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Gravina al Corriere dello Sport: "Il calcio versa 1,3 miliardi in tasse. Dobbiamo salvarlo"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 9 gennaio 2021, 07:43Rassegna stampa
di Antonio Parrotto

Gravina al Corriere dello Sport: "Il calcio versa 1,3 miliardi in tasse. Dobbiamo salvarlo"

"Il calcio versa 1,3 miliardi in tasse. Dobbiamo salvarlo" dice Gabriele Gravina al Corriere dello Sport. Il presidente della FIGC ha rilasciato un'intervista esclusiva affrontando vari temi, partendo dall'ultimo ritardo dei club sui pagamenti degli stipendi: "Qui si tratta di salvare il calcio. Spostare il termine al 16 febbraio? L'unica possibilità è un accordo bilaterale per la dilazione, di fronte al quale la FIGC può posticipare il termine. Ma non di tanto, altrimenti si finisce per svantaggiare chi ha pagato. Il che, anche sportivamente, sarebbe inaccettabile. Né UEFA né FIFA possono intervenire su negozi giuridici di natura privatistica, incardinati nell'ordinamento italiano. Neanche l'AIC avrebbe il potere di stringere accordi vincolanti tra le parti. La via è stretta e richiede una presa di coscienza collettiva da parte dell'intero movimento. Questo è il passaggio che ci attende se vogliamo salvaguardare il sistema. Il diritto pone la questione dell'impossibilità sopravvenuta della prestazione per eccessiva onerosità. Vuol dire che se io faccio un accordo con te su un'ipotesi di profitto ma quel profitto viene meno perché causa Covid perdo 600 milioni, quell'accordo è impossibile. Perciò va adeguato alla nuova realtà. Si tratta di evitare uno scontro di fronte al collegio arbitrale. Con un po' di sensibilità. Come stanno facendo molte aziende con i dipendenti, il calcio deve avere questa consapevolezza". Chiosa sul Governo: "Cosa può fare? Prendere atto che questo sport finanzia le casse pubbliche versando 1,3 miliardi di tasse l'anno. Per ogni euro che riceve dallo Stato, il calcio ne restituisce 16,2. Non chiedo ristori, che pure sarebbero giusti ma che nessuno fin qui ha ricevuto. Ma almeno agevolazioni fiscali concrete. E poi riconoscimento della nostra dignità. Del ruolo sociale che svogliamo aggregando le comunità e valorizzando i giovani. E rispettando protocolli sanitari che ci costano decine di milioni di euro. Tutto a perdere. Perché qui non si tratta di fare profitti, di cui per ora non si vede neanche l'ombra ma di salvare un segmento dell'economia di mercato. E di dare un messaggio di speranza al Paese".