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CdS - Gatti: "Tifare Inter è come comprare un cucciolo. Boninsegna l'idolo. E una sera feci le 3.00 a parlare di Calciopoli con Moratti"
martedì 24 dicembre 2019, 09:10Copertina
di Redazione FcInterNews.it
per Fcinternews.it

CdS - Gatti: "Tifare Inter è come comprare un cucciolo. Boninsegna l'idolo. E una sera feci le 3.00 a parlare di Calciopoli con Moratti"

Daniele Gatti, oltre che uno stimatissimo direttore d'orchestra, è un tifoso interista. "Da bambino mi piaceva il blu. Per questo divenni interista. Dal blu e da quella maglia nacque una passione che non mi ha più abbandonato", racconta al Corriere dello Sport. "Seguì a dieci anni lo scudetto del 1971, quello di Invernizzi. E cominciai a giocare a calcio".

Gatti racconta la crescita nel quartiere Gallaratese a Milano, l'immedesimazione in Boninsegna quando si giocava nei cortili insieme agli amici e altri residenti del quartiere. La prima a San Siro. "Non ricordo se Inter-Vicenza o Inter-Atalanta, ero su, in quei posti che una volta si chiamavano popolari. Accompagnato da un mio parente cominciai a non mancare più ad una partita, fino ai 13-14 anni. Proseguì fino al 1975-’76, l’ultima stagione di Boninsegna". Più tardi, complice il lavoro da direttore d'orchestra, fare lo stesso è diventato "più complicato, ma non mi sono mai arreso. Ricordo lo scudetto dei record, quello del 1989. Ero in Toscana, non c’erano i telefonini e in programma avevo una Cantata di Bach, un concerto di Mozart e la quarta sinfonia di Beethoven. Alla fine corsi ad un impianto a gettoni per chiamare i miei amici e sapere come stesse andando Inter-Napoli. Era pieno maggio, Matthäus, con quella ormai storica punizione, ci regalò una vittoria e una gioia indimenticabili".

Come quella di una sera del 2007. "Avevo appena finito di dirigere Lohengrin alla Scala e andai a mangiare al Santa Lucia, un ristorante vicino San Babila, proprio sotto la sede della holding del proprietario dell’Inter. Cenai e vidi Moratti che stava uscendo, mi spinsi a salutarlo... da tifoso a presidente. Fu di una gentilezza senza pari. E mi anticipò. “Caro maestro, che piacere”. Io confessai quale piacere profondo fosse per me e rivelai la mia fede interista. Parlando capii che aveva perso una rappresentazione del Lohengrin nel turno per il quale era abbonato e lo invitai ad una replica successiva". Qualche sera dopo l'incontro a cena. "Restammo fino alle tre di mattina e mi raccontò cosa stava succedendo nel calcio e cosa era stata Calciopoli. Ne fui molto colpito. Moratti ha una classe straordinaria. Ogni mese di agosto, da allora, ho ricevuto una busta con l’abbonamento per la tribuna. Ricordo che per l’anno del centenario dell’Inter aveva pensato di inserire nel programma dei festeggiamenti un concerto, avrei dovuto dirigerlo io. Studiammo un po’ la cosa, ma poi tutto si complicò per una serie di problemi pratici. Se mi manca Moratti? Sì tantissimo, proprio tanto".

Gatti si spinge in una definizione molto particolare di cosa rappresenta l'Inter. "Chi tifa Inter si porta a casa un dolore. Tifare Inter è come prendere un cucciolo. È il tuo cane, ti dà gioie senza confini e una tenerezza unica, ma sai che arriverà un giorno che lui non ci sarà più e quella sofferenza ti travolgerà, come la felicità assaporata. Questa è l’Inter". Delle grandi Inter passate, il direttore d'orchestra mette in cima "senza dubbio quella del Triplete", anche se "purtroppo la differenza con la Juve o con il Barcellona è che l’Inter spesso non ha mantenuto la stessa continuità una volta raggiunti i vertici".

Anche nell'Inter attuale ci sono un paio di giocatori che esaltano la fantasia del tifoso. "Lukaku è estremamente generoso e questo mi piace molto... Qualche volta vorrei che migliorasse a stoppare i palloni, ma poi accade quello che abbiamo visto contro il Genoa, gran gol al sette e ottimo controllo di palla... E quindi, bene così. Chi mi incanta è Lautaro, ha classe, è un fenomeno. Dispiaciuto per la partenza di Icardi? No. la vicenda non mi ha toccato per niente. Anzi, approfitto per dire una cosa. Nel mondo della musica i contratti si rispettano. Io sono legato al Teatro di Roma fino al 2021. Ma se faccio una tournée di particolare successo o dirigo una serie di produzioni vincenti non vado poi dal Sovrintendente a chiedere un ritocco".

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