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Torna il calcio e torniamo un po' noi

Torna il calcio e torniamo un po' noiTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 28 maggio 2020, 21:17Il corsivo
di Marco Conterio

Torna il calcio e torniamo un po' noi. Consapevoli che questo calcio non è per noi, per chi di cuore e passione vive il pallone che rotola. Sarà solo un surrogato, dollari che rappresentano fondamenta che stavano per crollare. Loro e noi, chi gravita intorno a spalti che saranno vuoti, perché non sarà il calcio coi tifosi, dei tifosi, per i tifosi. La gara in chiaro, quando è chiaro che sarebbe solo un palliativo, sarà accolta nel caso con piacere ma senza grida di giubilo. Perché il calcio, ora, in questo mondo senza respiro, ha assunto ancor più un ruolo taumaturgico. L'importante è che ci sia, come atto di fede, e poco importa se sarà oscurato, lontano, freddo, distante, echi nel silenzio. E' il cuore che pulsa a far rumore e se Parigi val bene una messa, qui ci accontentiamo pure di stadi fatiscenti ma rimessi a lucido per far da cornice al pallone che va. Il calcio ha chiesto d'andar avanti e di essere ascoltato, perché vive e dà vita.

Non è solo aspetto ludico, piuttosto questa è una patina che anche i più realisti del re si sono accorti esser sparita. Evviva il calcio, per quel che sarà finché questo mondo sarà. Vincenzo Spadafora, ora Ministro dello Sport ma che ha speso una vita per gli ultimi, da più giovane presidente di Unicef, ha messo la salute al primo posto. Ha capito forse troppo tardi che dietro alla locomotiva della Serie A c'è un intero treno di persone, di aziende, di indotto, che vive e col pallone dei riflettori paga mutui, vacanze, bollette e pure i biglietti per gli stadi. Che non saranno come cuor comanda, ma freddi come l'animo di chi ha vissuto questi tempi bui. Il calcio sarà una luce, una carezza, in questo sprofondo. E dita incrociate, per lui, per noi, per quel che ci circonda. Però torna. E torniamo con lui.

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