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La Serie A riparte il 20 giugno: il 30 scadono 133 contratti. Una questione da risolvere
Il nodo quarantena e la questione dei diritti tv non sono gli unici ostacoli per la Serie A nella corsa alla ripartenza, “concessa” dal Governo per il 20 giugno. C’è anche un altro scoglio, non semplicissimo da superare. I contratti e i prestiti in scadenza al 30 giugno. I secondi, per la verità, sono una questione più semplice da risolvere: i vari gruppi di lavoro stanno studiando le soluzioni, ma potrebbe anche bastare un intervento della FIGC. I contratti dei calciatori, invece, si possono prolungare solo a livello di trattativa singola: anche un intervento legislativo al riguardo rischierebbe di risultare incostituzionale.
Perché sono un ostacolo. Le motivazioni sono molteplici. La più semplice: le parti non trovano un accordo. Può capitare, negli affari. Ma le insidie sono mille. Nel caso dei prestiti, detto che la squadra “proprietaria” non potrebbe comunque schierare un giocatore richiamato alla base prima del prossimo campionato, qualcuno potrebbe non avere un grande interesse a mantenere un proprio calciatore in una squadra avversaria. O magari potrebbe essere quest’ultima, senza obiettivi di classifica, a non voler prolungare il rapporto. Anche sui contratti, la casistica è pressoché infinita: un giocatore a scadenza 30 giugno potrebbe avere già un accordo verbale con altre società e nessun interesse nel metterlo a rischio giocando e infortunandosi. Alcune società potrebbero cercare di “risparmiare” due mesi di contratto che non avevano messo in preventivo. Le variabili, come detto, sono numerosissime. E non entriamo nel dettaglio perché la realtà ha più fantasia dell’immaginazione.
133 in Serie A, scadono dieci giorni dopo l’inizio. Il paradosso, se vogliamo, è che potenzialmente le squadre potrebbero essere decimate ad appena 10 giorni dall’avvio. Se la Serie A ripartirà davvero il 20 giugno, dieci giorni dopo (il 30 appunto) scadrebbero nel solo massimo campionato ben 133 accordi tra contratti e prestiti. Una questione da risolvere e che sarà risolta. Come, ancora non si sa.
Perché sono un ostacolo. Le motivazioni sono molteplici. La più semplice: le parti non trovano un accordo. Può capitare, negli affari. Ma le insidie sono mille. Nel caso dei prestiti, detto che la squadra “proprietaria” non potrebbe comunque schierare un giocatore richiamato alla base prima del prossimo campionato, qualcuno potrebbe non avere un grande interesse a mantenere un proprio calciatore in una squadra avversaria. O magari potrebbe essere quest’ultima, senza obiettivi di classifica, a non voler prolungare il rapporto. Anche sui contratti, la casistica è pressoché infinita: un giocatore a scadenza 30 giugno potrebbe avere già un accordo verbale con altre società e nessun interesse nel metterlo a rischio giocando e infortunandosi. Alcune società potrebbero cercare di “risparmiare” due mesi di contratto che non avevano messo in preventivo. Le variabili, come detto, sono numerosissime. E non entriamo nel dettaglio perché la realtà ha più fantasia dell’immaginazione.
133 in Serie A, scadono dieci giorni dopo l’inizio. Il paradosso, se vogliamo, è che potenzialmente le squadre potrebbero essere decimate ad appena 10 giorni dall’avvio. Se la Serie A ripartirà davvero il 20 giugno, dieci giorni dopo (il 30 appunto) scadrebbero nel solo massimo campionato ben 133 accordi tra contratti e prestiti. Una questione da risolvere e che sarà risolta. Come, ancora non si sa.
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