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Il virus Fifa e l'ira di Conte. Ma le nazionali vanno salvaguardate
martedì 15 ottobre 2019, 00:00Editoriale
di Alessandro Cavasinni
per Fcinternews.it

Il virus Fifa e l'ira di Conte. Ma le nazionali vanno salvaguardate

Momento nero per l'Inter. Dopo la prima sconfitta in campionato, bruciante sia per come è arrivata sia per l'avversario in questione sia per la tempistica (fa sempre male subire un ko prima della sosta perché non hai la possibilità di tornare subito in campo), ecco abbattersi su Appiano Gentile il temutissimo virus Fifa. Parliamo di quella particolare infezione che aggredisce i calciatori lontano dal loro club di appartenenza una volta in ritiro con la Nazionale. Stavolta a farne le spese, tra gli altri, sono stati anche due interisti: Danilo D'Ambrosio e Alexis Sanchez. E non sono due stop banali: il difensore si è procurato la frattura di un dito del piede che lo terrà lontano dai campi per almeno due settimane, mentre ben più grave appare il guaio per il cileno, uscito dolorante a una caviglia dall'amichevole con la Colombia dopo un fallo dello juventino Cuadrado.

D'Ambrosio salterà sicuramente Sassuolo, Borussia Dortmund e Parma, ed è in dubbio anche per Brescia e Bologna. Più complesso, come si diceva, il discorso relativo a Sanchez. Il primo referto arrivato dal Cile parlava di "lussazione dei tendini peronei della caviglia sinistra con interessamento del retinacolo dei flessori": non troppo confortante. Stando alle prime indiscrezioni, e in attesa degli esami che effettuerà lo staff medico nerazzurro, ci sono due possibilità: intervento chirurgico oppure terapia conservativa. Nel primo caso, lo stop sarebbe di circa tre mesi, mentre nel secondo di certo il cileno resterà ai box per un mese e poi sarà valutata la stabilità della caviglia. In ogni caso, un inconveniente che mette nei guai Antonio Conte, presumibilmente furente per questi due infortuni. Due assenze lunghe che si vanno ad aggiungere a quella di Stefano Sensi, in dubbio per il Sassuolo dopo il problema muscolare patito contro la Juventus.

Sono inciampi che possono capitare in una stagione e vanno messi in conto. Impossibile immaginare di arrivare a maggio senza alcun tipo di intoppo. Ed è anche in queste situazioni che viene fuori la scorza di un gruppo e il lavoro fatto in profondità. È qui che si misura la statura della rosa, quando tutti rispondono presente, soprattutto quelli meno impiegati. E la mente va logicamente a Lazaro e Bastoni, ma anche a Ranocchia e Politano. Starà a loro non far rimpiangere gli assenti e ritagliarsi una spazio importante in questa fetta di stagione.

Ovviamente, innegabile la frustrazione quando questi problemi sorgono lontano dal club: l'allenatore vede sottrarre al proprio progetto uno o più elementi senza colpe e senza poter prevenire alcunché. E se nulla si può imputare a Mancini per la gestione di D'Ambrosio, ben altro discorso si può fare a proposito di Rueda. Era davvero necessario lasciare in campo per tutta la durata dell'incontro uno come Sanchez, reduce da un'annata travagliata e con pochi minuti nelle gambe? Cosa avrebbe dovuto dimostrare Alexis in un'amichevole di metà ottobre? Non poteva bastare un tempo? Ma ognuno ha le sue priorità e demarcare i limiti precisi risulta spesso essere un esercizio particolarmente ostico.

In molti continuano a puntare il dito sulle gare delle nazionali, ormai viste dalla maggior parte dei tifosi solamente come un peso. In realtà, il calcio delle nazionali resta parecchio affascinante. Spesso una sorta di isola felice che riconcilia con il pallone: in uno sport ormai globalizzato, è proprio nelle partite fra nazionali che viene ancora fuori quella diversità fra stili di gioco e quelle atmosfere magiche che ormai troppo spesso si sono perse nei match dei club. La ricetta per salvaguardare questo spazio potrebbe essere quella di adeguare ancor di più il calendario, recintando le partite per le nazionali in meno numerosi ma più ampi spazi durante la stagione, così da poter dedicarsi a loro in modo più particolareggiato e meno invasivo per i club. E sarebbe prue il caso di diminuire gli impegni di questi ultimi, dando un occhio in più alla salute e accantonando leggermente l'aspetto del business. Utopia? Forse sì. Ma allora poi non lamentiamoci dei virus. Così facendo, siamo destinati ad ammalarci sempre più spesso.