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Pandev: "Tornai all'Inter perché mi sentivo in debito. Mou molto leale, il Triplete un sogno a cui non credevo"
sabato 28 marzo 2020, 15:26Copertina
di Mattia Zangari
per Fcinternews.it

Pandev: "Tornai all'Inter perché mi sentivo in debito. Mou molto leale, il Triplete un sogno a cui non credevo"

"Ho lavorato con Mourinho sei mesi all’Inter e abbiamo vinto tutto. E' una persona sincera, molto leale, ti parla tanto, riesce ad entrare in sintonia con i suoi giocatori. Ti dice sempre tutto in faccia, personalmente e davanti alla squadra, e in quel periodo con tanti campioni, questa qualità ha fatto la differenza". Intervistato da Calciomercato.com Goran Pandev, attaccante del Genoa, rievoca i tempi in cui fu uno degli uomini chiave della leggendaria squadra che conquistò il Triplete con lo Special One nel ruolo di condottiero. 

Il macedone arrivò a Milano dopo che, il 22 dicembre 2009, un lodo arbitrale gli diede la possibilità di tornare a giocare: "Nel momento della pronuncia sono impazzito di gioia - ammette -. Sono scappato fuori dalla Lega calcio, Milano era sommersa di neve. Mi hanno raggiunto i miei procuratori. Ci siamo abbracciati e abbiamo esultato come per la vittoria di una finale. Quanta tensione accumulata dentro, senza di loro sarei crollato. E grazie all’avvocato Grassani che mi ha difeso siamo riusciti ad avere la meglio. Ricordo che il giorno dopo sono tornato a casa per le feste di Natale senza conoscere il mio destino. Quando Carlo mi ha chiamato erano i primi di gennaio. Mi ha detto solo questo: 'Mourinho ti vuole'. Mi sembrava di essere tornato a quel giorno di tanto tempo prima, non ci credevo. L’Inter è la squadra che mi ha portato in Italia e mi sentivo in debito. Avevo altre proposte, ma io volevo solo l’Inter". 

L'affare, ovviamente, si concretizzò e il resto è storia... "La squadra era rientrata da Dubai, dove svolgeva il ritiro. Io sono arrivato alla Pinetina il 3 gennaio - ricorda Pandev -. Quando Mourinho mi ha chiamato e mi ha spiegato un po’ di cose, ho pensato: sono tornato a casa. Sentivo che dovevo dare il massimo. Voglio raccontarti una cosa. In quel momento, la mia condizione fisica dopo sei mesi d’inattività era si e no al 20%. Nonostante tanti sforzi per allenarmi separatamente, soltanto il ritmo gara ti da la giusta condizione. Se ho fatto ciò che ho fatto, bene o male, è stato solo per la tensione emotiva che avevo accumulato nei mesi fuori rosa e che Mourinho ha saputo tramutare in carica nervosa e voglia di rivalsa. Il corpo conserva sempre per se qualche energia nascosta. Mourinho ha attinto lì, non so spiegare meglio come. Mi avessero detto che avremmo fatto il triplete non ci avrei mai creduto, e invece abbiamo vinto tutto. Un sogno appunto. Come ho detto prima la vita non lo sai cosa ti porta".