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tmw / inter / Editoriale
Due destini
giovedì 22 novembre 2018, 00:00Editoriale
di Mattia Zangari
per Fcinternews.it

Due destini

C'è un'Inter che è già ripartita dopo i quattro schiaffoni sonori rimediati a Bergamo, un'Inter che nemmeno la sosta ha potuto fermare. Una squadra composta da due giocatori che ha pensato di ingannare la lunga attesa prima della rivincita da prendersi in campionato sperimentando la gioia che provoca la prima volta in rete con la propria Nazionale. Mauro Icardi e Matteo Politano sono i gemelli diversi del gol nerazzurro: i due attaccanti più prolifici della Beneamata hanno timbrato il cartellino a qualche ora di distanza l'uno dall'altro solo per colpa del fuso orario, riuscendo comunque a dare un senso circolare al tramonto di un martedì e un'alba di un mercoledì del colore del cielo e della notte. Apre le danze, in senso temporal-interista, l'ex Sassuolo, che sfrutta come meglio non potrebbe la manciata di minuti di fiducia che gli concede Roberto Mancini mettendo in ginocchio gli Stati Uniti allo scadere. Bastano quattro giri d'orologio all'esterno romano per promuovere l'azione che poi sublima personalmente con un tocco di destro ravvicinato dopo la sponda di Roberto Gagliardini. 'Tutto e subito' è l'esatta esemplificazione dell'avvio di stagione dirompente in un top club dell'ex ragazzo che sa fare la differenza solo in provincia. 

A un oceano di distanza, quando la goduria corre ancora nelle vene di Politano, Maurito ci impiega giusto 71 secondi per chiudere la bocca agli ultimi scettici rimasti su pianeta circa il suo bottino di marcature internazionali: la rete segnata nell'amichevole contro il Messico, poi vinta 2-0 dall'Argentina di Lionel Scaloni, è la quarta di stampo extra-nazionale nella stagione in cui il capitano dell'Inter era obbligato a rispondere 'presente' alla chiamata dell'Europa e del mondo al culmine di cinque stagioni trascorse a banchettare sui campi di Serie A. Cancellato anche l'ultimo tabù personale: dopo aver battezzato Tottenham, Psv e Barcellona nelle prime quattro apparizioni in carriera in Champions League, il rosarino infrange il digiuno all'ottava partita con l'Albiceleste, dopo 473 minuti a secco. Due presenze in più di Messi e Aguero per sbloccarsi, per intendersi, e sei più di Batistuta che lo ha già incoronato come il nueve nuovo pronto a rimpiazzare Higuain. Ma quando c'è Icardi di mezzo è anche inutile fare paragoni perché si finisce sempre per esaltarne la caratteristica peculiare o per denunciarne il difetto più evidente rispetto ai centravanti di ieri e oggi. Quel che è resta vano quando si parla di lui, inoltre, è che, prima o dopo, smentisce i fatti precedenti, che sia nel corso dei novanta minuti di una partita o di una stagione: è capace di non vedere biglia e di regalare l'intera posta in palio con due tocchi al massimo. Non a caso, quel ragazzino di belle speranze partito da Genova è diventato immediatamente predestinato a Milano colpendo la Juve sotto la Curva Nord prima di portarsi le mani alle orecchie per sentire il silenzio surreale dei suoi detrattori. A cinque anni da quel giorno è cambiato solo il modo di esultare: nulla di preparato, una felicità che sgorga dal cuore di chi ha sofferto in esilio troppo tempo lontano dalla Seleccion e da quella rete che stranamente non si gonfiava.

E così gli astri nerazzurri sono tornati al loro posto lontano dall'Italia: a più di 10mila chilometri di distanza, i due destini che si uniscono di Icardi e Politano sono la notizia più positiva per Spalletti nella due settimane di trasmissioni chiuse in Serie A. Quelle da maledire per il solito problema fisico di Sime Vrsaljko sono diventate le stesse da accogliere con favore per l'umore alle stelle di due dei soldati nerazzurri in giro per il globo. Chi è rimasto fermo, ma solo a livello geografico, invece, è Radja Nainggolan, giocatore a cui il Tempo ha strizzato l'occhio sul fronte relativo al recupero dall'infortunio alla caviglia. Se il belga si può dire rinfrancato nel corpo, allo stesso modo si può parlare di Joao Mario ritrovato a livello di anima: i 25 minuti giocati con i colori del Portogallo sulla pelle nella sua casa di San Siro hanno tutta l'aria di un premio di redenzione per un uomo che ha saputo chiedere scusa al pubblico che gli aveva voltato le spalle.

Allora, cosa rimane a due giorni da Frosinone-Inter? Tra una mail spedita a un indirizzo sbagliato, un infortunio chiacchierato, un altro che si ripete puntuale, giocatori più o meno preservati dai vari ct, il bilancio non può dirsi negativo. Una sensazione che conta il giusto quando al Meazza si riaccenderanno le luci e si azzererà il tempo trascorso tra la débâcle con l'Atalanta e il tentativo di riscatto con i ciociari. A quel punto conteranno solo i tre punti, nessun tifoso si ricorderà delle vicende occorse in questo lasso di tempo senza Inter. L'unica domanda a cui dare una risposta sarà: è ripartito il campionato, ripartirà anche l'Inter?

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