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Quel fenomeno di Jurgen Klopp ha spezzato la maledizione
Un secondo prima del fischio finale di Skomina, Jurgen Klopp è andato da Mauricio Pochettino per stringergli la mano. Al triplice, a congratularsi col direttore di gara. Stava correndo verso la Kop, in una sbornia di felicità. Perché ha perso sei finali di fila, e a Kiev pensava di farcela. Macché. Sicché quella di stasera è stata una prova dura, per lui. Che ha fatto tre passi, quattro, cinque. Poi ha visto Jan Vertonghen per terra e non ha resistito. L'uomo Jurgen ha battuto l'allenatore Klopp, istinto e anima. Ha rialzato il belga in lacrime, così è corso poi a centrocampo ad abbracciare un ragazzo di Liverpool. Trent Alexander-Arnold, quello che più d'ogni altro rappresenta i Reds di oggi. Poi ognuno dei suoi, uno per uno. Ha preso poi la medaglia per primo. Abbracci, commozione. Ha rivolto il pugno verso la Kop in trasferta. E' esplosa, per lui più che per gli altri dei suoi. Perché Klopp è Liverpool, adesso. Oggi, più che mai.
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