior centrocampista nerazzurro. In pratica, nelle ultime partite ha giocato solo gli ultimi scampoli di match. Perché per Conte non ha (ancora) le caratteristiche adatte per fare la mezzala nella sua Inter, perché per ora il 3-4-1-2 è un esperimento accennato e già accantonato. E allora meglio Gagliardini e Borja Valero.
Con uno Scudetto già andato e una qualificazione in Champions già certa, verrebbe da chiedersi quando se non ora? Eppure Conte va avanti per la sua strada, con Eriksen che dovrà adeguarsi e pedalare se vorrà trovare spazio.

Sarri e Conte agli antipodi, insomma. Da un lato un allenatore rassegnato a dover fare il gestore, forse il ruolo che gli riesce peggio. Dall'altro un allenatore che è disposto a portare avanti la sua idea di calcio anche a costo di dover sacrificare il suo miglior centrocampista. Chi ha ragione? Difficile dirlo. Anzi, probabilmente l'unica certezza è che non esista una formula magica. E infatti, con la prima stagione sempre più vicina al suo epilogo, su entrambi non si dissipano le nubi per quello che poteva essere e non è stato. Non hanno fatto male, ma potevano (dovevano?) fare molto di più.

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