Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / inter / Editoriale
La “pausa” delle Nazionali: si cambia, si programma e… si gioca!TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 11 novembre 2021, 17:07Editoriale
di Luca Marchetti

La “pausa” delle Nazionali: si cambia, si programma e… si gioca!

Per i tifosi la pausa Nazionali è una vera è propria pausa. C’è da seguire, fondamentalmente, una sola squadra. Che al massimo gioca due partite. Per carità, importantissime per il futuro della Nazionale Italiana, nello specifico. Ma rispetto a quello che siamo abituatati a vivere durante l’anno, è un rallentamento vero e proprio. Tra coppe (nazionali e internazionali) e turni infrasettimanali è dura trovare un giorno libero, senza gare. E se per gli appassionati questo è un bene, per gli sportivi meno.
Ora ci troviamo ad affrontare dei discorsi sullo stato di salute dei nostri giocatori in Italia: Pellegrini non ha potuto rispondere alla convocazione (così come Zaniolo), Immobile e Chiellini hanno lasciato il ritiro, Barella è acciaccato. Per non parlare dei campioni all’estero come Pogba, costretto a fermarsi due mesi.
Non è sfortuna o un caso. O per lo meno c’è una correlazione con i tanti impegni a cui i calciatori più importanti sono stati sottoposti nell’ultimo periodo.
Lo spunto arriva dallo studio effettuato da FIFPro (il sindacato mondiale dei calciatori) e KPMG - Football Benchmark. In cui si è calcolato in maniera scientifica l’utilizzo di tutti i giocatori in questo periodo, raffrontandolo con il prepandemia. Ecco: è evidente che la pausa dei campionati a marzo 2020 ha costretto a una rincorsa sui calendari di non poco conto, e quindi in qualche modo si è dovuto stringere i denti per completare la stagione e non interrompere ulteriormente il gioco (con tutto il suo indotto economico). Ma chi ne ha pagato principalmente le conseguenze è l’atleta che ha visto salire il proprio utilizzo e contemporaneamente ridurre ulteriormente il tempo intercorso fra una gara e l’altra. Secondo gli studi un giocatore recupera se passano almeno 5 giorni fra una gara e un’altra. Questo non avviene quasi mai.
I giocatori più importanti (i Nazionali delle squadre più forti del mondo) giocano il 73% delle partite senza l’adeguato riposo: di questo 73%, quasi la metà (il 27% del totale) addirittura viene giocato con meno di 3 giorni tra una partita e l’altra.
I giocatori forti (ma magari non considerabili campioni, importanti per il proprio club, convocati in Nazionale ma magari non titolari) giocano il 65% delle gare con meno di 5 giorni di riposo fra una partita e l’altra (e il 23% con meno di tre giorni). E non va meglio a quei giocatori, impegnati con le squadre nelle competizioni europee, che magari non sono in Nazionale ma hanno comunque un discreto livello: per loro passano meno di 4 giorni per il 45% delle partite.
Si gioca insomma tanto. Si sta riducendo, certamente, con un calendario più armonico, la questione dei chilometri trascorsi in trasferta. Ma la situazione, a prescindere dalla pandemia, era una situazione che comunque destava preoccupazioni. E il concetto non è la difficoltà di non poter allenare i giocatori (Sarri ne ha parlato recentemente) che sicuramente è una conseguenza non piacevole per gli allenatori. Quanto proprio il rischio di salute per i giocatori stessi. E così prima o poi il corpo chiede una pausa.
Tornare indietro da questo discorso obiettivamente è complicato. Si stanno addirittura studiando delle competizioni ulteriori, proprio per rendere ancora più appetibile il calcio (in tv). Ma trovare una razionalizzazione deve essere un principio ispiratore di FIFA e UEFA. Magari anche della stessa FIGC visto che si sta studiando il nuovo format dei campionati.