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Quattro bei bocconi, ma la siesta inizia troppo presto: l'Inter vince pur riscoprendo la sua vena paranoica
domenica 20 ottobre 2019, 21:12In Primo Piano
di Andrea Pontone
per Fcinternews.it

Quattro bei bocconi, ma la siesta inizia troppo presto: l'Inter vince pur riscoprendo la sua vena paranoica

Il minuto di silenzio che precede l'incontro tra Sassuolo Inter (il miglior pranzo della domenica possibile per gli appassionati del football nerazzurro) viene vissuto dallo stadio di Reggio Emilia con un'intensità lacerante. La società neroverde ha perso il proprio capofamiglia: Giorgio Squinzi, il signor Mapei, è stato il principale romanziere della favola chiamata Sasòl. Una vita dedicata all'impresa, ma negli ultimi periodi anche al calcio: a quel club che lui ha adottato, come fosse un terzo figlio. L'ha coccolato, fino a portarlo in Serie A, ed a concedergli persino un'effimera ma gustosa parentesi in Europa League. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa dai media proprio mentre due calciatori, fra i tanti estratti dal cilindro neroverde negli ultimi anni, si battevano come dei dannati sul prato del Camp Nou per tentare di ben figurare nella partita più importante della loro carriera: si tratta di Stefano Sensi e Matteo Politano, giocatori dell'Internazionale che a margine della gara contro il Barcellona - una volta avuta conoscenza dell'accaduto - esprimono immediatamente la propria solidarietà alla famiglia Squinzi tramite i rispettivi canali social.

Se l'imminente trasferta bresciana del Sassuolo viene rinviata a data da destinarsi, al termine della sosta per le Nazionali - vale a dire due settimane e mezzo in seguito al decesso del patron neroverde - la squadra di Roberto De Zerbi torna a giocare, e lo fa tra le mura amiche. È una domenica singolare per il popolo emiliano, ma lo spessore tecnico dell'avversario non può consentire di commemorare l'impresario Squinzi con una limpida passerella: dall'altra parte c'è infatti l'Inter di Antonio Conte, desiderosa di tornare alla vittoria. La pausa, per i meneghini, è arrivata davvero nel momento sbagliato: le sconfitte contro Barça e Juventus hanno ovattato l'entusiasmo della tifoseria, nonostante un avvio di campionato sfavillante (c'è ancora rammarico per l'unica chiazza, lo stop europeo con lo Slavia Praga). Il tecnico nerazzurro riparte dalla certezza del 3-5-2, ruotando le pedine di gioco per elargire spazio altresì ad alcune seconde linee quali Bastoni, Biraghi e Gagliardini possono definirsi.

L'avvio di gara per la compagine ospite è folgorante: il folletto di Bahía Blanca, Lautaro Martinez, dimostra d'aver ben appreso i consigli a lui donati dal Principe Milito e sblocca il parziale già al secondo minuto di gioco, con un destro a giro mirato alla perfezione verso il secondo palo che s'insacca alle spalle del portiere Consigli. Poco più tardi, del resto, lo stesso Martinez (lanciato tutto solo verso la porta avversaria) fa riemergere quella venatura d'immaturità che già contro la Juve era risuonata in alcuni frangenti: l'argentino, tradito dall'imbarazzo della scelta dell'esecuzione, ricorre ad una conclusione di collo esterno che accarezza il palo ma non centra la porta. "È un buon attaccante, ma deve segnare di più", ha riferito in settimana Spillo Altobelli. Tutti i torti, forse, il campione di Spagna '82 non li ha. Fatto sta che - complice un'ingenuità dell'ancora inesperto Cristiano Biraghi - all'altezza del quarto d'ora l'esterno d'attacco del Sassuolo, Domenico Berardi, sigla l'1-1 con una stoccata d'autore: stop orientato, finta sul sinistro, sterzata sul piede opposto e colpo da biliardo verso l'angolino basso, dove Handanovic non può arrivare.

Prendono rapidamente il sopravvento i padroni di casa, che azzardano la giocata nell'ultima porzione del campo: Caputo segna, anche se è in nitida posizione di offside e la bandierina si alza. Nel mentre, Lautaro Martinez ha marcato il suo secondo timbro (27'), ma dopo un rapido silent check l'arbitro Giacomelli ha annullato il tutto per colpa di un fallo in attacco compiuto da Romelu Lukaku. A proposito del guerriero belga... Nella prima mezz'ora di gioco risulta completamente fuori dai giri, con i difensori neroverdi che scherzano col pallone in fase di uscita bassa della sfera. L'ex Manchester United, dal canto suo, non vede palla. Fino a quando Stefan de Vrij (ingiustamente relegato da Koeman, c.t. dell'Olanda, al ruolo di riserva del sempre più esiziale de Ligt) sale in progressione e serve il numero 9 nerazzurro. La cui massa muscolare parla da sé: il classe '93 si gira, vince (ça va sans dire) il contrasto fisico con Peluso, mette a fuoco lo specchio e conclude a rete. È 2-1, Inter in vantaggio. L'ultimo giro d'orologio del primo tempo, poi, regala la ciliegina sulla torta: calcio di rigore per i meneghini, che lo stesso Lukaku trasforma con freddezza. Quattro gol nelle prime altrettante trasferte di Serie A: l'ultimo giocatore della Beneamata a vantare questo score si chiamava Diego, e indossava la maglia numero 22.

Il secondo tempo per l'Inter si apre con la quarta gioia: Barella (sempre più in crescita) si guadagna un altro penalty, e stavolta dal dischetto è Lautaro a presentarsi: portiere spiazzato, palla nel sacco. Poker nerazzurro, festa sugli spalti. Gara in discesa, si direbbe. E invece no: Conte, visto il parziale e l'immediato impegno di Coppa contro il Borussia Dortmund, sceglie di richiamare in panchina Antonio Candreva per concedere a Valentino Lazaro un dolce esordio nella luccicante vetrina della Serie A. Mai sostituzione più errata, per sfortuna della gola del coach interista, già grassa per colpa di un'influenza che non gli permetterà nel post-gara di dire la sua ai microfoni dei cronisti presenti (davanti alle telecamere si presenterà il suo collaboratore Stellini). Lazaro, infatti, appena entrato finisce per perdere palla: sugli sviluppi dell'azione condotta dagli emiliani, Djuricic accorcia le distanze (2-4). Più tardi, l'austriaco dalla bizzarria ellenistica viene ammonito per un fallo ingenuo. Jeremie Boga, vivace ala offensiva del Sassuolo, dalle sue parti combina letteralmente ciò che vuole: all'81', a margine di un'azione personale degna del più sincero degli chapeau, sigla la rete che inchioda il risultato sul quattro a tre.

Luciano Ligabue, recatosi sugli spalti del Mapei Stadium, non crede più ai suoi occhi: le credenziali per il trascorrimento di una domenica tranquilla c'erano tutte, eppure - nel giro di un quarto d'ora - la solita (pazza) Inter è stata in grado di guastarsi la festa. Nonostante ciò, la strenua difesa del risultato nel finale è tanto quanto basta per evitare di perdere punti: al momento del triplice fischio, il sospiro di sollievo è d'obbligo. Non è un 4-3 degno dello spettacolo dell'Azteca, ma quantomeno è un risultato che rilancia l'Internazionale nelle posizioni più alte della classifica (-2 rispetto alla Juventus capolista). Mercoledì sera, in quel di San Siro, il dato spettatori rasenterà quota 80.000: una serata da Champions League, per tentare di oltrepassare la linea Gustav e spingersi verso il secondo posto del girone. Il sipario si riapre tra 72 ore. Auf Wiedersehen.

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