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L’Italia di Mancini oltre i suoi e i nostri limiti: anche così è meritata, perché il percorso verso l’alto è fatto di tappe diverse. L’esempio di Chiesa, Insigne, Gigio. E adesso l’Inghilterra come la battiamo?…
Per ascendere oltre ciò che sembra limitarti, non ci sono scorciatoie, non ci sono vie di fuga, non c’è alternativa. Il percorso di crescita ha tappe ineludibili, ha sofferenze imprescindibili, ha un arco come quello di Wembley che può essere azzurro nella notte come è ora, ma sotto cui devi passare tenendo la testa alta, anche oltre i tuoi limiti.
La Nazionale di Mancini aveva avuto testa, classe, qualità, fiato, gambe, talento, intelligenza.
E a tanti pareva che potesse bastare così, che questa diversità e eleganza fosse sufficiente per il percorso di ascesi, per raggiungere gli obiettivi, per formarsi nella completezza.
Non è così, non poteva esserlo, non lo è mai quando cammini la strada per elevarti.
Perché la sofferenza è parte integrante del diventare quello che sei, non un incidente di percorso.
L’Italia era passata finora oltre tutto grazie a tutte queste cose, ma ancora non era andata oltre i propri confini ricercando le risorse offerte dal cuore.
Non perché certo non l’avesse avuto, anzi. Ma è evidente che ci sono momenti in cui la scienza e il talento non sono abbastanza, e nemmeno il merito e la giustizia. E’ evidente che il cuore e la sofferenza oltre l’ostacolo sono il passo necessario, ultimo - per quanto penultima tappa di questo Europeo… - per diventare uomini, per essere ciò che sei.
La Spagna ha sicuramente giocato meglio, anche se non ha avuto più occasioni di noi.
E non ci si appella al cuore solo per giustificare una partita costretta all’essere difensivi.
Ci sono momenti in cui non ce la fai a fare ciò che vorresti, e gli altri sono più bravi.
E’ in quei momenti che quel quinto elemento che si può allenare solo con la forza del gruppo, diventa la tua risorsa necessaria.
Il commovente distillato di energie di Federico Chiesa, che ha creduto che il suo unico momento della partita sarebbe arrivato, ed è arrivato. L’insistenza di Lorenzo Insigne, meno incisivo del solito, ma testardo nel provarci finché ha potuto. La sicurezza di Gigio Donnarumma, che ha aiutato gli altri quando erano in difficoltà, e che ha dato un senso allo sforzo di tutti.
Siamo oltre ogni speranza. Ma adesso c’è l’Inghilterra (scusate, ma pare impossibile che possa esserci la Danimarca). Hanno tutto a favore gli inglesi, ogni fattore, e noi siamo piegati dalla stanchezza. Non sta scritto da nessuna parte che venga dalla nostra parte.
L’ultimo sforzo, sarà il più importante.
Per Wembley si va nella città dolente.
Con incoscienza, seguir virtute e conoscenza.
La Nazionale di Mancini aveva avuto testa, classe, qualità, fiato, gambe, talento, intelligenza.
E a tanti pareva che potesse bastare così, che questa diversità e eleganza fosse sufficiente per il percorso di ascesi, per raggiungere gli obiettivi, per formarsi nella completezza.
Non è così, non poteva esserlo, non lo è mai quando cammini la strada per elevarti.
Perché la sofferenza è parte integrante del diventare quello che sei, non un incidente di percorso.
L’Italia era passata finora oltre tutto grazie a tutte queste cose, ma ancora non era andata oltre i propri confini ricercando le risorse offerte dal cuore.
Non perché certo non l’avesse avuto, anzi. Ma è evidente che ci sono momenti in cui la scienza e il talento non sono abbastanza, e nemmeno il merito e la giustizia. E’ evidente che il cuore e la sofferenza oltre l’ostacolo sono il passo necessario, ultimo - per quanto penultima tappa di questo Europeo… - per diventare uomini, per essere ciò che sei.
La Spagna ha sicuramente giocato meglio, anche se non ha avuto più occasioni di noi.
E non ci si appella al cuore solo per giustificare una partita costretta all’essere difensivi.
Ci sono momenti in cui non ce la fai a fare ciò che vorresti, e gli altri sono più bravi.
E’ in quei momenti che quel quinto elemento che si può allenare solo con la forza del gruppo, diventa la tua risorsa necessaria.
Il commovente distillato di energie di Federico Chiesa, che ha creduto che il suo unico momento della partita sarebbe arrivato, ed è arrivato. L’insistenza di Lorenzo Insigne, meno incisivo del solito, ma testardo nel provarci finché ha potuto. La sicurezza di Gigio Donnarumma, che ha aiutato gli altri quando erano in difficoltà, e che ha dato un senso allo sforzo di tutti.
Siamo oltre ogni speranza. Ma adesso c’è l’Inghilterra (scusate, ma pare impossibile che possa esserci la Danimarca). Hanno tutto a favore gli inglesi, ogni fattore, e noi siamo piegati dalla stanchezza. Non sta scritto da nessuna parte che venga dalla nostra parte.
L’ultimo sforzo, sarà il più importante.
Per Wembley si va nella città dolente.
Con incoscienza, seguir virtute e conoscenza.
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