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Djorkaeff: "Avevo criticato la scelta di Conte, ma sta facendo un buon lavoro. Per costruire ci vuole tempo"
sabato 23 gennaio 2021, 11:43News
di Egle Patanè
per Fcinternews.it

Djorkaeff: "Avevo criticato la scelta di Conte, ma sta facendo un buon lavoro. Per costruire ci vuole tempo"

Youri Djorkaeff non dimentica la sua Inter, e nel suo nuovo mondo totalmente reinventato, l'ex interista non dimentica gli anni trascorsi con la Beneamata e l'affetto che tuttora lo lega ai colori della squadra meneghina. E a proposito di Milano dice: "Ci torno spesso perché è una città bellissima, mi è entrata nel cuore sin da subito. Avevo casa in centro, mi è sempre piaciuto tutto: la gente, il cibo, la vitalità. Lì sono nati due miei figli, poi c’è San Siro con i suoi tifosi… è la mia città preferita". Parole al miele che nella lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport parla ampiamente della sua Inter.

Ecco, San Siro. Saprà del progetto di Milan e Inter di abbatterlo per costruirne uno nuovo.
"Mi dispiacerebbe non vedere più quella 'cattedrale', ma penso sia giusto che Milano abbia uno stadio con tutti i comfort degli impianti più moderni. San Siro ha bisogno di una nuova renaissance: in futuro magari sarà diverso, ma rimarrà uno stadio mitico".

Segue ancora l’Inter?
"Sì, ma ultimamente non riesco a guardare le partite senza pubblico: dopo 15 minuti cambio canale, il calcio senza tifosi mi annoia. Quanto all’Inter, è importante che cominci a mettere le fondamenta per un progetto vincente, che si costruisce in 2-3 anni. E c’è bisogno che tutti remino nella stessa direzione. Ci vuole tempo, che nessuno nel calcio sembra avere".

Che effetto le ha fatto vedere Conte su quella panchina?
"All’inizio ne ho criticato la scelta, ma quando io sono andato via all’Inter è arrivato Lippi, quindi… penso però stia facendo un buon lavoro, e questo è l’importante".

Nella sua carriera ha giocato con Ronaldo, Baggio, Zidane e altri campioni. Chi è stato il migliore?
"Ronie, non a caso il suo soprannome era il Fenomeno. Era il più forte in un momento in cui, in Italia, giocavano tutti i migliori. Ha cambiato il calcio, era un centravanti che arretrava per prendere palla, ma andava anche sulla fascia a crossare. E poi si divertiva, ha sempre visto il calcio come un gioco. Gli altri sono grandi campioni, il fenomeno è solo lui".