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Juve, Sarri da vincente è pure meglio: ecco i prossimi passi di Paratici
In trent’anni Maurizio Sarri ha scalato tutte le categorie del calcio italiano, dalla Seconda Categoria alla Serie A. E solo a sessant’anni, alla guida del Chelsea, ha conquistato il suo primo trofeo tra i professionisti, in Europa League. Verrebbe da dire: nessuno è profeta in patria. E invece, adesso, la Juve pensa proprio a lui per il nuovo ciclo che dovrà quantomeno non far rimpiangere l’era Allegri e quegli undici titoli conquistati in cinque stagioni.
All’indomani del suo successo europeo, contro l’Arsenal, i bianconeri gli chiedono la stessa sintesi di Baku: vincere, giocando bene. Perché in casa Juve quel “vincere è l’unica cosa che conta” è una condizione necessaria, un segno indelebile di riconoscimento di quel dna che non ha alcuna intenzione di cambiare. Sarri non chiude la porta, pur mantenendo equilibrio: "Negli ultimi venti giorni sono stato dato per certo alla Roma, poi al Milan e ora alla Juve. Fino a quanto sono cose che leggi sui giornali non fanno nessun effetto – ha detto ieri sera il tecnico, di fronte alle telecamere in giacca e cravatta per l’occasione -. Napoli? I napoletani sanno benissimo l'amore che provo per loro e sanno benissimo che l'anno scorso ho scelto l'estero per non andare direttamente in un'altra squadra italiana. Sanno che il rispetto da parte mia l'avranno sempre. Poi la professione ti porta a volte a fare un altro tipo di percorso, ma questo non cambierà assolutamente nulla nel rapporto con Napoli città, Napoli tifoseria e il calcio Napoli".
Oggi l’entourage di Sarri incontrerà i vertici societari del Chelsea, e proverà a risolvere il contratto in anticipo, così da poter sposare ufficialmente il progetto Juve (non l’unico che gli è stato prospettato). I bianconeri, dal canto loro, prenderanno ancora qualche giorno di tempo: l’idea Pochettino resta ancora in piedi, il sogno Guardiola congelato a data da destinarsi. Paratici dovrebbe intanto liberare Inzaghi, prossimo alla firma con il Milan. Con Sarri, e il suo bel gioco fresco di un successo che ne cambia sensibilmente la percezione, la strada dell’accordo sembra ormai tracciata.
All’indomani del suo successo europeo, contro l’Arsenal, i bianconeri gli chiedono la stessa sintesi di Baku: vincere, giocando bene. Perché in casa Juve quel “vincere è l’unica cosa che conta” è una condizione necessaria, un segno indelebile di riconoscimento di quel dna che non ha alcuna intenzione di cambiare. Sarri non chiude la porta, pur mantenendo equilibrio: "Negli ultimi venti giorni sono stato dato per certo alla Roma, poi al Milan e ora alla Juve. Fino a quanto sono cose che leggi sui giornali non fanno nessun effetto – ha detto ieri sera il tecnico, di fronte alle telecamere in giacca e cravatta per l’occasione -. Napoli? I napoletani sanno benissimo l'amore che provo per loro e sanno benissimo che l'anno scorso ho scelto l'estero per non andare direttamente in un'altra squadra italiana. Sanno che il rispetto da parte mia l'avranno sempre. Poi la professione ti porta a volte a fare un altro tipo di percorso, ma questo non cambierà assolutamente nulla nel rapporto con Napoli città, Napoli tifoseria e il calcio Napoli".
Oggi l’entourage di Sarri incontrerà i vertici societari del Chelsea, e proverà a risolvere il contratto in anticipo, così da poter sposare ufficialmente il progetto Juve (non l’unico che gli è stato prospettato). I bianconeri, dal canto loro, prenderanno ancora qualche giorno di tempo: l’idea Pochettino resta ancora in piedi, il sogno Guardiola congelato a data da destinarsi. Paratici dovrebbe intanto liberare Inzaghi, prossimo alla firma con il Milan. Con Sarri, e il suo bel gioco fresco di un successo che ne cambia sensibilmente la percezione, la strada dell’accordo sembra ormai tracciata.
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