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Bellutti: "Superlega inaccettabile. Nata solo per la spasmodica ricerca di profitto"
L’ex ciclista, due ori olimpici ad Atlanta e Sidney, e attuale candidata alla presidenza del CONI Antonella Bellutti ha espresso la propria opinione in merito alla Superlega voluta da 12 top club europei sposando il fronte del no alla nuova competizione: "Fifa e, a scalare, Uefa e FIGC sono furiose: la Superlega non è accettabile. Nel giudicare ingiusta la scelta c'è il riconoscerla frutto della spasmodica ricerca di profitto: volontà di uno spettacolo fine a se stesso, senza più collegamenti con il mondo dello sport.
A voler esser romantici potrebbe essere una dichiarazione d'amore per l'agonismo: l'evidenza che nello sport non si può mettere in catena di montaggio la performance, perché l'eccellenza vive di momenti. La forma va programmata: non può esserci maestria a ciclo continuo. O ancora, nell'interpretare romanticamente il diniego alla Superlega, vi si potrebbe intravvedere la presa di coscienza per cui il vertice è espressione della base e uno non può esistere senza l'altro; per cui il calcio deve essere ancora capace di far crescere piccole realtà e grandi sogni. Chievo, Atalanta, Pescara sono state e sono ricchezza non solo dei Campionati, ma della cultura sportiva che dobbiamo salvaguardare.
A voler essere realisti invece si potrebbe pensare che il dissenso verso la Superlega, sia la conseguenza della rabbia di chi ha subito un furto. Il lamento di un sistema che non ha più la parte preziosa per cui valeva la pena far finta di occuparsi delle donne, dei dilettanti, dei vivai, del valore sociale del calcio e con esso dello sport. Non dimentichiamoci che le donne del calcio sono andate in prima serata grazie a un appello popolare. Non scordiamoci che le calciatrici (come le atlete di tutti gli altri sport) sono dilettanti con un tetto salariale di 30mila euro l'anno. Non dimentichiamo che il presidente della FIGC, insieme ad altre importanti federazioni nazionali, ha osteggiato la riforma sul lavoro sportivo. Non dimentichiamo per non omettere una possibilità, ovvero che la Superlega sia la semplice evidenza del sistema capitalistico, predatorio, talvolta cannibale, divoratore di se stesso".
A voler esser romantici potrebbe essere una dichiarazione d'amore per l'agonismo: l'evidenza che nello sport non si può mettere in catena di montaggio la performance, perché l'eccellenza vive di momenti. La forma va programmata: non può esserci maestria a ciclo continuo. O ancora, nell'interpretare romanticamente il diniego alla Superlega, vi si potrebbe intravvedere la presa di coscienza per cui il vertice è espressione della base e uno non può esistere senza l'altro; per cui il calcio deve essere ancora capace di far crescere piccole realtà e grandi sogni. Chievo, Atalanta, Pescara sono state e sono ricchezza non solo dei Campionati, ma della cultura sportiva che dobbiamo salvaguardare.
A voler essere realisti invece si potrebbe pensare che il dissenso verso la Superlega, sia la conseguenza della rabbia di chi ha subito un furto. Il lamento di un sistema che non ha più la parte preziosa per cui valeva la pena far finta di occuparsi delle donne, dei dilettanti, dei vivai, del valore sociale del calcio e con esso dello sport. Non dimentichiamoci che le donne del calcio sono andate in prima serata grazie a un appello popolare. Non scordiamoci che le calciatrici (come le atlete di tutti gli altri sport) sono dilettanti con un tetto salariale di 30mila euro l'anno. Non dimentichiamo che il presidente della FIGC, insieme ad altre importanti federazioni nazionali, ha osteggiato la riforma sul lavoro sportivo. Non dimentichiamo per non omettere una possibilità, ovvero che la Superlega sia la semplice evidenza del sistema capitalistico, predatorio, talvolta cannibale, divoratore di se stesso".
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