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Mascherano: "LaLiga può fare a meno di Messi o CR7. Futuro di Leo? Decisione è sua"
Nuova avventura per Javier Alejandro Mascherano. Dopo aver annunciato il suo ritiro dal calcio giocato lo scorso 15 novembre, ieri El Jefecito è stato infatti ufficialmente nominato nuovo ambasciatore de LaLiga in Argentina. TuttoMercatoWeb.com ha avuto il piacere di partecipare all'evento e di intervistarlo in esclusiva per l'Italia, tra passato, presente e futuro, a tinte blaugrana e non solo.
Mascherano, che effetto le fa ricevere questo nuovo incarico?
"Sono ovviamente molto contento e orgoglioso. Ho bellissimi ricordi legati a LaLiga. Ho avuto la fortuna di giocare otto stagioni in un campionato fantastico, dove ho vissuto partite ed emozioni speciali. Ricordo ancora i grandi Clásicos contro il Real Madrid, sfide spettacolari e davvero uniche, così come tutti i titoli vinti col Barça".
Quali valori apporterà a LaLiga da ambasciatore?
"Oggi ho 36 anni e non gioco più, ma apporterò quegli stessi valori che hanno caratterizzato la mia carriera da calciatore: sacrificio, personalità e spirito di squadra. È fondamentale per tutti noi comprendere bene il nostro ruolo e svolgerlo nel migliore dei modi, imparando a lavorare all'interno di un team".
Come vede oggi il massimo campionato spagnolo?
"LaLiga è sempre la stessa, non ho cambiato opinione dopo il mio addio nel gennaio 2018. Sono ancora innamorato del campionato spagnolo, la Spagna mi ha cresciuto, e mio figlio è catalano visto che è nato a Barcellona. Non smetterò mai di seguire LaLiga con passione, anche perché è sempre stata ed è tuttora sinonimo di enorme spettacolo".
LaLiga può restare al top anche senza Messi o altri campioni che hanno fatto la sua storia?
"Prima o poi arriva il momento in cui un giocatore se ne va o si ritira... Il massimo capitale de LaLiga però sono i club, non i calciatori. Parliamo di società storiche e blasonate, che hanno scritto pagine e pagine a livello nazionale e anche mondiale. Barcellona, Real Madrid e non solo continueranno a portare calciatori di livello in Spagna. Ieri, oggi e domani".
Pochi conoscono Messi come lei: le sembra turbato dalle voci sul possibile addio a fine stagione?
"Io lo vedo bene. Nonostante il Barcellona non stia vivendo il suo miglior momento a livello sportivo, il linguaggio corporale di Leo e le sue prestazioni in questa stagione non sono affatto cambiati. Messi in campo è sempre quello degli ultimi 15 anni e questo è ciò che conta di più".
Andarsene o restare a vita al Barça? Se la sente di dargli un consiglio?
"Non potrei mai farlo, queste sono decisioni esclusivamente personali che lui e la sua famiglia dovranno prendere in autonomia. Come amico lo sosterrò a prescindere da quale sarà la sua scelta, tanto in caso di permanenza al Barcellona quanto in caso di addio. L'ultima parola spetta solo a Leo, non oserei mai dargli un consiglio in questa situazione".
Le manca giocare insieme a campioni di questo calibro?
"Certo. Mi manca e mi fa soffrire, quando sei abituato a giocare con crack come questi ti arricchisci ogni giorno come professionista e come persona... L'addio al Barcellona ha lasciato dentro di me un vuoto difficile da colmare. Parliamo di un club speciale, con una filosofia e uno stile ben riconoscibili. Non è facile trovare altrove una realtà calcistica simile".
E il Barcellona di oggi come le sembra? Specialmente nel suo ruolo.
"Non è mai facile giocare nel Barcellona, ogni errore viene pagato a caro prezzo. Ormai io non faccio più parte della rosa blaugrana e questo tipo di analisi spetta quindi solamente a mister Koeman".
Una delle note positive è rappresentata sicuramente dai giovani talenti in rampa di lancio che si stanno affermando in prima squadra.
"Pedri, Trincao e Ansu Fati hanno un grande potenziale. Non è scontato giocare a questi livelli a 18-19 anni, ma soprattutto Pedri e Ansu sono riusciti a trovare continuità di rendimento e diventare addirittura titolari. Messi e altri ex compagni blaugrana mi hanno parlato molto bene di loro, descrivendomeli come ragazzi che hanno tanta voglia di continuare a migliorare e migliorarsi. La strada è quella giusta".
Chiosa sulla sua Argentina: com'è stato tornare a giocare in patria per chiudere la carriera?
"Così come avevo avuto bisogno di un po' di tempo per adattarmi al calcio europeo a inizio carriera, lo stesso è accaduto quando ho lasciato il Barcellona. Prima in Cina e poi in Argentina, rispettivamente con Hebei ed Estudiantes, mi sono dovuto calare in due nuove realtà completamente differenti da quella blaugrana. Non è stato semplice, anche perché la gente aveva un ricordo nitido del Mascherano giovane e nel momento migliore della sua carriera, mentre io non ero più quel giocatore. È stata una bella sfida, molto competitiva, ma questo è proprio quello che piace di più a noi calciatori".
C'è infine un talento del calcio argentino che vedrebbe bene in Europa, in particolare ne LaLiga?
"Direi il classe 2002 David Ayala, centrocampista e numero 5 molto simile a Fernando Redondo per caratteristiche. Ho giocato con lui nell'Estudiantes e credo che sarebbe davvero ideale per il campionato spagnolo".
Mascherano, che effetto le fa ricevere questo nuovo incarico?
"Sono ovviamente molto contento e orgoglioso. Ho bellissimi ricordi legati a LaLiga. Ho avuto la fortuna di giocare otto stagioni in un campionato fantastico, dove ho vissuto partite ed emozioni speciali. Ricordo ancora i grandi Clásicos contro il Real Madrid, sfide spettacolari e davvero uniche, così come tutti i titoli vinti col Barça".
Quali valori apporterà a LaLiga da ambasciatore?
"Oggi ho 36 anni e non gioco più, ma apporterò quegli stessi valori che hanno caratterizzato la mia carriera da calciatore: sacrificio, personalità e spirito di squadra. È fondamentale per tutti noi comprendere bene il nostro ruolo e svolgerlo nel migliore dei modi, imparando a lavorare all'interno di un team".
Come vede oggi il massimo campionato spagnolo?
"LaLiga è sempre la stessa, non ho cambiato opinione dopo il mio addio nel gennaio 2018. Sono ancora innamorato del campionato spagnolo, la Spagna mi ha cresciuto, e mio figlio è catalano visto che è nato a Barcellona. Non smetterò mai di seguire LaLiga con passione, anche perché è sempre stata ed è tuttora sinonimo di enorme spettacolo".
LaLiga può restare al top anche senza Messi o altri campioni che hanno fatto la sua storia?
"Prima o poi arriva il momento in cui un giocatore se ne va o si ritira... Il massimo capitale de LaLiga però sono i club, non i calciatori. Parliamo di società storiche e blasonate, che hanno scritto pagine e pagine a livello nazionale e anche mondiale. Barcellona, Real Madrid e non solo continueranno a portare calciatori di livello in Spagna. Ieri, oggi e domani".
Pochi conoscono Messi come lei: le sembra turbato dalle voci sul possibile addio a fine stagione?
"Io lo vedo bene. Nonostante il Barcellona non stia vivendo il suo miglior momento a livello sportivo, il linguaggio corporale di Leo e le sue prestazioni in questa stagione non sono affatto cambiati. Messi in campo è sempre quello degli ultimi 15 anni e questo è ciò che conta di più".
Andarsene o restare a vita al Barça? Se la sente di dargli un consiglio?
"Non potrei mai farlo, queste sono decisioni esclusivamente personali che lui e la sua famiglia dovranno prendere in autonomia. Come amico lo sosterrò a prescindere da quale sarà la sua scelta, tanto in caso di permanenza al Barcellona quanto in caso di addio. L'ultima parola spetta solo a Leo, non oserei mai dargli un consiglio in questa situazione".
Le manca giocare insieme a campioni di questo calibro?
"Certo. Mi manca e mi fa soffrire, quando sei abituato a giocare con crack come questi ti arricchisci ogni giorno come professionista e come persona... L'addio al Barcellona ha lasciato dentro di me un vuoto difficile da colmare. Parliamo di un club speciale, con una filosofia e uno stile ben riconoscibili. Non è facile trovare altrove una realtà calcistica simile".
E il Barcellona di oggi come le sembra? Specialmente nel suo ruolo.
"Non è mai facile giocare nel Barcellona, ogni errore viene pagato a caro prezzo. Ormai io non faccio più parte della rosa blaugrana e questo tipo di analisi spetta quindi solamente a mister Koeman".
Una delle note positive è rappresentata sicuramente dai giovani talenti in rampa di lancio che si stanno affermando in prima squadra.
"Pedri, Trincao e Ansu Fati hanno un grande potenziale. Non è scontato giocare a questi livelli a 18-19 anni, ma soprattutto Pedri e Ansu sono riusciti a trovare continuità di rendimento e diventare addirittura titolari. Messi e altri ex compagni blaugrana mi hanno parlato molto bene di loro, descrivendomeli come ragazzi che hanno tanta voglia di continuare a migliorare e migliorarsi. La strada è quella giusta".
Chiosa sulla sua Argentina: com'è stato tornare a giocare in patria per chiudere la carriera?
"Così come avevo avuto bisogno di un po' di tempo per adattarmi al calcio europeo a inizio carriera, lo stesso è accaduto quando ho lasciato il Barcellona. Prima in Cina e poi in Argentina, rispettivamente con Hebei ed Estudiantes, mi sono dovuto calare in due nuove realtà completamente differenti da quella blaugrana. Non è stato semplice, anche perché la gente aveva un ricordo nitido del Mascherano giovane e nel momento migliore della sua carriera, mentre io non ero più quel giocatore. È stata una bella sfida, molto competitiva, ma questo è proprio quello che piace di più a noi calciatori".
C'è infine un talento del calcio argentino che vedrebbe bene in Europa, in particolare ne LaLiga?
"Direi il classe 2002 David Ayala, centrocampista e numero 5 molto simile a Fernando Redondo per caratteristiche. Ho giocato con lui nell'Estudiantes e credo che sarebbe davvero ideale per il campionato spagnolo".
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