Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre alessandriaascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / inter / Editoriale
L'Inter non è democristiana
martedì 16 gennaio 2018, 00:00Editoriale
di Alessandro Cavasinni
per Fcinternews.it

L'Inter non è democristiana

Ramires vicino, Ramires lontano. Rafinha vicino, Rafinha lontano. Deulofeu vicino, Deulofeu lontano. E poi Cristante, Jankto, De Vrij, Carrasco, Bastoni, Gaitan, Verdi, Correa, Nolito, Schürrle, Pastore, Mkhitaryan, Reus... Sono già tantissimi i nomi accostati all'Inter per questo mercato e anche per il prossimo. Non ci facciamo mancare nulla, come sempre. Nomi sparati a ripetizione.

Sabatini e Ausilio hanno intanto risolto il problema noto pure alla madre di Spalletti: difesa sistemata con Lisandro Lopez. Adesso, presumibilmente, arriverà un altro elemento a completare il reparto di mezzo tra il centrocampo e l'attacco. Un trequartista/ala in grado di far rifiatare i soliti noti, arrivati a questa sosta in palese affanno forse più psichico che fisico. Nomi a parte, poi, è chiaro che con l'eventuale uscita di uno tra Joao Mario e Brozovic bisognerà riempire l'ulteriore vuoto.

Nomi su nomi, profili su profili. In questo mare di incertezza resta un punto fermo: l'Inter non è democristiana e non può avvalersi di giocatori democristiani. I nerazzurri non hanno mai vinto con gente 'normale', diplomatica, che asseconda lo status quo. E' la Juventus che vince con le acque calme, quando non ci sono scossoni,quando tutto resta sui binari immaginati. In campionati senza patemi, dove tutto scorre per inerzia, la storia ci racconta che poi a spuntarla sono sempre i bianconeri.

L'Inter, invece, ha anima rivoluzionaria, sovversiva. Ha un Dna tutto suo, che quasi scansa la monotonia. L'Inter non vince, l'Inter trionfa. E le capita spesso, a dispetto di quanto dicano i soliti detrattori e intertristi, gente che quando apre bocca non sembra saper di parlare di uno dei club più titolati al mondo.

Capire la diversità dell'Inter è alla base del successo del club. Una diversità che, fatalmente, deve rispecchiarsi anche in campo, sia nella panchina che tra i giocatori. Gente ortodossa non fa per il nerazzurro. Non a caso con Spalletti si è tornati a un livello più che accettabile: l'allenatore di Certaldo ha in sé tutti i crismi del vero interismo, dal genio tattico alla presenza scenica. La comunicazione fa tantissimo in un mondo permeato da news h24: i messaggi che lancia raggiungono, infatti, non solo i tifosi ma pure i suoi ragazzi. L'allenatore è la copertina del club. Mancini e Mourinho, in altre piazze, non hanno avuto la stessa adeguatezza.

E allora torniamo all'origine. Nomi in quantità per questo mercato, ma l'importante sarà azzeccare gli uomini. Serve gente da Inter prima nell'anima e poi in campo. Niente democristiani, solo rivoluzionari.