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La Lazio e la forza della continuitàTUTTO mercato WEB
martedì 18 febbraio 2020, 08:30Serie A
di Riccardo Caponetti
fonte Dall'inviato a Roma

La Lazio e la forza della continuità

“Lavorano insieme da 4 anni”. Ogni allenatore che affronta la Lazio ripete quest’espressione, come a voler mettere le mani avanti (se detta prima della partita) o a giustificare il risultato finale. Dando l’idea che sia scontato e semplice portare avanti un progetto tecnico per più stagioni. Se fosse realmente così, verrebbe da chiedersi perché non tutte le società lo facciano. Non ci riescono perché non è affatto banale, anzi, trovare la continuità e aprire un ciclo nel calcio - soprattutto in Italia - è forse una delle cose più difficili che ci sia. E quando qualcuno ci riesce, tanto di cappello, come ha sottolineato con estrema sportività Conte, tecnico dell’Inter, in conferenza dopo la sconfitta per 2-1 di domenica sera: “Va dato merito alla Lazio, tanto rispetto e complimenti per quanto fatto".

Se i biancocelesti sono così in alto in classifica (a -1 dalla Juventus e a +17 dalla Roma quinta) è perché il club ha sempre creduto nel proprio lavoro, nelle proprie idee e nei propri uomini. La Lazio ha investito su se stessa più che sull’acquisto di nuovi giocatori di primissimo livello. Ha rinunciato a offerte importanti pur di tenersi alcune pedine, facendo uno sforzo economico per aumentare il tetto salariale. Ha puntato sulle qualità morali (oltre che tecniche) di uno spogliatoio unito, in cui entrano solo figure in linea con lo spessore umano tanto caro al presidente Lotito. In questa logica si spiegano alcune cessioni eccellenti del passato: da Candreva a di Biglia, passando per altri addii come quello di Keita. Il concetto imposto dalla società è sempre stato chiaro: non si trattiene nessuno a forza.


Così mattone dopo mattone, sacrificio dopo sacrificio, è stata costruita la Lazio 4.0 di Inzaghi, che anche nei momenti di difficoltà ha sempre dato fiducia ai suoi ragazzi. Luis Alberto avrebbe voluto smettere e ora interpreta il suo ruolo come nessuno. Milinkovic sembrava si fosse perso e invece quest’anno è tornato a dominare ogni avversario. Immobile, che a giugno 2016 era un esubero a Siviglia, è stato voluto fortemente dal tecnico, con cui ha creato un’empatia senza precedenti. Il risultato? 115 gol in 165 partite (quest’anno in A è a quota 26). Se ne potrebbero poi citare altri di esempi a testimonianza della bontà del lavoro svolto a Formello in questi anni. Dove la parola chiave è sempre stata "continuità", insieme altri concetti quali umiltà e consapevolezza. Tasti su cui Inzaghi ha sempre battuto forte e continuerà a fare perché adesso che arriva il bello nessuno vuole fermarsi.