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Correa mai in gol all'Olimpico: contro il Benevento per la Champions e scacciare le critiche
Alternative non ce ne sono. Per pensare di rimanere nella corsa Champions, la Lazio ha bisogno che i suoi migliori giocatori facciano la differenza. Se qualcuno sta rispettando le attese, vedi Milinkovic e Luis Alberto, altri invece vivono un periodo sottotono. Immobile, per esempio, che 'vanta' la peggior striscia negativa da quando è a Roma con 8 gare consecutive in A senza segnare. E poi c'è Correa: il Tucu più di ogni altro deve fare il salto di qualità in questo rush finale.
Può farlo e deve farlo. Inzaghi vuole vedere in campionato il Correa versione Champions. Competizione che lo esalta, in cui quest'anno ha realizzato 3 gol (e 2 assist) in 8 presenze. In Serie A invece il rendimento è diametralmente opposto. E l'argentino più che un valore aggiunto è stato un limite, perché con lui in campo Caicedo è costretto alla panchina: e l'ecuadoriano, quando gioca, fa sempre gol (7 totali, uno ogni 115'). Correa invece ha trovato la rete in Italia solo 3 volte, contro Crotone, Atalanta e Juventus. Tre gol in 1395 minuti, per una media di 1 ogni 465': mai all'Olimpico. Un andamento che non può essere sufficiente per un attaccante della nazionale argentina, corteggiato a lungo da top club, tra cui anche la Juventus.
Un centravanti di una squadra che vuole ambire alle posizioni di vertice non può segnare così poco. A partire da Morata per arrivare a Muriel, passando per tutte le altre seconde punte (non attaccanti centrali) delle rivali della Lazio: tutti hanno realizzato più gol di Correa. Che a 26 anni deve scegliere da che lato stare: fare il salto o rimane l'eterna promessa che alterna passaggi a vuoto a fiammate. Senza Caicedo squalificato, oggi contro il Benevento partirà titolare. È chiamato a fare la differenza per portare la Lazio in alto e scacciare le critiche. In attesa poi di capire cosa succederà in estate con il mercato: la cosa certa è che a Formello non lo considerano più un intoccabile.
Può farlo e deve farlo. Inzaghi vuole vedere in campionato il Correa versione Champions. Competizione che lo esalta, in cui quest'anno ha realizzato 3 gol (e 2 assist) in 8 presenze. In Serie A invece il rendimento è diametralmente opposto. E l'argentino più che un valore aggiunto è stato un limite, perché con lui in campo Caicedo è costretto alla panchina: e l'ecuadoriano, quando gioca, fa sempre gol (7 totali, uno ogni 115'). Correa invece ha trovato la rete in Italia solo 3 volte, contro Crotone, Atalanta e Juventus. Tre gol in 1395 minuti, per una media di 1 ogni 465': mai all'Olimpico. Un andamento che non può essere sufficiente per un attaccante della nazionale argentina, corteggiato a lungo da top club, tra cui anche la Juventus.
Un centravanti di una squadra che vuole ambire alle posizioni di vertice non può segnare così poco. A partire da Morata per arrivare a Muriel, passando per tutte le altre seconde punte (non attaccanti centrali) delle rivali della Lazio: tutti hanno realizzato più gol di Correa. Che a 26 anni deve scegliere da che lato stare: fare il salto o rimane l'eterna promessa che alterna passaggi a vuoto a fiammate. Senza Caicedo squalificato, oggi contro il Benevento partirà titolare. È chiamato a fare la differenza per portare la Lazio in alto e scacciare le critiche. In attesa poi di capire cosa succederà in estate con il mercato: la cosa certa è che a Formello non lo considerano più un intoccabile.
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