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L'oro di Bergamo: Gasperini o i suoi gioielli?TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
venerdì 26 aprile 2019, 09:18Serie A
di Andrea Losapio

L'oro di Bergamo: Gasperini o i suoi gioielli?

C'è un equivoco che non è semplice da sbrogliare, nella qualificazione alla finale di Coppa Italia dell'Atalanta. Com'è possibile che una squadra con ingaggi relativamente bassi - di parecchio, ma non di molto, inferiori ai 50 milioni di euro - possa lottare alla pari contro avversarie più blasonate come Inter, Milan, Lazio o Napoli, eliminare la Juventus di Cristiano Ronaldo con un secco 3-0, mostrare un calcio europeo, fatto di corsa e divertimento, oltre che di ottime capacità tecniche?

Ieri sera Gasperini ha detto che gli si dà troppa importanza, perché alla fine in campo vanno gli altri, da Ilicic a Gomez, passando per Palomino - che due anni fa giocava nel Ludogorets - e Djimsiti, retrocesso con il Benevento un anno fa. Oppure Gollini, riserva che ha tolto il posto a Berisha, infine de Roon, capitano in pectore, che si è tagliato l'ingaggio pur di ritornare a Bergamo dopo il trasferimento, molto costoso, al Middlesbrough. Così la dicotomia non può che andare avanti: il merito è di Gasp oppure di chi, con applicazione, sudore e lavoro, è riuscito a dare una dimensione diversa all'Atalanta?


Il distinguo non è semplice. Perché l'Atalanta in questi anni ha venduto, tanto e bene. Da Gagliardini a Caldara, da Conti a Kessie, lo stesso Petagna autore di parecchi gol alla SPAL. Poi Kurtic, Paloschi, Bastoni. Tanto che l'ultimo bilancio ha segnato un risultato post imposte di 24,4 milioni di euro, un'enormità per chi era abituato a fatturarne "solamente" una settantina.

Logica imprenditoriale oppure grande fortuna? Dipende. I Percassi hanno costruito sicuramente molto, dal centro sportivo allo stadio di proprietà, che ora si rifarà il look e in tre anni potrà ospitare partite europee. Ecco, Reggio Emilia l'anno prossimo potrebbe godersi la Champions League, ma questa è un'altra storia. Però non bisogna nemmeno dimenticare la scelta di Gasperini, seconda opzione dopo Maran, e un inizio che rischiava di essere mortifero, con la sconfitta contro il Palermo che rischiava di far saltare il banco. Nella vita ci vuole anche fortuna, oltre ai giocatori giusti. Ma il merito di quello che è successo nell'ultimo triennio è di Gasperini.