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Le grandi trattative dell’Inter - 1999, Vieri: 122 gol, Ronnie e i pedinamenti
Inter, Juventus, Milan e Lazio. Quattro top squadre italiane per un totale di nove anni, sei dei quali trascorsi con i colori nerazzurri addosso. Christian Vieri, il centravanti più completo al mondo a cavallo tra i due secoli secondo Gigi Riva, da interista però ha vinto appena una Coppa Italia. Per giunta assente nella doppia finale contro la Roma, ma comunque determinante con la sua doppietta in semi al Cagliari. Nel 2005, all’ultimo anno prima della rottura con il Presidente Moratti, che per averlo spende circa 90 miliardi di lire (considerando il passaggio inverso alla Lazio di Simeone, valutato 21).
Il tandem con Ronaldo è spaziale (72 gol in due in nerazzurro). Christian ha già vinto campionato, supercoppa, coppa Intercontinentale, coppa delle coppe e supercoppa Uefa con Juve e Lazio. A Milano è una stella, diventa un simbolo di guerra per le avversarie, gioca anche quando non potrebbe, rappresenta come pochi nella storia del club i desideri di conquista del popolo (oltre che della società). Il 5 maggio segna perfettamente un cerchio nel cerchio dell’italo-australiano con la maglia dell’Inter.
“Abbiamo perso uno scudetto da soli. In caso di vittoria, sarebbe cambiato tutto” dirà lo Zingaro del gol. Dopo l’addio di Ronnie il vuoto. Poi arriva Adriano che è un segnale molto chiaro di cambiamento. Vieri chiede a Moratti perché voglia ancora tenerlo, il presidente risponde che l’Inter è ancora lui. Non è così. Di mezzo pedinamenti e intercettazioni da parte del club che al trentadue non sono mai andati giù. Li chiama atti mafiosi. L’addio, inevitabile, a parametro zero, al Milan. 132 gol (miglior marcatore dell'era morattiana) e un trofeo che quasi non sente neppure suo.
Il tandem con Ronaldo è spaziale (72 gol in due in nerazzurro). Christian ha già vinto campionato, supercoppa, coppa Intercontinentale, coppa delle coppe e supercoppa Uefa con Juve e Lazio. A Milano è una stella, diventa un simbolo di guerra per le avversarie, gioca anche quando non potrebbe, rappresenta come pochi nella storia del club i desideri di conquista del popolo (oltre che della società). Il 5 maggio segna perfettamente un cerchio nel cerchio dell’italo-australiano con la maglia dell’Inter.
“Abbiamo perso uno scudetto da soli. In caso di vittoria, sarebbe cambiato tutto” dirà lo Zingaro del gol. Dopo l’addio di Ronnie il vuoto. Poi arriva Adriano che è un segnale molto chiaro di cambiamento. Vieri chiede a Moratti perché voglia ancora tenerlo, il presidente risponde che l’Inter è ancora lui. Non è così. Di mezzo pedinamenti e intercettazioni da parte del club che al trentadue non sono mai andati giù. Li chiama atti mafiosi. L’addio, inevitabile, a parametro zero, al Milan. 132 gol (miglior marcatore dell'era morattiana) e un trofeo che quasi non sente neppure suo.
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