TUTTO mercato WEB
La “pausa” delle Nazionali: si cambia, si programma e… si gioca!
Per i tifosi la pausa Nazionali è una vera è propria pausa. C’è da seguire, fondamentalmente, una sola squadra. Che al massimo gioca due partite. Per carità, importantissime per il futuro della Nazionale Italiana, nello specifico. Ma rispetto a quello che siamo abituatati a vivere durante l’anno, è un rallentamento vero e proprio. Tra coppe (nazionali e internazionali) e turni infrasettimanali è dura trovare un giorno libero, senza gare. E se per gli appassionati questo è un bene, per gli sportivi meno.
Ora ci troviamo ad affrontare dei discorsi sullo stato di salute dei nostri giocatori in Italia: Pellegrini non ha potuto rispondere alla convocazione (così come Zaniolo), Immobile e Chiellini hanno lasciato il ritiro, Barella è acciaccato. Per non parlare dei campioni all’estero come Pogba, costretto a fermarsi due mesi.
Non è sfortuna o un caso. O per lo meno c’è una correlazione con i tanti impegni a cui i calciatori più importanti sono stati sottoposti nell’ultimo periodo.
Lo spunto arriva dallo studio effettuato da FIFPro (il sindacato mondiale dei calciatori) e KPMG - Football Benchmark. In cui si è calcolato in maniera scientifica l’utilizzo di tutti i giocatori in questo periodo, raffrontandolo con il prepandemia. Ecco: è evidente che la pausa dei campionati a marzo 2020 ha costretto a una rincorsa sui calendari di non poco conto, e quindi in qualche modo si è dovuto stringere i denti per completare la stagione e non interrompere ulteriormente il gioco (con tutto il suo indotto economico). Ma chi ne ha pagato principalmente le conseguenze è l’atleta che ha visto salire il proprio utilizzo e contemporaneamente ridurre ulteriormente il tempo intercorso fra una gara e l’altra. Secondo gli studi un giocatore recupera se passano almeno 5 giorni fra una gara e un’altra. Questo non avviene quasi mai.
I giocatori più importanti (i Nazionali delle squadre più forti del mondo) giocano il 73% delle partite senza l’adeguato riposo: di questo 73%, quasi la metà (il 27% del totale) addirittura viene giocato con meno di 3 giorni tra una partita e l’altra.
I giocatori forti (ma magari non considerabili campioni, importanti per il proprio club, convocati in Nazionale ma magari non titolari) giocano il 65% delle gare con meno di 5 giorni di riposo fra una partita e l’altra (e il 23% con meno di tre giorni). E non va meglio a quei giocatori, impegnati con le squadre nelle competizioni europee, che magari non sono in Nazionale ma hanno comunque un discreto livello: per loro passano meno di 4 giorni per il 45% delle partite.
Si gioca insomma tanto. Si sta riducendo, certamente, con un calendario più armonico, la questione dei chilometri trascorsi in trasferta. Ma la situazione, a prescindere dalla pandemia, era una situazione che comunque destava preoccupazioni. E il concetto non è la difficoltà di non poter allenare i giocatori (Sarri ne ha parlato recentemente) che sicuramente è una conseguenza non piacevole per gli allenatori. Quanto proprio il rischio di salute per i giocatori stessi. E così prima o poi il corpo chiede una pausa.
Tornare indietro da questo discorso obiettivamente è complicato. Si stanno addirittura studiando delle competizioni ulteriori, proprio per rendere ancora più appetibile il calcio (in tv). Ma trovare una razionalizzazione deve essere un principio ispiratore di FIFA e UEFA. Magari anche della stessa FIGC visto che si sta studiando il nuovo format dei campionati.
Ora ci troviamo ad affrontare dei discorsi sullo stato di salute dei nostri giocatori in Italia: Pellegrini non ha potuto rispondere alla convocazione (così come Zaniolo), Immobile e Chiellini hanno lasciato il ritiro, Barella è acciaccato. Per non parlare dei campioni all’estero come Pogba, costretto a fermarsi due mesi.
Non è sfortuna o un caso. O per lo meno c’è una correlazione con i tanti impegni a cui i calciatori più importanti sono stati sottoposti nell’ultimo periodo.
Lo spunto arriva dallo studio effettuato da FIFPro (il sindacato mondiale dei calciatori) e KPMG - Football Benchmark. In cui si è calcolato in maniera scientifica l’utilizzo di tutti i giocatori in questo periodo, raffrontandolo con il prepandemia. Ecco: è evidente che la pausa dei campionati a marzo 2020 ha costretto a una rincorsa sui calendari di non poco conto, e quindi in qualche modo si è dovuto stringere i denti per completare la stagione e non interrompere ulteriormente il gioco (con tutto il suo indotto economico). Ma chi ne ha pagato principalmente le conseguenze è l’atleta che ha visto salire il proprio utilizzo e contemporaneamente ridurre ulteriormente il tempo intercorso fra una gara e l’altra. Secondo gli studi un giocatore recupera se passano almeno 5 giorni fra una gara e un’altra. Questo non avviene quasi mai.
I giocatori più importanti (i Nazionali delle squadre più forti del mondo) giocano il 73% delle partite senza l’adeguato riposo: di questo 73%, quasi la metà (il 27% del totale) addirittura viene giocato con meno di 3 giorni tra una partita e l’altra.
I giocatori forti (ma magari non considerabili campioni, importanti per il proprio club, convocati in Nazionale ma magari non titolari) giocano il 65% delle gare con meno di 5 giorni di riposo fra una partita e l’altra (e il 23% con meno di tre giorni). E non va meglio a quei giocatori, impegnati con le squadre nelle competizioni europee, che magari non sono in Nazionale ma hanno comunque un discreto livello: per loro passano meno di 4 giorni per il 45% delle partite.
Si gioca insomma tanto. Si sta riducendo, certamente, con un calendario più armonico, la questione dei chilometri trascorsi in trasferta. Ma la situazione, a prescindere dalla pandemia, era una situazione che comunque destava preoccupazioni. E il concetto non è la difficoltà di non poter allenare i giocatori (Sarri ne ha parlato recentemente) che sicuramente è una conseguenza non piacevole per gli allenatori. Quanto proprio il rischio di salute per i giocatori stessi. E così prima o poi il corpo chiede una pausa.
Tornare indietro da questo discorso obiettivamente è complicato. Si stanno addirittura studiando delle competizioni ulteriori, proprio per rendere ancora più appetibile il calcio (in tv). Ma trovare una razionalizzazione deve essere un principio ispiratore di FIFA e UEFA. Magari anche della stessa FIGC visto che si sta studiando il nuovo format dei campionati.
Altre notizie
Ultime dai canali
milanUn'ora con l'uomo in più ma poco pericolosi, Pioli: "Dovevamo essere più lucidi"
romaLA VOCE DELLA SERA - La Roma batte il Milan e vola in semifinale contro il Bayer Leverkusen. De Rossi: "Sono orgoglioso della squadra". I Friedkin confermano DDR per il futuro. Infortunio per Lukaku
romaBayer Leverkusen, Tah: "Non siamo arrivati così lontano per fermarci qui"
juventusTodibo, anche l'Atletico Madrid su di lui
milanFuturo di Pioli, parla il tecnico: "Portate pazienza fino a fine stagione...
romaLa lucidità di De Rossi nel momento più complicato. Ora battere gli imbattibili per guadagnarsi Dublino
romaPellegrini sotto la curva a fine gara. FOTO!
juventusBonucci condanna il Fenerbahce: sbaglia il rigore decisivo
Primo piano