Comolli vuole un Academy più performante. Ma serve coraggio nel lanciare (e tenere) i giovani
Le parole più importanti di Damien Comolli sono in netto contrasto con quanto è successo nel corso degli ultimi due anni. "Ci troviamo in una posizione in cui dobbiamo focalizzarci su cui far crescere le nostre stelle. Italiani ma anche stranieri, vogliamo che in futuro l’Academy sia centrale, vogliamo far crescere le nostre stelle. Mio padre era un grande tifoso della Juventus. Abbiamo progetti a lungo termine per l’Academy e pensiamo qualcosa di nuovo. Senza un Academy performante sarà difficile competere a livello europeo e questo ce lo permetterà".
Dipende cosa significa fare crescere le stelle. Se è portare nuovi giocatori fino alle soglie della prima squadra, magari prestarli per farli performare e poi rimetterli in prima squadra. Oppure, come per Huijsen o Soulé, per dirne due, cederli per un'ottima offerta per far sì di monetizzare al meglio. La realtà è che l'Academy della Juventus è già più che discreta, una delle migliori in Italia. Però non c'è mai stato il coraggio di lanciare i giocatori, bensì di costruire una squadra come quella dei nove Scudetti, con una ventina di giocatori iper pagati e senza nessuno dalla Primavera che potesse salire.
Forse è tempo di qualcosa di diverso che, in realtà, non lo è poi così tanto. Il Real Madrid, il Barcellona, il Bayern Monaco, il Chelsea, il Manchester City, il Paris Saint Germain: tutti pescano dal settore giovanile. Poi certo, spendono anche per altri giocatori (e neanche poco) ma economicamente ha molto più senso far crescere i propri campioni che comprarli da altri.
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