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Julio Cesar, un altro imperatore per i neroazzurri

Julio Cesar, un altro imperatore per i neroazzurri
lunedì 10 ottobre 2005, 00:012005
di Michael Angelici
Una nuova generazione di portieri sta facendo risalire le quotazioni del ruolo in Brasile. Julio Cesar è senza dubbio il migliore.

Il Brasile non è famoso per i portieri. Esporta pallavolisti, cestisti, tennisti, piloti di Formula 1, "meio de campo" (fantasisti) ed anche attaccanti. Ma portieri no.
«In Brasile nessuno vuole giocare mai in porta. Il ruolo è disprezzato. Il Brasile ha sempre avuto il problema del portiere, a parte l'era di Gilmar, il migliore del secolo» ricorda Altafini.
Di estremi difensori brasiliani entrati nella storia per le incredibili papere ne sono pieni i libri. Moacyr Barbosa ad esempio. Campionati del Mondo 1950, Rio de Janeiro. Brasile e Uruguay si affrontano nella partita conclusiva di un girone finale a quattro squadre. Il Brasile è a punteggio pieno, grazie a due vittorie stratosferiche (7 a 1 alla Svezia, 6 a 1 alla Spagna), l'Uruguay ha tre punti, avendo pareggiato con gli iberici e vinto con gli scandinavi. Al Brasile è sufficiente un pareggio per aggiudicarsi il titolo. Ma dopo il gol di Triaca, l'Uruguay trova il pareggio con Schiaffino e soprattutto la rete del vantaggio di Ghiggia, con l'estremo difensore verdeoro che si fa infilare sul suo palo da un tiro maligno. E' la sua fine. Vive il resto della sua vita da emarginato e il suo nome equivale a sfortuna irreversibile. Poco prima di morire disse: "In Brasile la pena per chi si macchia di un omicidio è di trent'anni di galera: io da mezzo secolo pago per un crimine che non ho mai commesso". Altra storia quella Di Valdir Peres, mediocre "goleiros" che fece svarioni di ogni tipo in mondovisione durante il mitico Mundial 82 in Spagna.
Ma da Dida in poi, le cose sembrano cambiate. Oltre al fenomeno rossonero altri giovani portieri brasiliani si stanno mettendo il luce in tutto il mondo. Da Gomes, ventiquatrenne gigante del PSV, a Jefferson, ex Botafogo e Cruizeiro, ora in Turchia al Trabzonspor, a Fabio scuola Vasco da Gama ora al Cruizeiro e numero 12 della selecao nella Coppa America 2004.
Ma, senza ombra di dubbio, il più forte "goleiros" di questa nuova generazione è Julio Cesar, il nuovo numero uno neroazzurro.
Un sondaggio realizzato ai tempi dei suoi miracoli al Maracanà, lo colloca come il miglior portiere di sempre del Flamengo, davanti a gente come Amado, Jurandir, Garcia e soprattutto Raul l'estremo difensore della fantastica squadra che schierava Zico e Junior che vinse tutto in Brasile, in Sudamerica e nel Mondo.
Fisico compatto ed elastico, non particolarmente possente (è alto 186 cm e pesa 79 Kg), Julio Cesar, è molto reattivo fra i pali, bravissimo nelle uscite basse, riesce a destreggiarsi benissimo con il pallone fra i piedi ed è in grado di effettuare rinvii con una precisione eccezionale. L'ex idolo della tifoseria rubronegra ha forse il suo maggior difetto nella continuità di rendimento. Qualche svarione in un campionato lo concede sempre.
"Il ruolo del portiere è molto diverso rispetto a quello del resto dei componenti di una squadra." Dice il carioca. "Deve saper trasmettere sicurezza a tutto il reparto difensivo. Se poi commette un errore, 9 volte su 10 prende gol. E' molto difficile riuscire a sopportare pressioni e responsabilità del genere, ma se non ne fossi in grado, cambierei di certo mestiere. Bisogna cercare di migliorare ogni giorno prendendo esempio dai migliori interpreti del ruolo". Per esempio da Dida, il suo nuovo dirimpettaio a Milano. Al riguardo il portierone rossonero ha voluto dire la sua: "Mi auguro che possa fare bene. Il suo arrivo in nerazzurro mi rende felice perchè ancora una volta potremo dimostrare che noi brasiliani non siamo solo attaccanti. Taffarel ha fatto un po' da apripista per noi portieri brasiliani in Europa. Ora nel vostro continente ci siamo io, Julio Cesar e Gomes e stiamo dimostrando di essere all'altezza". I paragoni tra i due cominciano ad essere insistenti, certo è che i due sono, per carattere e caratteristiche, diversissimi. Chiacchierone ed estroverso l'interista, compassato e di poche parole il collega milanista. Poco incline alla "parate per il pubblico" e molto essenziale il numero uno della selecao, plateale e fantasioso il carioca. Attualmente come valore assoluto, Nelson si fa nettamente preferire ma l'età e i notevoli margini di miglioramento sono tutti dalla parte di Julio Cesar.

Siamo nella Baixada Fluminense, area pianeggiante che descrive la caotica e violenta periferia di Rio de Janerio, precisamente a Duque de Caxias. E' qui che, il 3 settembre 1979 nasce da papà Jenis Honorato e mamma Maria, Julio Cesar Soares de Espindola. La famiglia è completata da Janderson and Jenis Junior: i fratelli del portierone interista.
Come tutti i giovani brasiliani non ne vuole sapere di giocare in porta, infatti, comincia la sua carriera come centravanti nel piccolo club di futsal del Grajaù Country. La struttura fisica, però, è già superiore alla media dei suoi coetanei e quindi viene "retrocesso" a goleiros. Proprio nel suo nuovo ruolo viene notato da alcuni osservatori del Flamengo che nel 1991, quando Julio Cesar ha 12 anni, lo fanno passare nello squadrone di Rio. L'ascesa è travolgente sia a livello club che di Nazionale. Tutte le rappresentative giovanili brasiliane (Under 15, Under 17 e Under 20) vedono la presenza del giovane portiere carioca. Il 1997 è un anno molto importante per la carriera del neo-interista. Oltre a vincere il Campionato Sudamericano U17, con la nazionale, a nemmeno diciott'anni debutta in prima squadra. Il 6 maggio 1997 nella semifinale della Copa do Brasil, al Parque Antartica di San Paolo contro il Palmeiras, con una prestazione fantastica (para anche un rigore) mette al sicuro la vittoria del Fla (che vincendo pure al ritorno, andrà in finale - poi persa con il Gremio).
Nelle stagioni successive mette assieme un numero sempre maggiore di presenze, finché diventa il titolare soffiando definitivamente il posto a Clemer.
Altro anno cruciale nella vita del portiere brasiliano è il 2002. Finalmente arriva l'atteso debutto nella nazionale maggiore brasiliana (da allora 31 convocazioni, 11 match e 960 minuti giocati, 10 gol subiti ed una Coppa America vinta da titolare nel 2004). La sua vita privata è segnata invece dal matrimonio con l'ex di Ronaldo, la modella Susana Werner, che poco tempo dopo mette al mondo Cauet, il loro primo figlio.
Il palmares dell'estremo difensore brasiliano nella squadra di Rio non è eccelso, ma consta comunque di quattro campionati Carioca (1999, 2000, 2001, 2004), di una Copa Mercosul (1999) e di altri trofei minori. Le ultime stagioni del Flamengo sono state, comunque, particolarmente travagliate (la scorsa stagione, ad esempio, il Fla, ha concluso il campionato in diciassettesima posizione a 35 punti dal Santos campione) e nonostante i numerosi miracoli di Julio Cesar, non sono mancati i contrasti con la parte più violenta del tifo rubonegro, con vari tentativi di aggressione. Lui risponde con rabbia ed orgoglio: "Io do la mia vita per la maglia. Non c'è, al mondo, un flamenguista più fanatico di me!".

L'ingresso in scena dell'Inter in una situazione che si era fatta incandescente, capita a proposito.
Dopo averlo ingaggiato a costo zero (si era svincolato dal club brasiliano) da gennaio a giugno di quest'anno, viene prestato al Chievo Verona (per problemi di tesseramento legati al suo status da extracomunitario) e da quest'estate diventa finalmente neroazzurro. Il ballottaggio con Francesco Toldo (che si lamenta in varie occasioni) è vinto immediatamente dal carioca. Immaginiamo che Mancini non si ricrederà più su questa decisione. Giustamente.