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Si riapre il mercato della Juve? Rimpianto Pjaca, su Politano solo manovra di disturbo. Doppia missione per Dybala. A Roma il calcio italiano si è arresoTUTTO mercato WEB
martedì 30 gennaio 2018, 18:03Il punto
di Ivan Cardia
per Tuttojuve.com

Si riapre il mercato della Juve? Rimpianto Pjaca, su Politano solo manovra di disturbo. Doppia missione per Dybala. A Roma il calcio italiano si è arreso

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com

Cuadrado si ferma, riparte la caccia all’esterno. All’improvviso, si potrebbe riaccendere il mercato della Juventus. Andiamo con ordine: il colombiano starà via per un periodo che va dai due ai tre mesi. Una brutta tegola, per Allegri: Cuadrado non sarà la stella della squadra, ma sulla carta ne è ancora un possibile titolare, comunque garantiva la possibilità di variare le soluzioni offensive. In tutto ciò, pochi giorni fa la Juventus ha ceduto Pjaca, e quindi la coperta risulta all’improvviso corta.

Sulla cessione del croato, nessun senno di poi. L’avrei tenuto in squadra e l’ho scritto per tempo, il prestito era però una soluzione comunque comprensibile e l’infortunio di Cuadrado un accidente che non può cambiare le carte sul tavolo passato. Ora, si apre un breve periodo di valutazioni: la Juve ha due giorni per capire se vuole tornare sul mercato e nel caso come farlo. Si è scritto di Matteo Politano, e anche Marotta ha parlato di un sondaggio, ma al momento è più una manovra di disturbo nei confronti del Napoli (o della Roma) che altro. Non credo sia un giocatore da Juve, almeno non ancora, e anche a Vinovo la pensano così. La soluzione più semplice? Riportare subito a casa Riccardo Orsolini. Non a caso la trattativa col Bologna è in una fase di stand-by. Quanto aggiungerebbe l’ex Ascoli alla squadra? Forse poco, ma almeno si eviterebbero operazioni più onerose che non erano in programma.

Il discorso, poi, dipende dalla doppia missione di e su Paulo Dybala. La prima, forse più semplice, è quella sua personale contro il tempo: si è rivolto allo stesso medico che ha curato Messi, vuole essere pronto già per il Tottenham. Sa di non aver dato tutto e sa che al momento le sue quotazioni sono in ribasso, ragion per cui vuole riprendersi la Juventus e la vetrina internazionale che gli compete. La seconda, più complicata, è quella di Massimiliano Allegri. La squadra non potrebbe prescindere da Dybala, che ne è la stella, ma di fatto lo sta facendo e lo stava facendo anche prima del suo infortunio. Il gioco non è ancora scintillante (su questo ci si deve comunque intendere) ma i risultati sono arrivati e alcuni protagonisti si fanno avanti. Douglas Costa è anarchico ma efficace, Bernardeschi quando gioca fa la differenza. 

La Juve con Dybala o senza Dybala è diversa anche a livello tattico. Sintesi rapida, per evitare ripetizioni: bando ai numeri e ai dogmatismi, ma nella costruzione della rosa un conto è pensare al 4-2-3-1 e uno al 4-3-3. Dybala sta bene nel primo e un po’ meno bene nel secondo. Probabilmente dovrà crescere lui: l’attacco a tre consente di sfruttare meglio anche le risorse del centrocampo e così la coperta non sarebbe cortissima. Però corta sì: l’anno scorso c’era una riserva nel reparto offensivo da poter inserire a gara in corso. Ora, senza Cuadrado, ce ne sono due: il passo avanti non è ampissimo. 

Guardiamo ai fatti del nostro calcio? A Roma s’è persa un’occasione, tra accordi e compromessi alla fine è saltato il banco. È politica, baby, e forse noi che viviamo di calcio non siamo tanti abituati a certe manovre. Chi parla di sconfitta del calcio, chi di una classe dirigente: con il commissariamento, comunque sia, il nostro pallone ha dimostrato di non sapersi e saperci dare risposte. S’è affidato al padre-padrone del CONI, dove però non sono tutte rose e fiori. Basti guardare agli altri sport di squadra: l’unico in crescita nel 2017 è stato l’hockey su prato. Con tutto il rispetto, stiamo parlando di qualcosa di molto diverso. E anche le olimpiadi a Roma, pur con tutta la grave responsabilità del Movimento 5 Stelle, sono state una sostanziale sconfitta. C’è tanto da fare, c’è tanto da riformare: il calcio ha scelto il podestà anziché darsi una soluzione, e questo certifica la stasi del movimento. Speriamo che il padre-padrone sappia dove portarci.