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TMW - Conte integrale: "Inter, Juve, Scudetto, Italia, rigori di Euro 2016..."
Antonio Conte, allenatore dell'Inter ed ex ct della Nazionale italiana, è stato protagonista di un lungo intervento sul palco del "Festival dello Sport" di Trento. Queste tutte le sue parole, raccolte dall'inviato di TMW: "Indossare l’azzurro è un coronamento di un sogno. Significa che sei al top dei tuoi livelli. Ho giocato per la Nazionale, l’ho guidata e ho sentito una responsabilità enorme. C’è un intero Paese che soffia dietro di te, si provano emozioni uniche. Penso di essere stato molto fortunato".
Infortuni?
"Ne ho avuti due gravi con la Nazionale contro il Galles a Perugia e poi ai quarti dell’Europeo contro la Romania. I ricordi restano comunque molto positivi".
Euro 2016?
"Mi ricordo che riuscimmo a lavorare tre settimane e mezza insieme, fu importante plasmare un gruppo dove ogni calciatore avrebbe dato la vita per l’altro. La Spagna era imbattuta da non so quanto tempo, erano i campioni del mondo in carica, fu una partita durissima, ma nonostante la qualità non fosse tanta anche a causa degli infortuni, riuscimmo a batterli. In un’eventuale semifinale non sapevo chi avrei fatto giocare. Quell’esperienza mi lascia emozioni, la mattina prima di salutarci piangemmo tutti perché consapevoli che non ci saremmo più rivisti. Si era creata un’alchimia tale da permetterci di superare selezioni fortissime. C’erano dei valori veri, si era creata una unità d’intenti che non ci permise di lasciarci con facilità".
Paolo Rossi?
"Avevo tredici anni e giocavo nel settore giovanile del Lecce, eravamo tutti al mare a guardare quell’Italia-Brasile. Dopo la sua tripletta, tutti noi ragazzi ci riversammo in spiaggia a giocare imitandolo. Avremmo fatto carte false per essere come Rossi".
I rigori maledetti contro la Germania?
"Sicuramente quando arrivi ai rigori e sei due avanti, ti viene un po’ di acquolina dopo aver già eliminato la Spagna. Sturaro si ruppe il collegamento collaterale, gli dissi: 'Solo io posso entrare al posto tuo, non abbiamo nessun altro'. Lui giocò lo stesso e fece una grande partita. Questo dimostra che ci sono calciatori che ti restituiscono tutto quanto gli hai dato. Ricordo che feci entrare Zaza per battere un rigore e lui lo sbagliò. Prima della decisione di chi doveva tirare, Giaccherini lasciò il compito a Pellé che non so perché era in ritardo. I rigori comunque li sbaglia solo chi li calcia. Va bene così, quell'Italia fu una grande famiglia".
L'Italia di oggi?
"L’Italia ha iniziato un percorso, Roberto (Mancini, ndr) con i ragazzi sta facendo molto bene. Ci sono tanti giovani di valore e per questo sono molto fiducioso. I club devono cercare di aiutare la Nazionale, l'Inter con Barella, Sensi, Biraghi e D'Ambrosio avrà il compito di farli arrivare pronti sia nel presente sia nel futuro".
Juve di nuovo campione?
"Penso che credere non costi niente, a nessun tifoso. Bisogna poi essere obiettivi e vedere la realtà, cosa ci aspetta. Non credo di aver aspettato la Juve per esprimere il mio pensiero, rispetto all'Inter c'erano due squadre davanti che negli anni hanno costruito di più. Il gap c'è ed è difficile da colmare. Abbiamo iniziato un tipo di percorso, qualcosa che vogliamo con lavoro, serietà e chiarezza migliorare per diventare competitivi e rendere i nostri tifosi orgogliosi. Serve avere una missione chiara del presente, cosa può diventare nel futuro. Solo attraverso il duro lavoro si può arrivare ad essere protagonisti. Non dobbiamo porci limiti, ma nel contempo essere anche onesti e realisti. Non vuol dire che l'Inter non lotterà in questa Serie A".
Infortuni?
"Ne ho avuti due gravi con la Nazionale contro il Galles a Perugia e poi ai quarti dell’Europeo contro la Romania. I ricordi restano comunque molto positivi".
Euro 2016?
"Mi ricordo che riuscimmo a lavorare tre settimane e mezza insieme, fu importante plasmare un gruppo dove ogni calciatore avrebbe dato la vita per l’altro. La Spagna era imbattuta da non so quanto tempo, erano i campioni del mondo in carica, fu una partita durissima, ma nonostante la qualità non fosse tanta anche a causa degli infortuni, riuscimmo a batterli. In un’eventuale semifinale non sapevo chi avrei fatto giocare. Quell’esperienza mi lascia emozioni, la mattina prima di salutarci piangemmo tutti perché consapevoli che non ci saremmo più rivisti. Si era creata un’alchimia tale da permetterci di superare selezioni fortissime. C’erano dei valori veri, si era creata una unità d’intenti che non ci permise di lasciarci con facilità".
Paolo Rossi?
"Avevo tredici anni e giocavo nel settore giovanile del Lecce, eravamo tutti al mare a guardare quell’Italia-Brasile. Dopo la sua tripletta, tutti noi ragazzi ci riversammo in spiaggia a giocare imitandolo. Avremmo fatto carte false per essere come Rossi".
I rigori maledetti contro la Germania?
"Sicuramente quando arrivi ai rigori e sei due avanti, ti viene un po’ di acquolina dopo aver già eliminato la Spagna. Sturaro si ruppe il collegamento collaterale, gli dissi: 'Solo io posso entrare al posto tuo, non abbiamo nessun altro'. Lui giocò lo stesso e fece una grande partita. Questo dimostra che ci sono calciatori che ti restituiscono tutto quanto gli hai dato. Ricordo che feci entrare Zaza per battere un rigore e lui lo sbagliò. Prima della decisione di chi doveva tirare, Giaccherini lasciò il compito a Pellé che non so perché era in ritardo. I rigori comunque li sbaglia solo chi li calcia. Va bene così, quell'Italia fu una grande famiglia".
L'Italia di oggi?
"L’Italia ha iniziato un percorso, Roberto (Mancini, ndr) con i ragazzi sta facendo molto bene. Ci sono tanti giovani di valore e per questo sono molto fiducioso. I club devono cercare di aiutare la Nazionale, l'Inter con Barella, Sensi, Biraghi e D'Ambrosio avrà il compito di farli arrivare pronti sia nel presente sia nel futuro".
Juve di nuovo campione?
"Penso che credere non costi niente, a nessun tifoso. Bisogna poi essere obiettivi e vedere la realtà, cosa ci aspetta. Non credo di aver aspettato la Juve per esprimere il mio pensiero, rispetto all'Inter c'erano due squadre davanti che negli anni hanno costruito di più. Il gap c'è ed è difficile da colmare. Abbiamo iniziato un tipo di percorso, qualcosa che vogliamo con lavoro, serietà e chiarezza migliorare per diventare competitivi e rendere i nostri tifosi orgogliosi. Serve avere una missione chiara del presente, cosa può diventare nel futuro. Solo attraverso il duro lavoro si può arrivare ad essere protagonisti. Non dobbiamo porci limiti, ma nel contempo essere anche onesti e realisti. Non vuol dire che l'Inter non lotterà in questa Serie A".
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