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Non è più solo questione di soldi. La Juve e Dybala: ormai manca la fiducia reciproca
Paulo Dybala e la Juventus sono ai minimi storici. A vedere la situazione attuale, c'è da chiedersi come sia possibile che la Juventus, per circa due anni, abbia potuto parlare sempre e comunque di rinnovo in arrivo. Di ottimismo per una trattativa che a febbraio vivrà davvero il suo atto finale. E sarà molto probabilmente un finale fatto di lacrime, polemiche e nuove frecciatine: sarà addio, un epilogo amaro perché nessuno fino a qualche settimana fa se lo aspettava.
La Juventus ha cambiato le carte in tavola, su questo non ci sono dubbi. Dal farlo diventare il giocatore più pagato della rosa, al pari di De Ligt, il club bianconero è passato a un'offerta alle cifre attuali, bonus compresi, e nemmeno troppo a lungo termine. Ma Paulo Dybala, dall'altro lato, non ha mantenuto le aspettative: basta confrontare il rendimento nelle prime tre stagioni con quello delle successive tre per notare, subito, la sua involuzione. Vuoi per gli infortuni, vuoi per la presenza di Cristiano Ronaldo, vuoi per mille altre attenuanti: i numeri parlano chiaro, Dybala non è il fuoriclasse che la Juve pensava di avere in casa. E se dai 27-28 anni ogni investimento sul contratto si trasforma in spesa, ecco spiegato il dietrofront in tempo di crisi.
Ma l'evoluzione di quanto accaduto non è stata lineare e le trattative non sono solo cifre. Ci sono uomini coi loro umori prima che giocatori e dirigenti. Ci sono prime offerte, ripensamenti e tutto quel che ne consegue. E il passo indietro della Juve oggi è visto da Dybala come un attestato di sfiducia più che un volersi ricalibrare dopo mesi nefasti. Il rinnovare solo a certe condizioni è per Dybala, in realtà, la volontà di non voler rinnovare. E le parole di Arrivabene ne sono la conferma.
Dall'altro lato, l'irremovibile posizione di Dybala, il suo non esultare e rispondere con sguardi prolungati e minacciosi dopo uno dei pochi acuti stagionali è, per la società, capriccio di un ragazzino. Che non vuole capire o fa finta di non capire quanto accaduto. Certamente, non è la reazione che i dirigenti ci si attendono da un capitano e da un numero 10. Al di là dell'aspetto economico, quindi, come è possibile andare avanti?
La Juventus ha cambiato le carte in tavola, su questo non ci sono dubbi. Dal farlo diventare il giocatore più pagato della rosa, al pari di De Ligt, il club bianconero è passato a un'offerta alle cifre attuali, bonus compresi, e nemmeno troppo a lungo termine. Ma Paulo Dybala, dall'altro lato, non ha mantenuto le aspettative: basta confrontare il rendimento nelle prime tre stagioni con quello delle successive tre per notare, subito, la sua involuzione. Vuoi per gli infortuni, vuoi per la presenza di Cristiano Ronaldo, vuoi per mille altre attenuanti: i numeri parlano chiaro, Dybala non è il fuoriclasse che la Juve pensava di avere in casa. E se dai 27-28 anni ogni investimento sul contratto si trasforma in spesa, ecco spiegato il dietrofront in tempo di crisi.
Ma l'evoluzione di quanto accaduto non è stata lineare e le trattative non sono solo cifre. Ci sono uomini coi loro umori prima che giocatori e dirigenti. Ci sono prime offerte, ripensamenti e tutto quel che ne consegue. E il passo indietro della Juve oggi è visto da Dybala come un attestato di sfiducia più che un volersi ricalibrare dopo mesi nefasti. Il rinnovare solo a certe condizioni è per Dybala, in realtà, la volontà di non voler rinnovare. E le parole di Arrivabene ne sono la conferma.
Dall'altro lato, l'irremovibile posizione di Dybala, il suo non esultare e rispondere con sguardi prolungati e minacciosi dopo uno dei pochi acuti stagionali è, per la società, capriccio di un ragazzino. Che non vuole capire o fa finta di non capire quanto accaduto. Certamente, non è la reazione che i dirigenti ci si attendono da un capitano e da un numero 10. Al di là dell'aspetto economico, quindi, come è possibile andare avanti?
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