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Milan e Samp hanno fatto la scelta giusta cambiando allenatore?TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
sabato 12 ottobre 2019, 08:00Serie A
di Redazione Tuttomercatoweb

Milan e Samp hanno fatto la scelta giusta cambiando allenatore?

Stefano Pioli al posto di Marco Giampaolo. Claudio Ranieri per Eusebio Di Francesco. Eccoli, i primi due cambi in panchina della Serie A. Scelte opportune? Affrettate? Oppure i due allenatori, o magari solo uno dei due, ha pagato colpe non sue? Il dibattito è aperto, la redazione e gli inviati di Tuttomercatoweb.com commentano le scelte di rossoneri e blucerchiati. Che, in un modo o nell'altro, sperano di ridar vita alle rispettive stagioni coi cambi in panchina.

RAIMONDO DE MAGISTRIS "No, in entrambi i casi. A che serve gettare nel calderone maggiore incertezza in un momento già così difficile? Lo scorso anno alla sosta di ottobre a cambiare allenatore furono Chievo (Ventura durò quattro giornate) e Genoa (Juric arrivò 'fino' a dicembre). Quest'anno è ancora peggio perché Milan e Sampdoria per mesi ci hanno parlato di nuovo progetto, di due allenatori chiamati per dare il via a un nuovo ciclo.
E poi? Tutto è rimasto sulla carta. Due tecnici sconfessati alla prima difficoltà, esonerati per non sconfessare in entrambi i casi il lavoro 'non' svolto in estate. Di Francesco che dopo due giornate è costretto a passare alla difesa a tre - dopo una carriera costruita sul 4-3-3 - è il manifesto di un mercato estivo che ha chiaramente indebolito la Samp: una squadra a cui mancava l'ultimo step per essere considerata alla pari di un Torino e che oggi, invece, è fanalino di coda e lotterà fino alla fine per non retrocedere. Non troppo diverso è quanto accaduto al Milan. In Giampaolo puoi crederci o non crederci, ma se ci punti devi avere chiari due punti: devi concedergli tempo e devi mettergli a disposizione una squadra adeguata alle sue caratteristiche. Maldini e Boban hanno disatteso sia al primo che al secondo punto. Di Francesco e Giampaolo hanno commesso degli errori, quando si parte così male l'allenatore ha le sue responsabilità. Ma i principali colpevoli, in queste due situazioni, sono da ricercare altrove. Più in alto".

MARCO CONTERIO "Talvolta le colpe si cercano nell'anello più debole della catena. Nel calcio, l'allenatore. Il paradosso è che queste due formazioni sembravano costruite una per Eusebio Di Francesco e l'altra per Marco Giampaolo. Solo che per l'ex tecnico della Roma pareva certamente più adatto il Milan: esterni e nessun trequartista, Suso come uomo cardine, una punta di movimento e non statica come Piatek, un regista come Biglia o Bennacer, terzini di spunta e capaci di sovrapporsi. Dall'altra, il Doria è cambiato troppo poco dopo l'addio di Giampaolo e in fondo la rosa sembrava ancora la sua. Per questo sono due situazioni dove andavano individuate, a monte, anche le colpe delle dirigenze. Certo, la Sampdoria ha ben più attenuanti, perché gli uomini mercato hanno avuto le mani legate a causa della sinora mancata cessione societaria. Il cambio allenatore, così, è stato ora necessario perché questa non è una rosa tecnicamente adatta alle esigenze tattiche di Di Francesco, forse più a quelle di Claudio Ranieri, ma il problema è stata in primis la gestione di Massimo Ferrero. Dall'altra parte il Milan: la dirigenza ha scelto Giampaolo che è tecnico da progetto, idee e filosofie. Qui, semmai, di colpe ne ha anche lui che non ha saputo adattarsi alla sua rosa ma ha cercato, forzando, di far sì che i suoi si adattassero elle sue idee. Impossibile snaturare dei giocatori in così poco tempo, il cambio è logico ma delle riflessioni urgono anche sulla dirigenza. Ora Stefano Pioli: in un mare magnum caotico come quello odierno dei rossoneri, è una delle poche persone capaci di riportare normalità e di ridare slancio alla stagione".


IVAN CARDIA “Penso che il Milan abbia preso una decisione frettolosa e contraddittoria. Marco Giampaolo ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare, ma era stato scelto perché considerato (a torto o a ragione) un maestro di calcio. Tutti sapevano che per assimilare le sue idee sarebbero serviti alcuni innesti ben precisi e soprattutto tempo: i primi sono arrivati solo in parte, il secondo non gli è stato concesso dalle stesse persone che avevano puntato su di lui. Era una scelta rischiosa: alle prime difficoltà è mancato il coraggio di difenderla. Sul piano sportivo vedo tanta confusione al Milan. Quanto a Stefano Pioli, è un buon allenatore e un’ottima guida dal punto di vista umano, più semplice da inquadrare per i suoi giocatori, ma mi pare una soluzione-ponte e alla settima giornata non credo abbia molto senso; inoltre, anche se probabilmente partirà bene, temo non sia il tecnico giusto per rilanciare Piatek (a oggi la priorità). La Sampdoria rischia grosso e lo penso dall’estate: trovarsi a lottare per la salvezza con una squadra poco abituata a questi scenari è un problema non da poco. La separazione da Eusebio Di Francesco forse è arrivata anche troppo tardi: era evidente che si aspettasse qualcosa di diverso e in questo caso credo abbiano inciso più i suoi dubbi che le valutazioni della società. I blucerchiati hanno fatto la scelta giusta puntando su Claudio Ranieri: negli ultimi anni non ha corso per salvarsi, ma sa cosa vuol dire sporcarsi le mani. Rispetto al suo predecessore, ha accettato l’offerta conoscendo i limiti della rosa che avrà a disposizione e quali sono gli obiettivi da raggiungere, senza le velleità di una futura cessione societaria, che hanno pesato su un mercato estivo ampiamente insufficiente. Era una delle migliori soluzioni possibili, forse la migliore in assoluto, per certi versi anche più dello stesso Pioli, che il Milan ha strappato alla concorrenza della squadra attualmente ultima in classifica”.

SIMONE BERNABEI "Situazioni e soluzioni per certi versi simili, quelle attuali di Milan e Sampdoria. Due squadre deludenti sotto molti punti di vista, non solo a livello di classifica, che hanno sfruttato la sosta per tentare una riorganizzazione tempestiva, prima che il tutto potesse sfuggire di mano e prendere una deriva difficilmente controllabile. Una premessa utile per spiegare come le scelte ricadute su Stefano Pioli e Claudio Ranieri siano ampiamente condivisibili nonostante il parere contrario di buona parte di tifosi e addetti ai lavori. A livello tecnico le due rose hanno individualità e ottimi spunti. Quel che è mancato in questo avvio di campionato è principalmente l'amalgama, la chimica fra tutte le componenti. Da qui la scelta di puntare su due allenatori scafati, con idee semplici ma precise. Un normalizzatore per il Milan e un normal one per la Samp, due sfumature di uno stesso concetto di fondo. Per ripartire serve semplicità ed equilibrio, senza particolari artefatti tecnico-tattici. Per questo le due scelte, simili e diverse al tempo stesso, sembrano in linea con le esigenze specifiche dei due club"

ANDREA LOSAPIO "In una questione contingente sì, in un ampio spettro no. Però l'errore è uguale, almeno a monte, perché sono arrivati due tecnici come Giampaolo e Di Francesco che hanno bisogno di tempo per crescere. E di uomini: paradossalmente Giampaolo che rimane alla Sampdoria e Di Francesco che finisce al Milan poteva essere uno scenario molto migliore per entrambi i club, perché ci sono i calciatori per il 4-3-1-2 alla Samp e per il 4-3-3 in rossonero. Ora la scelta è uguale, ancora, per tutti e due: Ranieri porta con sé l'esperienza, un campionato vinto a Leicester, alcuni mesi sulla panchina della Roma dove, tra alti e bassi, è stato amato da tutti. Pioli invece una stagione negativa alla Fiorentina, una così così all'Inter - senza finire il campionato, pur subentrando a De Boer e facendo discretamente - e un altro esonero alla Lazio. Però solitamente è un tecnico affidabile, che non ha grossissimi picchi ma neanche baratri di gioco e di idee. Hanno fatto bene, certo, perché non si poteva più aspettare. Ma hanno fatto malissimo a sbagliare comlpetamente la scelta dei tecnici. Poi ci sono le questioni societarie, sia da parte della Samp che del Milan, che certamente influiscono. Ma i dirigenti non vanno in campo e i giocatori non devono sentirsi deresponsabilizzati".