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Fer: un po' Gullit, un po' Vieira

Fer: un po' Gullit, un po' Vieira
mercoledì 4 novembre 2009, 00:002009
di Gianluigi Longari

Può un colosso d'ebano alto quasi uno e novanta, che di ruolo fa il mastino davanti alla difesa riuscire a coniugare l'aggressività e la forza tipiche della sua posizione con doti tecniche e piedi dolci da trequartista? Assolutamente sì, e se invece siete convinti del contrario, è evidente che non conosciate a sufficienza il protagonista del nostro appuntamento settimanale: Leroy Fer.

Johan Leroy Fer, nasce nel sud dell'Olanda, precisamente nella città di Zoetermeer, il 5 di gennaio del 1990. Fin da bambino, la sua vita viene fortemente incentrata sull'attività atletica, per la quale risulta naturalmente predisposto, un po' per un fisico da sempre piuttosto slanciato e potente, ed un po' anche in virtù di una tradizione familiare di assoluto prestigio.

Il padre Lesley Fer è stato infatti un grande appassionato di baseball; sport praticato anche a discreti livelli, mentre il nonno fu un buon giocatore di calcio nelle file del Curacao, città delle Antille Olandesi da cui il nucleo familiare dei Fer trae le proprie origini. Ulteriore conferma, al di là dei livelli di eccellenza raggiunti poi da Leroy, si abbia anche nella parabola sportiva del fratellino Leegreg, anch'egli calciatore, attualmente in forza all'Excelsior.
Ed è proprio alle lunghe partite a calcio nei prati della Zuid Holland che il nostro Leroy deve gran parte della sua fortuna. Le sue indubbie qualità vengono infatti notate dai primi osservatori locali, che pensano bene di scritturare il talento dell'allora bambino, per la squadra della città, il DWO Zoetermeer.

Ma una stoffa di tale valore, difficilmente passa inosservata, ed è così che dopo un torneo che vede i baby del DWO opporsi alle giovanili delle più importanti squadre professionistiche della regione, come Sparta Rotterdam e Feyenoord, i talent scout del club biancorosso decidono di scommettere sul piccolissimo Leroy (aveva solo 9 anni) e di portarlo al De Kuip assieme al suo grande amico Kaj Ramsteijn.
Iniziò così la storia tra il talentuoso Fer ed il De club van Zuid (uno degli appellativi con i quali il Feyenoord è noto in Olanda), un connubio destinato a durare nel tempo e a regalare reciproche soddisfazioni ad ambedue le parti. Grazie alle eccellenti strutture della società, infatti, il piccolo Leroy diventa dapprima adolescente e poi uomo, non dedicandosi anima e corpo al calcio, ma portando avanti anche gli studi nel College Thorbecke di Rotterdam. D'altro canto, il Feyenoord, viene ricambiato da una crescita costante a livello fisico e soprattutto tecnico da parte di questo piccolo Gullit (paragone giustificato non solo dalle sembianze fisiche), che non va che a confermare l'assoluta ed indiscutibile qualità dell'attività di scouting del club di Rotterdam, andando a porsi come un ulteriore tassello della nidiata di futuri campioni in maglia biancorossa, affiancando prospetti di sicuro avvenire del calibro di Georginio Wijnaldum (assieme al quale e con la partecipazione di Diego Biseswar si diletta a comporre musica rap), Luc Castaignos e volendo anche Kermit Erasmus, seppur con qualche remora in più.

In parallelo inizia la frequentazione di Leroy con le Nazionali di categoria, ed è da qui che i primi paragoni più che illustri cominciano ad essere scomodati per descrivere le attitudini sul campo di questo piccolo (solo di età) gioiello. E' Cor Pot, selezionatore tecnico delle Nazionali di categoria, ad individuare per primo un certo parallelismo con Patrick Vieira. Come l'interista dei tempi belli, infatti, Fer evidenzia una raffinata eleganza anche nello svolgere le mansioni più umili sul rettangolo verde, e proprio come nel caso del capitano dei Blues, anche Leroy sfrutta il proprio strapotere fisico per sradicare letteralmente i palloni dai piedi avversari abbinandolo ad una dolcezza nel piede tale da permettergli di rilanciare l'azione con precisi cambi di fronte e lanci illuminanti.
Ulteriore "assonanza" con la carriera di Vieira, si verifica al momento di decidere quale nazione rappresentare definitivamente. Nonostante i natali orange al 100%, Leroy sente molto forte il suo spirito di appartenenza a Curaçao, e per alcuni mesi sembra indirizzato a prediligere le Antille alla nazionale dei tulipani. Uno snodo decisivo si ha però nell'agosto del 2009, quando il talento di casa Feyenoord decide di far prevalere il cervello al cuore, optando per la selezione di Bert van Marwijk.

E' proprio l'attuale ct olandese a giocare un ruolo di grande importanza nella carriera di Fer al Feyenoord. Ai tempi della sua esperienza per la squadra di Rotterdam, infatti, van Marwijk concede al ragazzo la gioia del debutto, il 2 dicembre del 2007 contro l'Heracles, ed è proprio su forte pressione del selezionatore orange che Leroy firma a distanza di 4 giorni il suo primo contratto a livello professionistico con la squadra biancorossa, alla quale è legato sino al 2012.
Ma la sua "prima" tra i professionisti è tutt'altro che una soddisfazione estemporanea: saranno infatti ben 13 le sue apparizioni durante il suo primo campionato, condite dalla gioia del primo gol ufficiale, il 30 marzo del 2008 contro il NAC Breda.

La stagione scorsa è invece quella della consacrazione per "Il re di ferro" (questa la traduzione del suo nome e cognome in francese), che secondo le disposizioni tattiche dell'allora tecnico Gertjan Verbeek, inizia ad avanzare il suo raggio d'azione fino ad arrivare a giostrare nel ruolo di centrocampista offensivo alle spalle del veterano Roy Makaay. È proprio durante questo campionato che Leroy da' totale sfoggio delle proprie abilità a livello tecnico, che se in posizione arretrata gli erano valse il paragone con Vieira, 30 metri più avanti iniziano a scomodare parallelismi ben più scomodi, specie da queste parti: il tulipano nero Ruud Gullit.
Ma la duttilità di impiego del ragazzo fa sì che non sia questa la sua ultima collocazione. Per diverse esigenze, Fer si trova addirittura spostato in difesa, sulla linea dei terzini riuscendo a mantenere un livello di rendimento tale da far lievitare l'interesse nei suoi confronti da parte di quasi tutte le big europee. Tutto inutile, beninteso, il Feyenoord tiene duro e riesce a riconfermarlo anche per la stagione in corso.

Da agosto Leroy perde lo status di fantastica promessa, per assumere il ruolo di giocatore chiave della formazione dell'attuale tecnico Mario Been. Lerra, questo il suo nickname durante le sue performances rap, trova continuità di impiego come schermo davanti alla difesa biancorossa, ed in questo ruolo continua il suo processo di affermazione totale come star del calcio orange. È infatti uno dei pochi a garantire prestazioni eccellenti anche in questo complicato inizio di stagione per il Feyenoord, tanto da meritarsi le lodi di compagni come Van Bronckhorst, che lo definisce come "assolutamente indispensabile", e di dirigenti come Leo Beenhakker, che durante una recente sfuriata pubblica nei confronti della squadra sottolinea l'assoluta importanza di Fer per le sorti del suo team.

Un giocatore difficile da inquadrare, dunque, ma anche uno dei pochi calciatori per cui questa caratteristica rappresenta un pregio anziché un difetto. Il consiglio alle squadre italiane è di muoversi per tempo, per avere la possibilità di assicurarsi un sicuro protagonista ai massimi livelli del prossimo decennio calcistico. In questi mesi la pressione del Manchester United (per il quale Leroy nutre da sempre una fortissima passione) si è fatta sempre più insistente, ma i margini per recuperare ed avere la meglio ci sono ancora.
D'altra parte, un fenomeno in grado di compendiare in sé stesso tutte le caratteristiche del Total Voetbal tanto decantato nella terra dei tulipani non è roba di tutti i giorni. È un'impresa da Leroy Fer.