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Elia: così ne nascono pochi

Elia: così ne nascono pochi
mercoledì 18 novembre 2009, 00:002009
di Gianluigi Longari

"Giocatori così non ne nascono più". Riferendosi ad un'ala vecchio stampo, che faccia della velocità, del dribbling, dell'inventiva e dell'efficacia le sue caratteristiche principali; più di una volta sarà capitato di ascoltare l'affermazione precedente, magari accompagnata a sperticate lodi ai più grandi interpreti del ruolo dei tempi che furono.
Lungi da me paragonare (per adesso almeno) il protagonista di questa settimana ai mostri sacri del calcio, però la convinzione che quando si parla di Eljero Elia, si tratti di un calciatore con doti assolutamente fuori dal comune, resta viva e solida nella mente di chi vi scrive.

Elly, questo il soprannome con cui amici più cari e tifosi amano incitarlo, nasce nell'Olanda meridionale, a Voorburg, il 13 febbraio del 1987, da genitori di origini surinamesi, come tradiscono chiaramente la sua conformazione fisica e buona parte delle sue caratteristiche a livello atletico. Fin dai primi passi Eljero si dimostra naturalmente predisposto allo sport in generale, anche se è il pallone da calcio lo strumento che lo accompagna in quasi ogni momento della giornata.
Uno strumento con il quale Elia palesa un'indiscutibile attitudine, tanto da essere tesserato da piccolissimo (intorno ai 6 anni) dal club della sua città, l'SV Voorburg. Passeranno solo tre anni prima del grande salto verso le giovanili di un club professionistico, triennio costellato da continui cambiamenti per l'allora piccolissimo Elly, che lo portano a vestire le maglie di TONEGIDO e Sport Forum, altre squadre della zona che si combattono il suo precocissimo ma non per questo già evidente talento.

È il 1996 l'anno del primo grande salto di Elia, che a soli 9 anni di età, viene inserito nei quadri giovanili dell'ADO Den Haag, la squadra di una delle più importanti città d'Olanda: L'Aia (in olandese appunto Den Haag). Vi rimane per altre quattro fruttuose stagioni, che gli permettono di affinare anche tatticamente le doti che una generosa madre natura ha voluto conferirgli, e di farsi notare dai sempre attenti talent scouts dell'Ajax di Amsterdam, da sempre il gotha del calcio olandese.
Eljero Elia inizia dunque la sua esperienza tra i lanceri con i migliori auspici, aspettative che non vengono però ripagate dalla stima e soprattutto dall'insufficiente lungimiranza dei dirigenti biancorossi, che dopo solo due stagioni di apprendistato, nel 2002, decidono di rispedire il pacco al mittente, ritenendo scarse le possibilità che Elia, con quel fisico non esattamente da marcantonio (era ancora lontano dai 176cm di oggi), potesse effettivamente trasportare anche ad alti livelli un talento indiscutibile a livello giovanile.
Errore. Gravissimo errore, che a L'Aia nessuno si sogna di segnalare al club più titolato d'Olanda, ed è cosi che un deluso Elia ritorna ad intraprendere la trafila nelle giovanili dell'Ado, interrotta due anni prima. Un altro biennio di lavoro e sacrificio e, a 17 anni, nel dicembre del 2004, l'enorme gioia per la prima presenza in Eredivisie. Ne seguiranno altre 4, durante quella stagione, a preludio del ruolo da assoluto protagonista che Elia vestirà dal 2005 in poi con la maglia dei Cigni.

Saranno infatti ben 55 le presenze messe in fila nei due campionati successivi, tornei che si riveleranno di importanza determinante nell'ascesa calcistica di Elia, che proprio nel corso di questi due anni, maturata una crescita anche a livello fisico, inizierà ad imporsi come uno dei talenti più promettenti e dotati dell'intero panorama calcistico Orange, realizzando anche 6 reti.
È il tempo delle rivincite per il nostro Elly, che al termine della stagione 2006/2007, si trova sul mercato come uno dei pezzi più pregiati made in Eredivisie, tanto da indurre perfino l'orgoglio dell'Ajax ad ammettere di avere sbagliato nella valutazione, ritornando ad imbastire una trattativa con l'ADO Den Haag per il suo acquisto. Sembra fatta, il giocatore stesso pare entusiasta di avere una nuova opportunità per diventare un idolo dell'Amsterdam ArenA, ma ancora una volta il sogno di Elia arriva ad infrangersi con la realtà dei fatti. Fu il suo club di appartenenza a scegliere per lui, e dal sognare lustrini e paillettes di Amsterdam, si ritrovò a risvegliarsi nella ben più parca Enschede.

Nessuna ArenA per lui, ma il più sobrio De Grolsch Veste abbinato alla sgargiante casacca rossa del Twente. Nuova avventura, e nuovo capitolo per la vita professionale di Eljero, che ha il merito di riuscire a trasportare anche nel suo nuovo club tutte le caratteristiche che lo avevano imposto come uno dei migliori calciatori Orange. Si susseguono cos prestazioni da urlo accompagnate da un bottino di reti cospicuo, abbinamento che non tarda ad essere captato dalla nazionale di categoria, dalla quale viene convocato a più riprese.

È però la scorsa la stagione della consacrazione definitiva per Elia. In coppia con Marko Arnautovic, forse troppo frettolosamente acquistato dall'Inter, incanta tutte le platee che si trova ad affrontare, contribuendo non poco al bottino di reti di ogni suo compagno di reparto. Frequenti saranno infatti le sue discese su entrambe le fasce, costellate da accelerazioni e dribbling secchi, fulminei, spettacolari ma mai fini a sé stessi; dopo le quali mette in condizione l'attaccante, o se stesso di concludere agevolmente a rete. Saranno 11 le sue realizzazioni dopo due campionati al Twente, alle quali fa addirittura seguito il prestigioso riconoscimento che lo incorona quale Young Player of the Year, premio che vale doppio se si tiene conto che ad assegnarlo e a stabilirlo è sua maestà Yohan Cruijff.
Servono 9 milioni (prezzo standard, dalle parti di Enschede) per strapparlo al Twente, ed è l'Amburgo ad avere la meglio in una lotta piuttosto serrata che vede PSV Eindhoven e, manco a dirlo, Ajax sugli scudi. L'estate è di quelle propizie, e dopo il passaggio in Bundesliga arriva anche la tanto attesa e meritatissima convocazione in nazionale, di cui diviene a tutti gli effetti titolare inamovibile e punto fermo, bagnando con un assist per Huntelaar (udite, udite, lui l'ha fatto segnare) l'esordio, e confermando con una rete nella sua seconda presenza il buon rapporto fin qui instaurato con la maglia Orange.

Di pari passo anche l'impatto con il suo nuovo club, del quale si impone presto come miglior giocatore in questo primo scorcio stagionale, diventando dopo un esordio sfolgorante, l'indiscusso idolo dell' HSH Nordbank Arena.
Non sarà quella di Amsterdam, ma il ragazzo ha le carte in regola per conquistare tutti i palcoscenici che desidera...