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Milan: le parole di Boban nel giorno più importante. Napoli-Inter: lo scudetto dei nervi all’atto finale (e il futuro di Conte).  Roma: la criticatissima rabbia di mister Ranieri. Juve: le scelte in panca e alla scrivania. E il crollo della SampTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:19Editoriale
di Fabrizio Biasin

Milan: le parole di Boban nel giorno più importante. Napoli-Inter: lo scudetto dei nervi all’atto finale (e il futuro di Conte). Roma: la criticatissima rabbia di mister Ranieri. Juve: le scelte in panca e alla scrivania. E il crollo della Samp

Tocca partire dalla Samp, alla fine retrocessa in Serie C. Sembra sempre che il cosiddetto blasone sia sufficiente per evitare i disastri, al limite basta chiamare Mancini e dirgli “organizza qualcosa tu”. E invece no, la verità è che la programmazione, le idee, il riuscire a mettere insieme i pezzi conta più di ogni cosa. Chi ha gestito la Samp negli anni difficili post Ferrero ha avuto il grande merito di aver salvato dall’inferno un club così glorioso, ma anche il demerito di non aver scelto gestori minimamente all’altezza.

Due cose sul Napoli
I minuti finali contro il Genoa hanno spalancato un baratro che fa legittimamente paura. Il punto di forza è quel punto, importantissimo, che tiene a distanza l’Inter, una sicurezza minima ma vitale, perché ancora tutto è nelle mani di Conte e dei suoi ragazzi. E allora il pareggio contro il Genoa diventa un po’ come l’esperienza di vita negativa da cui trarre insegnamenti per il futuro, perché anche la paura aiuta a conoscersi e maturare. Ora molto - quasi tutto! - dipenderà dalla testa e dall’approccio: se il terrore di cadere ancora immobilizzerà le gambe, allora saranno guai. Se invece l’inciampo si trasformerà in rabbia e voglia di riscatto, allora quella contro il Parma potrebbe diventare persino una formalità, vista la differenza di qualità tra le due rose.
Sul futuro di Conte, invece, non sembrano esserci così tanti dubbi (almeno per chi scrive): se il Napoli programma il mercato andando su profili come De Bruyne è evidente che dietro ci sia lo zampino del tecnico leccese, oltre a quello di De Laurentiis (che certo quest’anno si è comportato benissimo). La Juve? Di sicuro preme e ammalia, ma non è detto che vinca la contesa.

Due cose sul Milan
Boban è uno che quando entra in casa fa rumore e se per caso entra in Casa Milan, anche di più… È fatto così, va dritto al punto e non si esprime mescolando eloquio a metafore melense. Pensa a quello che dice e dice quello che pensa: ce ne fossero come lui… il punto è che oggi il Milan si gioca una finale di Coppa Italia, non la massima ambizione per un club così glorioso, ma pur sempre un obiettivo da cui si può ripartire con slancio. Ecco, forse Zorro avrebbe potuto scegliere un altro momento: non gli sarebbe mancata occasione per esprimere il suo comprensibile (e condivisibile!) punto di vista sul club che lo ha reso grande e che porta dentro il cuore.


Due cose sulla Roma
Questa volta persino Ranieri ha perso le staffe. Lo ha fatto proprio quando ha avuto la sensazione che qualcuno abbia volontariamente interrotto i sogni di gloria di una Roma lanciatissima e davvero bella da vedere. Insomma, quando la Champions sembrava alla portata, Ranieri si è prima visto negare un rigore e poi ha addirittura subito la beffa della sconfitta. Il Sor Claudio ha protestato per l’intervento del Var che, di fatto, ha sanato un’ingiustizia. Perché, diciamolo, il rigore non c’era. Ma la domanda è un’altra: il Var poteva intervenire? I vertici arbitrali si sono affrettati a dire sì, perché a quanto pare non è questione di chiaro ed evidente errore. Ma a questo punto ci viene un dubbio: perché i signori di Lissone quest’anno non sono intervenuti nelle altre mille occasioni in cui l’arbitro di campo ha preso discrete cantonate? Il “chiaro ed evidente” era un alibi che dopo Atalanta-Roma è definitivamente crollato. E questo non è evidente, è evidentissimo.

Due cose sulla Juve
I bianconeri nonostante il pari con la Lazio sono in piena corsa Champions e il calendario sembra “amico”: Udinese alla 37esima e Venezia alla 38esima, se gli uomini di Tudor non si incartano su loro stessi hanno l’Europa spalancata. Motivo per cui a Torino si ragiona sul prossimo mercato pensando a obiettivi di livello assoluto, tipo Victor Osimhen. Indiscrezioni vere o balle buttate nel calderone? La certezza è che, ad oggi, le priorità si chiamano allenatore e direttore tecnico: se Tudor non può avere certezze per la prossima stagione, di sicuro non le può avere nemmeno Giuntoli.