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La Juventus, il taglio degli stipendi, le alleanze, lo scudetto, la “non solidarietà” e un modello da moltiplicare x20: così si può salvare il nostro calcio (e sulla fine della stagione…)TUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 31 marzo 2020, 11:30Editoriale
di Fabrizio Biasin

La Juventus, il taglio degli stipendi, le alleanze, lo scudetto, la “non solidarietà” e un modello da moltiplicare x20: così si può salvare il nostro calcio (e sulla fine della stagione…)

Ben ritrovati dall’isolamento. Oggi partiamo dall’“Eterno riposo” recitato in diretta tivvù dalla d’Urso. L’Eterno riposo non c’entra niente con le robe del calcio e, quindi, siamo semplicemente in linea con tutte le altre settimane (abbiate pazienza).
Dunque, recitare l’Eterno riposo in paillettes non si può. Dire “io recito il rosario tutte le sere” non è giusto o sbagliato, è triste, perché non stiamo facendo la gara a chi prega di più, non siamo alle Olimpiadi del catechismo. Buttare nel piattone della diretta la preghiera dei defunti mezz’ora prima di parlare di Clizia Incorvaia, del suo ex marito, dell’amante di quest’ultimo, di Fernanda Lessa, del Gande Fratello Vip e altre boiate non va bene, lo capisce chiunque, perfino io.
E ancora, Giletti. Parlare di coronavirus con Red Ronnie non è vietato, è inutile. Red Ronnie è bravo a parlare di Sanremo e Bruce Springsteen, meno di virus. Parlare di virus con Briatore non è vietato, è inutile. E in più ti fa sentire sempre povero. Briatò, siamo poveri, lo sappiamo già.
E allora andiamo a citare il tweet del buon @nonleggerlo: “In un’ora di tv, a dibattere di #Coronavirus: Mario Giordano, Barbara D’Urso, Massimo Giletti, quello là in Giappone, Klaus Davi, Red Ronnie, Valeria Marini, AleMussolini, Flavio Briatore, AleMoretti, Platinette, Vauro, la tipa di Rugani, Alba Parietti”.
Conclusione: la gara tra Giletti e la d’Urso a chi riesce a organizzare la peggior gazzarra è faticosa da digerire in tempi normali, in questo specifico momento storico è semplicemente inaccettabile.

E voi direte: “Sì ma che c’azzecca?”. Avete ragione, niente. E allora veniamo al calcio.

Molti hanno fatto le pulci alla Juventus per la faccenda stipendi tagliati. E non si capisce perché. C’è chi ha scritto “sì, ma i soldi non finiscono in beneficenza!”. E, davvero, questa cosa non c’entra nulla. I giocatori della Juventus hanno fatto una gran cosa, Chiellini è stato bravissimo e con lui Bonucci e Buffon, la Juventus ha risolto un gran problema che è suo ma anche di tutti gli altri club di serie A. Il problema si chiama “minimizzare i danni se la stagione non dovesse ripartire”.
Ora, capiamoci, la stagione difficilmente ripartirà e se ripartirà sarà solo per “accanimento” e, comunque, esclusivamente per tentare di salvare il salvabile quanto a perdite. Oh, legittimo, ma allora scopriamo le carte. A Palazzo non insistono perché hanno estrema necessità di assegnare lo scudetto, semmai (lo ripetiamo, giustamente) per i 700 milioni in gioco. Per salvarne almeno una parte si vuole provare a mettere in piedi un calendario folle, con un centinaio di partite incastrate in un mese, da giocare a porte chiuse, con un problema non banale di contratti dei giocatori da allungare, con il rischio che qualcuno si faccia male (partite ogni 3 giorni per un mese, mah…), con l’ulteriore rischio di andare a cozzare con la stagione 2020/2021, quella sì da preservare come reliquia rara.


E, allora, perdonateci, ma la soluzione-Juve (condivisa da molti club, tra l’altro) è decisamente la più intelligente e meno “invasiva” per tutti. Certo, si deve sperare che i tesserati capiscano, ma ci sono vari modi per convincerli ad accettare il taglio degli stipendi. Oh, capiamoci, non tutti i giocatori della Juventus sono stati felici di rinunciare all’ambaradan, ma in qualche modo il loro sacrificio sarà ricompensato: prolungamento dei contratti, soluzioni interne, riconoscimento di bonus futuri... Un modo per risarcirli, almeno parzialmente, si troverà e nel frattempo il club potrà tirare un sospiro di sollievo in attesa di tempi migliori. Questa cosa, traslata agli altri club di A potrebbe essere la salvezza di tutto il movimento: lo pensa la Juve, lo pensano anche l’Inter e il Milan, lo pensa la maggioranza dei club (non la Lazio per evidenti motivi).

Per una volta, tra l’altro, saremmo i primi a trovare una soluzione logica invece che accodarci al resto d’Europa. Per intenderci: la Premier League ragiona su una (improbabile) ripartenza per il 13 di giugno, con 92 partite da archiviare in un mese. Lo fa per salvare i milioni dei diritti tv (oltremanica sono centinaia e centinaia). Ce la faranno? Boh, chi può dirlo, probabilmente no. Noi una soluzione ce l’abbiamo tra le mani, dobbiamo solo far capire agli ultimi “reduci”, appesi all’idea che la serie A possa e debba terminare in qualche modo, che una soluzione “tanto per” non avrebbe senso e forse sarebbe addirittura controproducente.
Immaginatevi decine e decine di partite giocate a porte chiuse, una dietro l’altra, con squadre che non hanno più la stessa condizione – fisica e psicologica - di un mese fa: avrebbe davvero senso?

Doverosa postilla: il ragionamento chiaramente non vale per la “zona debole” del calcio italiano, quella degli stipendi che non arrivano in condizioni normali e figuriamoci adesso. E qualcuno penserà: “Vabbé, con quel che guadagnano”. E invece no, in Lega Pro, per dire, rare eccezioni a parte, i salari sono normalissimi. Ecco, lì una soluzione deve essere trovata, ma non si tratta di tornare in campo ad ogni costo, le soluzioni “ad ogni costo” di un mese fa (“giochiamo ad ogni costo!”, “ma c’è il virus!”) le abbiamo già pagate a carissimo prezzo.